“Saviano come Vendola, ma all’Italia non servono santi né eroi”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Saviano come Vendola, ma all’Italia non servono santi né eroi”

13 Giugno 2010

Venerdì scorso abbiamo ricostruito la querelle che sta infiammando la scena culturale di questi giorni. Roberto Saviano, ha scritto il professor Dal Lago, è il prodotto di un universo in cui lo spettacolo si confonde con una legalità mitizzata, in un pericoloso moralismo autoassolutorio che sconfina nel taumaturgico. Lo smascheramento di questo "eroe di carta" ha scatenato una levata di scudi a sinistra, su Repubblica e tra la destra finiana, depositari della "savianeide", lasciando il professore a metà fra l’interdetto e l’addolorato. Per fortuna, oltre ad essere uno studioso senza paraocchi, Dal Lago è soprattutto una persona ironica: "In tutta questa bailamme non vedo l’ora di godermi i mondiali. Tifo Usa perché gli americani, nonostante Bush, le guerre e le difficoltà interne di questo periodo, mi sono simpatici. Vorrà dire che me ne andrò in America, che almeno è un posto più laico del nostro". Ma adesso sentiamo perché, da Vendola a Saviano, è meglio non fidarsi troppo degli eroi di questa Italia di carta.

Professor Dal Lago, chi è il "personaggio Saviano"?

Come ho scritto nell’introduzione al mio libro, da un punto di vista letterario è molto difficile affrontare "l’oggetto Gomorra", che ormai è un cult, dove s’incrociano continuamente la funzione dell’autore e la persona che ha assunto la funzione di paladino della legge contro il crimine, un fenomeno che va inquadrato nell’universo mediale di cui tutti facciamo parte.

Come funzionano le articolazioni di questa realtà?

Intorno a un libro, a un bestseller come Gomorra, si crea sempre un frame di massa, legato alla sua diffusione, e in cui convergono autore, testo, pubblico, e così via. Il mio saggio è stato proprio un tentativo di attraversare le varie tematiche e i diversi piani che ruotano intorno al romanzo cercando un senso, e per farlo sono partito proprio dalla sua dimensione narratologica. 

Cos’è Gomorra? Un’autobiografia, un racconto, un saggio…

Credo che l’inizio del libro sia paradigmatico per capire meglio il discorso che sto facendo. Saviano racconta la leggenda metropolitana dei "cinesi che non muoiono mai", provocando, va detto, una dura presa di posizione da parte delle associazioni che rappresentano la comunità cinese in Italia. Ebbene, Saviano non ha mai spiegato se questa storia è effettivamente una leggenda, oppure se l’ha inventata di sana pianta o se ha un fondo di verità… voglio dire che chi pretende di dire la verità sulla Camorra e inizia scrivendo una panzana non sta certo dicendo la verità.

E allora, invenzione o realtà?

Da un punto di vista letterario il romanzo non è che mi abbia entusiasmato un granché, tra l’altro è anche scritto male. Dal punto di vista giornalistico e del reportage semplicemente non ha senso perché l’autore non fornisce mai fonti documentali su quello che scrive. Da quello semantico, infine, siamo davanti a una logica essenzialistica, quella del bene contro il male, da cui si genera la beatificazione dell’autore, che a sua volta si rifrange sul pubblico.

Che c’è di male nel diventare un eroe?

L’eroicizzazione di Saviano da parte di certa politica, dei media e dell’industria culturale, è stato un errore clamoroso, che ha provocato un effetto di opacità rispetto al mondo reale e ha generato quell’umanimismo che adesso circonda l’autore. Non rimprovero a Saviano di essere di destra, gli auguro tutta la fortuna possibile e cent’anni di vita, ma personalmente m’interessava comprendere gli effetti di questa santificazione su una persona ancora in vita. Voglio dire, nel mondo culturale servirebbe più laicità, si parli di Gomorra o di qualsiasi altro argomento. I libri vanno presi come libri.

Saviano "santo subito"?

Saviano sembra quasi uno scrittore dai poteri taumaturgici. Ed è un rapporto complesso quello che si stabilisce tra la vittima e il taumaturgo pronto a cambiare la realtà… Penso allo straordinario saggio di Peter Brown sul protocristianesimo, sui santi, gli eremiti, i mistici, uomini che si chiamano fuori dalla realtà e che vengono considerati tali per la loro vita al limite della follia.

Né santi né eroi, quindi

Oggi gli unici eroi che vedo in giro sono quelli mediali, eroi che vivono in una dimensione avvolgente, distraente, dove il conflitto viene sterilizzato – nella prassi Gomorra non ha mosso nulla dal punto di vista della lotta contro la Camorra. La nostra società non può permettersi di creare dei santi. Nel frattempo, non arriviamo a fine mese… E poi, pensandoci bene, Saviano ha mai parlato delle implicazioni fra politica e camorra?

Parliamo delle reazioni al suo saggio. L’ex presidente della Camera Violante l’ha pesantemente attaccata

Mi sembra che molte di queste reazioni siano state dettate da una certa ingenuità. Violante me lo ricordo bene quando a metà degli anni Novanta scriveva che la criminalità di strada è più pericolosa del terrorismo. C’è una certa mancanza di senso politico nell’inseguire ad occhi chiusi il mito della legalità: la legge è legge, punto e basta. Quando Bassolino annuncia di voler organizzare corsi sulla legalità non serve perfettamente a nulla.

Sofri, Flores?

Sofri che addirittura mi riserva un editoriale in prima pagina… ma queste strane figure di "commentatori morali" che esistono solo nel nostro Paese la leggono mai la stampa straniera? Si è mai visto un attacco del genere, che ne so, sulla Suddeutche Zeitung? Per non dire di Flores che ha scritto "non leggete Dal Lago" ottenendo ovviamente l’effetto opposto.

Tutti a darle addosso…

Aggiungerei l’attuale direzione del manifesto. Scrivo sul quotidiano comunista dal ’76, quando una mia recensione su "Sorvegliare e Punire" di Foucault fece arrabbiare Franco Fortini che mi accusò di irrazionalismo. Ci scrivo gratis, per passione, e non mi sarei mai aspettato che 34 anni dopo il direttore del giornale prendesse posizione contro di me.

Idem per il direttore editoriale di Einaudi Stile libero

E’ vero, anche Severino Cesari mi ha attaccato pesantemente. Ma a che titolo? Di intellettuale o direttore editoriale della collana Einaudi? E sopratutto perché Saviano non si difende da solo? E’ un altro esempio di quell’incrocio di piani, politici, culturali, commerciali, di cui le parlavo prima.

Ancora, i finiani di FareFuturo

La loro difesa di Saviano è frutto di una visione nazional-popolare, l’idea di una cultura unificante, buona per tutti, fatta di icone che possono essere prese sia dal pantheon dalla tradizione di destra che di sinistra, operazione che a mio parere nasconde le stesse contraddizioni del ‘savianismo’. Le attribuzioni culturali, a mio parere, dovrebbero restare chiare.

Come pensa di rispondere alle critiche?

Mi accingo a scrivere un altro libro in cui parlerlò del "caso" sollevato da Eroi di carta.

E se provassimo ad applicare il suo ragionamento anche ad altri personaggi della vita pubblica? Lo scrittore Saviano, il poeta-governatore Nichi Vendola

Vendola mi è simpatico e da quello che so ha fatto anche bene governando la Puglia. Soprattutto, ha dato una speranza alla sinistra, non la solita immagine cupa e impiegatizia della leadership che conosciamo. Il problema è il "surplus" di mediatizzazione, la personalizzazione delle leadership, il narcisismo politico. Pensi a Bertinotti: ha cominciato a perdere voti diventando ospite fisso della tv. A quel punto si è aperto uno scollamento fra quello che si aspettavano gli elettori e il suo cravattino Missoni.

Tornando alla ricezione di Gomorra, Lei ha parlato di un effetto "diversivo"

In politica le risorse comunicative sono ridotte. Tutte le battaglie della sinistra e di parte dei media italiani, o perlomeno di alcune voci che scrivono sui grandi quotidiani nazionali (mi chiedo se la linea di Sofri venga sposata per intero da Repubblica), si concentrano nel campo della giustizia. Ogni cosa diventa mafia, camorra. Perché non vengono fatte anche altre battaglie?

Perchè?

I politici non riescono a soddisfare le necessità della società italiana. Almeno la Lega Nord è più intelligente visto che riesce a intercettare la pancia del Paese. 

E il movimento? I giovani, gli studenti, molti di loro adorano Saviano

L’effetto che fa Saviano su spezzoni dell’Onda e del movimento studentesco è preoccupante. Alla università di Roma Tre lo scrittore ha preteso che durante la sua conferenza fossero presenti anche gli studenti del Blocco studentesco… ancora una volta l’unanimismo, la spoliticizzazione, per cui le prospettive e le proposte delle singole parti vengono sostituite da una logica culturale e apolitica. Ma in fondo questi ragazzi non hanno altro.

Da dove nascono questi sentimenti di identificazione?

Saviano arriva lì, fascinoso, carismatico, vestito come loro… ma questi aspetti meriterebbero una ricerca a parte.