Saviano for President, Bersani sogna il colpo gobbo
24 Marzo 2013
L’incontro fra Pier Luigi Bersani e lo scrittore Roberto Saviano in questa delicata fase di consultazioni per il nuovo governo non sorprende. Nel maggio scorso, sul Corsera, Maria Teresa Meli aveva già adombrato il progetto bersaniano di creare una lista civica "legalitaria" per rafforzare il Pd e spuntare le unghie al grillismo. Sappiamo com’è andata. Al posto di Saviano, il mito della legalità l’ha incarnato Antonio Ingroia e la Rivoluzione Civile invece di entrare in Parlamento è rimasta in piazza, Santi Apostoli, con i pasdaran del Popolo Viola, Micromega & Co.
Ciò non toglie che il carismatico Saviano rappresenti ancora un asso per la partita di poker bersaniana sui "nomi nuovi" e la "società civile", inaugurata con la scelta dei presidenti delle Camere. Il bello è che per tutta la campagna elettorale il segretario del Pd si era affannato a dire che la politica non deve essere più sinonimo di personalizzazione e invece adesso Bersani ricade in quella eroicizzazione del personaggio-Saviano che è stata già sperimentata con successo dai media e dall’industria culturale negli anni passati.
Saviano, come il fu Di Pietro, mitizzandosi, vanno bene anche a spezzoni del centrodestra (ricordiamoci gli elogi dei "futuristi"), ma ancora una volta la sinistra è costretta a nascondere sotto il mantello della legalità la mancanza di soluzioni concrete che risolvano le condizioni di vita materiali degli italiani. Non si arriva a fine mese solo con la lotta alla Camorra.
Di Saviano non c’interessa tanto rivangare la querelle su Gomorra, libro che letterariamente lascia il tempo che trova e che anche da un punto di vista del "new journalism" forse qualche fonte documentale in più avrebbe potuto produrla, magari passando dal piano di Sandokan a quello delle collusioni tra malavita e colletti bianchi. Se mai è l’essenzialismo del personaggio Saviano a farci dubitare, quel narcisistico rappresentare il "Bene" da opporre al "Male", i presentabili agli impresentabili e via discorrendo. Gli antiberlusconiani, riflettendosi nell’eroe di Gomorra, ancora una volta possono (auto)assolversi moralmente da altre amenità, si chiamino crescita, tasse o lavoro.
Bersani vuole conquistarsi spezzoni del voto giovanile che nelle università e nelle scuole inizia a fare le valige per approdare al 5 Stelle. L’effetto sugli ex dell’Onda prodotto dall’incontro con Saviano magari riuscirà a contenere l’esodo. Ma al costo di mettere per sempre in soffitta le appartenenze ideologiche e sostituirle con l’unanismo, un culturalismo apolitico tipico della nostra epoca e che caratterizza sempre di più la generazione degli Under 30. Alla sinistra servono leader capaci di infiammare le piazze, come fanno Grillo o Berlusconi usando le armi della propaganda politica. L’esempio di virtù Roberto Saviano potrebbe essere una risorsa, anche se vent’anni di sconfitte elettorali hanno dimostrato che non è utilizzando la "giustizia" come un apriscatole che si riconquista l’egemonia o si risolvono i processi sociali ed economici del Paese.