Scacco a Prodi in dodici mosse

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Scacco a Prodi in dodici mosse

Scacco a Prodi in dodici mosse

19 Giugno 2007

Facciamo un gioco: farò finta di essere appena tornato in Italia da un viaggio premio che ho vinto. Un viaggio di ben sedici settimane in una sperduta e magnifica isola caraibica, tutto pagato e spesato. Ma come tutte le belle cose, anche questa vacanza è finita, ed è perciò ora di tornare alla realtà di tutti i giorni. L’ultimo quotidiano letto prima della partenza era quello del 24 febbraio scorso. Prodi aveva appena conosciuto la sua prima vera crisi, il presidente Napolitano (da buon amico) aveva subito sostenuto il “Prodi-bis” anche grazie alla pronta stampella fornita dal transfuga dell’Udc Marco Follini.

Avevo lasciato l’Italia con un Prodi trionfante, decisionista e serio come non mai, pronto a dare una svolta alle troppe beghe da cortile vissute all’interno del governo nei suoi primi mesi di vita. Il premier mi ricordava Cochi e Renato, quando al termine della scenetta annunciavano perentori “da domani… si volta pagina!”

E proprio mentre leggevo il quotidiano sull’aereo, avevo inteso che Prodi avesse voltato davvero pagina: 12 punti, essenziali, sostanziali, prioritari, imprescindibili alla futura azione dell’esecutivo da lui guidato. Chi ci sta, bene. Altrimenti si chiami pure fuori.Gli alleati di governo erano tutti con lui: convinti, entusiasti, volenterosi, ottimisti per questo “Prodi-bis” che nasceva sotto i migliori auspici.

Nella mia isola-premio non ho potuto (purtroppo o per fortuna, fate voi) leggere alcun quotidiano per tutto il tempo trascorso. Ma ora che sono tornato voglio riallacciare i fili con la realtà, e dare la risposta ad un quesito: “dove eravamo rimasti?”.

Visto che ero partito lasciando un’Italia rinfrancata dai 12 capisaldi prodiani, voglio vedere grazie ad internet che è successo nel frattempo, punto per punto, dopo un lasso di tempo così ampio come sedici settimane (seppure al netto delle vacanze Pasquali e ponti vari).

 1. Politica estera. “Rispetto degli impegni internazionali e di pace. Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan. Una incisiva azione per il sostegno e la valorizzazione del patrimonio rappresentato dalle comunità italiane all’estero”.

Lasciando anche perdere i continui mugugni interni al governo sulla nostra partecipazione alle missioni all’estero, vorrei segnalare che non brillano esattamente come “impegni derivanti dall’alleanza atlantica” l’autonomo blitz di Massimo D’Alema in Siria, l’invito di Fassino per i Talebani al tavolo delle trattative di pace, Gino Strada che fa le veci del governo, e le continue proteste (anche di ministri) contro l’ampliamento della base USA “Dal Molin” a Vicenza. Ed a risollevare la bistrattata immagine del premier non è stato utile nemmeno il tanto reclamizzato incontro di Prodi al recente G8 con Bono Vox degli U2, anche se il cantante è prossimo alla canonizzazione nel mondo politically correct.

2. Scuola e cultura. “Impegno forte per la cultura, scuola, università, ricerca e innovazione”.

Relativamente a questo secondo punto, ha già illustrato la situazione in modo più che perfetto “L’Occidentale” negli articoli relativi alla drammatica situazione delle nostre università. Il fatto che anche una roccaforte come la scuola italiana, da quarant’anni feudo della sinistra, riesca a dissentire dall’operato di un governo appartenente alla medesima parte politica, è tutto dire. Completa il quadro un ministro come Mussi in completa crisi di identità e brancolante nel buio senza un euro a disposizione.

3. Infrastrutture e Tav. “Rapida attuazione del piano infrastrutturale e in particolare ai corridoi europei (compresa la Torino-Lione). Impegno sulla mobilità sostenibile”.

Qualche giorno fa, i principali quotidiani nazionali “amici” del governo erano in sollucchero e titolavano trionfanti il raggiunto via libera alla Torino-Lione. In realtà avrebbero dovuto celebrare la vittoria dei valligiani di Susa. Infatti, l’originale tracciato previsto è stato definitivamente accantonato, ne sono stati proposti altri 4 alternativi (destra Dora, sinistra Dora…) tutti ancora da verificare. L’unica cosa che certamente è partita, è la richiesta di finanziamento all’UE. Richiesta per un lavoro che non si sa ancora bene come andrà fatto. Infine, visto che io sono un uomo comune e non un fine politico, non me ne intendo di “mobilità sostenibile”. Però sono certo che impiego, ogni giorno, quasi due ore per andare da Milano a Bergamo in autostrada (50km) e viceversa.

4. Fonti energetiche. “Programma per l’efficienza e la diversificazione delle fonti energetiche: fonti rinnovabili e localizzazione e realizzazione rigassificatori”.

Qui il povero Prodi deve rendere conto all’ala ambientalista e verde del suo esecutivo: sono sicuri questi rigassificatori? Tutti li santificano, per spezzare la dipendenza dalla Gazprom russa o dagli algerini; ma poi sul proprio territorio nessuno li vuole per paura di eventuali disastri ecologici, e nemmeno al largo delle nostre coste sembra siano graditi. Per ora l’Italia può contare su 100.000m³ di gas naturale liquefatto, contro i 500.000m³ della Francia o gli 850.000m³ della Spagna.

5. Liberalizzazioni. “Prosecuzione dell’azione di liberalizzazioni e di tutela del cittadino consumatore nell’ambito dei servizi e delle professioni”.

Non posso vantare nozioni da economista, ma ci vuol poco a notare che il governo Prodi ha scontentato tutti: dai tassisti ai benzinai, dagli avvocati agli artigiani. Le liberalizzazioni hanno favorito, più che il “cittadino consumatore”, qualche vecchio amico: si all’introduzione dei medicinali nei supermercati, Coop compresa, naturalmente. No alle privatizzazioni richieste in merito all’affidamento della gestione dei servizi idrici locali.

6. Mezzogiorno.
“Attenzione permanente e impegno concreto a favore del Mezzogiorno, a partire dalla sicurezza”.

La sola “faida di Scampia” nel napoletano ha ucciso ben nove persone solo nell’ultimo mese.

Sempre a Napoli, camorra a parte, ricordiamo che si può morire a sedici anni per una rapina di dieci euro al bar, a quaranta per aver cercato di impedire il furto della propria utilitaria, o a sessanta per essere entrati nella tabaccheria sbagliata nel momento sbagliato.

7. Riduzione della spesa pubblica. “Azione concreta e immediata di riduzione significativa della spesa pubblica e della spesa legata alle attività politiche e istituzionali (costi della politica)”.

Montecitorio: 940milioni di euro annui. Palazzo Madama: 530 milioni di euro annui. E sono stime relative alle sole spese correnti. Il presidente di Confindustria ha ricordato che la politica è la prima azienda italiana: 180.000 addetti ed un costo complessivo sulle spalle del Paese di quasi 4 miliardi di euro all’anno. Si ottiene la medesima cifra sommando i “costi della politica” di Francia, Spagna, Regno Unito e Germania.

8. Pensioni. “Riordino del sistema previdenziale con grande attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani. Con l’impegno a reperire una quota delle risorse necessarie attraverso una razionalizzazione della spesa che passa attraverso anche l’unificazione degli enti previdenziali”.

Considerando l’estrema eterogeneità delle componenti la maggioranza, la riforma del sistema pensionistico per Prodi è ormai più una chimera che un vero obiettivo. Anche i pensionati sono già scesi in piazza, a Roma e lo stesso giorno dei “black block”. Con questi ultimi, il prefetto aveva raccomandato alla polizia di evitare atteggiamenti provocatori. Ai pensionati è invece stato impedito con la forza e le manganellate l’ingresso alla Piazza di Montecitorio.

9. Politiche della famiglia. “Rilancio delle politiche a sostegno della famiglia attraverso l’estensione universale di assegni familiari più corposi e un piano concreto di aumento significativo degli asili nido”.

Qui siamo alla pura demagogia propagandistica. Nulla posso scrivere in merito, perchè davvero nulla si è fatto. A meno che non si voglia citare l’inutile e deserto “forum” organizzato dal ministro Bindi a Firenze. Ma soldi veri destinati a vere politiche familiari, zero. Nonostante lo tsunami del “family day”.

Nel frattempo, i “dico” sono già morti e risorti un paio di volte, ed il recente “gay pride” ha messo chiaramente in luce che persino il movimento omosessuale dei dico non sa che farsene. Il vero fine è il matrimonio omosessuale, come in Spagna. Prodi assiste immobile, tra Binetti e Luxuria.

10. Incompatibilità. “Rapida soluzione della incompatibilità tra incarichi, di governo e parlamentari, secondo le modalità già concordate”.

Non è che ci sia molta chiarezza nemmeno per il punto dieci: ministri che sfilano contro il governo al gay pride o alla manifestazione anti basi americane, nostro storico alleato. Altri ministri che non partecipano ai raduni di piazza ma dicono che avrebbero voluto esserci, alte cariche istituzionali che vanno alla parata delle Forze Armate per la festa della Repubblica con la pace arcobaleno puntata sul petto. Mah.

11. Portavoce. “Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell’esecutivo”.
Sarebbe fin troppo facile ironia asserire che, a seguito dei recenti scandali fotografici, il punto undici è andato letteralmente a….

Scherzi a parte: Sircana, chi l’ha più visto?

12. Autorità del premier. “In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all’azione di governo, al presidente del Consiglio è riconosciuta l’autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto”

Questo ultimo punto rasenta quasi il ridicolo: il re è nudo da tempo, e non c’è dichiarazione o presa di posizione del premier che non venga rettificata, fatta oggetto di “distinguo” o di critiche più o meno velate da esponenti del governo stesso, specie appartenenti alla sinistra estrema, pacifista ed ambientalista.

Lasciamo perdere il gioco annunciato in apertura di articolo. Purtroppo siamo davanti ad una realtà che non ci permette proprio di giocare, e la situazione è a mio modo di vedere ben più grave di quello che appare, sia a causa delle fatue rassicurazioni della maggioranza (che sempre di più è simile all’orchestra del Titanic che suonava tranquilla mentre la barca affondava) sia a causa di un immobilismo dell’opposizione davvero inspiegabile, a parte la poca coesione d’intenti. Casini ieri dichiarava a “Libero” che è anche intenzione dell’Udc mandare a casa Prodi, ma che il centrodestra non è proprietà di Berlusconi.

No, certo. Però alle ultime elezioni, Forza Italia (di cui Berlusconi è leader indiscusso) si è confermato come partito guida del centrodestra con il 23,7%, e l’Udc di Casini la terza forza (dopo AN) con il 6,7%. Questa è la volontà degli elettori, e Casini deve adeguarsi ad essa o prendere le sue decisioni come un Follini qualsiasi.

Altrimenti o ha un progetto alternativo per far cadere Prodi della cui validità deve mostrarci il valore, o fa solo il male di un Paese dove l’opposizione rischia di sembrare così debole da non saper mandare a casa neppure un governo così ricco di falle, contraddizioni, incompetenze e falsi equilibrismi come l’attuale. Prodi ci ha davvero stancato, ma non vorremmo a breve dire lo stesso a riguardo delle beghe interne all’opposizione. Se questo è uno dei peggiori governi del dopoguerra, che giudizio potremo dare ad un’opposizione che non riuscirà presto a farlo cadere? Casini sostiene che basta saper aspettare, ed il governo Prodi cadrà da solo, vittima delle sue contraddizioni.

Beato illuso. Sembra impossibile che sia così ingenuo da non conoscere i gusti dei suoi ex compagni di partito alla DC (ora alla Margherita) o quelli degli appartenenti alla sinistra “di lotta e di governo”. Bella la lotta, ma quando si è fra gli agi che consente il governo si smette di fare gli schizzinosi.