Scalata Antonveneta: per la Forleo ci sono complicità istituzionali
13 Settembre 2007
“Quella all’Antonveneta, è stata da parte dell’ex Bpl, una scalata illecita condotta con la complicità di esponenti del mondo istituzionale, alcuni dei quali pervicacemente riluttanti ad ammettere le proprie debolezze e ad accettare dignitosamente che in uno stato di diritto debba valere il principio di cui all’articolo 3 della Costituzione”.
La gip milanese Clementina Forleo delle polemiche con la classe politica non se ne cura e, a pochi giorni dalle prossime decisioni della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera sull’utilizzabilità delle intercettazioni del caso Unipol-Antonveneta che riguardano il ministro degli esteri Massimo D’Alema e il segretario dei quasi disciolti Ds, Piero Fassino, oltre all’azzurro Salvatore Cicu, scende di nuovo pesantemente in campo su tutta la faccenda.
La citazione d’apertura infatti è tratta di peso dalle motivazioni del patteggiamento concesso a Bpi e Bpl Suisse che pagando 95 milioni di euro sono uscite dal processo. “La disponilibità della Bpi ad ammettere l’illiceità della tentata scalata all’Antonveneta, si inserisce sicuramente – scrive il giudice – nello spirito di rinnovamento dell’Istituto e dunque nello sforzo dello stesso di recuperare in pieno, a tutti i livelli e in ogni comportamento, una cultura della legalità, prendendo così le distanze da chi tale cultura continua a rifiutare”. E anche qui l’allusione è pesante.
Ma è il passaggio che attacca le “complicità di esponenti istituzionali” che sembra fatto apposta non solo per rinfocolare le polemiche con la classe politica italiana, sempre sotto schiaffo da parte di una magistratura con pretese moralizzatrici, ma anche per esercitare un pesante pressing sulla giunta presieduta da Carlo Giovanardi, per altro già ampiamente orientata a concedere le tre autorizzazioni in questione.
La giunta dovrà comunque prendere una decisione entro la prossima settimana e già il dipietrista che vi fa parte, Federico Palomba dell’Italia dei Valori, ha detto che non ci saranno sconti per nessuno. Ieri poi è intervenuto anche Antonio Di Pietro, l’ex pm che ha fatto dei temi della giustizia, intesi come li intende lui, l’unica bandiera politica del proprio partito.
“Le intercettazioni telefoniche – dice Di Pietro, arruolatosi recentemente anche lui nella Grillo-politics – vanno utilizzate nei confronti di tutti, anche se gli interessati si chiamano Fassino e D’Alema”. Sempre secondo l’ex pm di “mani pulite”, “sia per coloro che risultano nelle intercettazioni della Procura di Milano, sia per qualsiasi altra persona, l’Italia dei Valori vuole e deve votare a favore dell’utilizzo delle stesse senza ricorrere, come si sente fare spesso da altri, ad alcun sofisma o nascondere la testa sotto la sabbia”.
“Nel caso specifico – sostiene Di Pietro – riteniamo che sia anche nell’interesse degli stessi politici correre dai giudici a riferire la loro versione dei fatti, piuttosto che utilizzare come paravento la giunta delle autorizzazioni della Camera; infatti tale decisione renderebbe evidente quel che per me lo è già: la loro estraneità ai fatti”. Con simili amici, come dice il proverbio, D’Alema non ha proprio bisogno di nemici.
E anche in Commissione ieri, il relatore del suo caso, Elias Vacca dei Comunisti italiani, diceva che “la lettura delle memorie difensive non mi ha fatto cambiare opinione”. Precisando che ” per quanto concerne la memoria del deputato D’Alema”, l’opinione del relatore è che essa “indubbiamente evidenzi irritualità e sovrabbondanze presenti nel provvedimento del GIP Forleo”. Ma per Vacca “a tutto ciò però non possono annettersi conseguenze in termini di validità dell’atto che resta formalmente legittimo e idoneo a far scaturire una pronuncia parlamentare.”
“Del resto – ha chiosato lo stesso relatore ieri mattina in Commissione – anche il ragionamento per cui dalla decisione della Camera potrebbe scaturire un’eventuale iscrizione nel registro degli indagati non dovrebbe spaventare alcuno: occorre infatti contribuire a costruire nella cultura civica del Paese la consapevolezza che essere indagati non equivale a essere colpevoli.”
Sarà D’Alema a fare da cavia a questo alto principio? Molto dipenderà dall’atteggiamento più o meno garantista che terrà la Cdl in aula. Comincia a farsi strada la “welt und schauung” di Maurizio Gasparri dell’esecutivo di An che male vede la petizione di principio garantista “sempre contro l’invadenza dei giudici nella politica” lanciato dal Cavaliere. E che invece preferirebbe un più sano “à la guerre comme à la guerre”.
Gasparri infatti fa un ragionamento di questo tipo: “non possiamo fare con i Ds come Voltaire, perché la cosa suonerebbe paradossalmente così: tu sei il mio nemico politico ma io farei di tutto per tenerti fuori da quelle persecuzioni giudiziarie da cui tu invece mai mi salveresti”.