Scalfaro non s’è accorto che sulle riforme Walter fa come Silvio
25 Luglio 2007
Sarà pure vero che il Partito democratico non deve trascurare
l’elettorato cattolico, ma Veltroni e i suoi altisonanti supporter sembrano
aver preso un po’ troppo alla lettera il precetto evangelico “non sappia la
destra ciò che fa la sua sinistra”.
Non sappia il comitato ciò che scrive il candidato, verrebbe da
dire parafrasando il monito delle Sacre Scritture. Già, perché scorrendo
l’ambizioso decalogo affidato dal sindaco di Roma al Corriere della Sera con
l’obbiettivo di salvare nientedimeno che la democrazia italiana, c’è da
chiedersi se il capo ufficiale dei sostenitori romani dell’aspirante leader del
Pd, al secolo Oscar Luigi Scalfaro, lo abbia letto anche solo di sfuggita.
Bisognerebbe anche domandarsi se il Walter Veltroni che ha vergato il vibrante
appello alla riforma delle nostre istituzioni, sulla falsariga di quanto la Cdl
aveva tentato di fare prima che la sinistra spazzasse tutto via con il referendum
del giugno 2006, sia il medesimo Walter Veltroni che alla vigilia di quello
stesso referendum era sceso in piazza Farnese per fare da guest star alla
manifestazione per il “no” alla legge costituzionale varata dal centrodestra.
Ma il primo cittadino della capitale alle sue contraddizioni ci ha
abituato, e non c’è da stupirsi se ciò che scrive oggi fa a cazzotti con ciò
che affermava appena un anno fa. Ben più sorprendente è il silenzio dell’ex
Capo dello Stato, che invece di esibirsi in un tonante “non ci sto” ha
evidentemente accolto senza troppi conflitti interiori il manifesto
programmatico del suo candidato, che per rivoltare l’Italia e farne una
democrazia compiuta invoca il superamento del bicameralismo perfetto, il
completamento del federalismo, la riduzione del numero dei parlamentari, il
rafforzamento della figura del primo ministro. Un impianto condivisibile, ma
che – guarda caso – ricalca l’impianto della riforma della Carta Costituzionale
approvata durante il governo Berlusconi e azzerata dopo una massiccia e
roboante campagna di demonizzazione che vedeva giust’appunto Oscar Luigi
Scalfaro nelle vesti di presidente del comitato promotore del referendum.
Tutti possono cambiare idea nella vita, e in tal caso nessuno
avrebbe nulla da eccepire. Peccato che ancora un mese fa, in occasione
dell’anniversario della consultazione referendaria che aveva azzerato la
riforma costituzionale della Cdl, Scalfaro chiedeva e otteneva udienza presso
il presidente Napolitano, rivendicando l’iniziativa dell’anno precedente
attraverso la quale “il popolo italiano – dice l’ex capo dello Stato – con una
straordinaria partecipazione e con una larga maggioranza ha ribadito la sua
adesione alla Costituzione repubblicana” (come se qualcuno l’avesse mai messa
in dubbio).
Va detto che Scalfaro è in ottima compagnia. Prendete Franco
Bassanini: il 30 aprile scorso si chiedeva, in un contrito testo pubblicato da
“Libertà e giustizia”%2C “cosa pensa il Partito democratico della Costituzione e
delle riforme costituzionali”, se “intende o meno rispettare il risultato del
referendum del giugno 2006”, se “pensa a riforme costituzionali coerenti con
l’impianto e i principi della Carta del 1948, o a riforme ispirate a un modello
tutt’affatto diverso”, se “esiste ancora la prima parte del programma
dell’Unione” e se “il governo Prodi intende attuarla o contraddirla”.
Ora, commentando il decalogo del super-sindaco della Capitale,
Bassanini dice: “Mi pare un fatto importante e di grande interesse. Innanzi
tutto perché dimostra che prosegue l’impegno di Veltroni a qualificare la sua
candidatura sul terreno dei contenuti programmatici, e di contenuti
programmatici di forte innovazione riformista. Ma anche per il merito del suo
programma di riforme istituzionali”. Bassanini è politico avveduto, ed
evidentemente fiuta la contraddizione. Quindi mette le mani avanti: “C’è una
forte innovazione, un programma impegnativo e coraggioso di ammodernamento del
nostro sistema istituzionale. Ma anche la scelta chiara di tener fermo il
quadro di principi e valori, di diritti e libertà riconosciuto e sancito dalla
nostra Costituzione e riaffermato a grande maggioranza dagli italiani col
referendum del giugno 2006”.
Tutto e il contrario di tutto. Del resto, per Veltroni è
esattamente ciò che ci vuole.