Scienza: scoperta la materia oscura nei laboratori del Gran Sasso

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Scienza: scoperta la materia oscura nei laboratori del Gran Sasso

Scienza: scoperta la materia oscura nei laboratori del Gran Sasso

24 Aprile 2008

Ha scatenato sorpresa e una tempesta di
interrogativi la comunicazione di Rita Bernabei, astrofisica
all’Università di Roma “Tor Vergata”, che il
gruppo di ricercatori che coordina avrebbe scoperto per la prima
volta al mondo la materia oscura.

La Bernabei ha annunciato la scoperta ai
suoi colleghi convenuti alla conferenza annuale dell’American
Physical Society (12-15 aprile) a St Louis nel Missouri.

Un annuncio importante il suo, sottolinea oggi il quotidiano The
Guardian che riporta la notizia, per un risultato che molti
scienziati ritengono controverso, perché in precedenza, lo stesso
esperimento DAMA (Dark MAtter) che si trova nei laboratori del
Gran Sasso, non era riuscito a vedere i misteriosissimi
“assioni”, le ipotetiche particelle elementari create in seno
alle Grandi Teorie Unificate, che se esistono dovrebbero secondo
la teoria, fornire quella massa oscura invisibile che tiene in
equilibrio l’Universo.

La Bernabei, da parte sua, ha precisato che la scoperta c’è
stata e che DAMA, che era stato modificato e reso più sensibile
al passaggio di queste particelle, era stato rinominato LIBRA, e
che i risultati sarebbero stati presentati al IV workshop
internazionale che si sarebbe tenuto a Venezia (15-18 aprile),
di lì a pochi giorni, sull’oscillazione del neutrino.

L’esistenza della materia oscura fu ipotizzata per la prima
volta nel 1930 dall’astronomo Fritz Zwicki che studiando
l’ammasso di galassie nella costellazione Coma Berenices, scoprì
che le cinque galassie orbitavano una intorno all’altra molto più
velocemente di quanto era predetto dalle leggi della teoria
della gravità. Secondo gli scienziati la materia oscura dovrebbe
costituire il 90% della materia esistente nell’Universo.

L’annuncio della scienziata italiana è stato accolto con
scetticismo dai colleghi, “che, certamente – ha commentato Rita
Bernabei – per un risultato così straordinario pretendono
evidenze altrettanto straordinarie. Semplicemente non credono che
DAMA abbia potuto scoprire il candidato principe della materia
oscura, WIMPS (weakly interacting massive particle) una
particella, con massa piccolissima, che a malapena interagisce
con altre particelle”.

L’esperimento del Gran Sasso utilizza grandi quantità di Xenon
come rivelatore e se Wimp dovesse colpire il nucleo di un atomo
del gas, dovrebbe produrre un flash di luce e rilasciare un
elettrone. Una reazione misurabile.

Per verificare se Wimp esiste veramente e se ha le proprietà
che gli scienziati si aspettano (massa e stabilità) la Nasa
lancerà entro l’anno un telescopio spaziale a raggi gamma che si
chiama Glast (Gamma-ray Large Area Space Telescope).
Ma, la caccia alle particelle della materia oscura è iniziata
anni fa nelle viscere della Terra dove sono stati costruiti
grandi rivelatori, come quelli del Gran Sasso o il Cryogenic
Dark Matter nel Minnesota ed altri. C’è poi LHC (Large Hadron
Collider) con il quale gli scienziati proveranno presto a
definire con precisione la massa di Wimp e la caccia continuerà
anche nello spazio con Glast.
Per ora, resta, però, il risultato italiano, anche se gli
astronomi dicono che è unico e difficile da provare. Molti
pretendono una replica e, possibilmente, ulteriori risultati
anche da parte di altri gruppi di ricerca nel mondo.
Ma non tutti gli scienziati si sono mostrati scettici, alcuni,
tra questi l’astrofisico Frank Halzen, University of
Wisconsin-Madison, che ha sentito la comunicazione di Rita
Bernabei, ha deciso, se pur con cautela, di non ignorare il
risultato e di tenerlo comunque in considerazione.