Se a Milano il Pdl piange, Alemanno e Polverini non possono ridere
31 Maggio 2011
Se Milano e Napoli piangono a sud di Roma qualcuno ride. Nel desolante scenario post voto, qualcuno nel Pdl riesce a festeggiare. Sono festeggiamenti piccoli, insignificanti a livello nazionale, e pieni di tensione. Sono i candidati berlusconiani che hanno conquistato, al ballottaggio e dopo una faticosissima campagna elettorale, Sora e Terracina. Pedine, a quanto pare, fondamentali nello scacchiere laziale dove il centro destra ha perso sei comuni su otto. Non è una vittoria qualsiasi, è un successo che certifica, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’affanno del partito anche a queste latitudini con implicazioni, in negativo, che si sono spinte fino a Roma.
I fatti: a contendersi la fascia tricolore in queste due cittadine sono stati i candidati del Pdl contro gli uomini della governatrice del Lazio Renata Polverini forti delle loro lista “ Città Nuove”. Tutto bene se non fosse per il fatto che la Polverini è stata scelta, candidata e votata, appena un anno fa, da tutto il centrodestra. Alla fine il risultato ha parlato chiaro: Pdl 2 Polverini 0 e palla al centro. Tuttavia è rimasta, all’interno del partito, l’irritazione e la tensione per la scelta dell’ingombrante governatrice che ha letteralmente calpestato i voleri e gli indirizzi della dirigenza locale facendo, di fatto, tutto di testa sua. Ad aggravare la situazione ci si è messo poi il sindaco di Roma, mai come in questo momento in difficoltà, che ha pubblicamente sostenuto e appoggiato i candidati della Polverini. Apriti cielo.
Per protestare contro questa scelta del primo cittadino della Capitale è intervenuto niente meno che il ministro della Gioventù Giorgia Meloni che si è detta molto delusa dal comportamento di Alemanno. Un tutti contro tutti come nemmeno capitava agli uomini dell’Ulivo di Prodi. La forzatura della Polverini è stata una sorta di test per capire fino a dove può spingersi la governatrice con le iniziative che portano il suo nome e non quello della coalizione. Alla luce di questi risultati, e dopo che la stessa Polverini ha parlato di “fine della coalizione” in seguito al passaggio di un suo consigliere regionale alla lista del Pdl, nel centrodestra laziale non resta che una verifica. La chiedono in molti. Del resto i candidati del Pdl che hanno vinto provengono dall’area politica che fa capo al deputato Fabio Rampelli oramai in rotta con l’ex ministro dell’Agricoltura.
“La situazione che abbiamo di fronte richiede una riflessione molto seria e approfondita che metta da parte ogni forma di personalismo e di protagonismo”, ha detto ieri il sindaco cercando di gettare acqua sul quel fuoco che lui stesso ha contribuito a far divampare. “Non faccio né il sindaco né il governatore né il coordinatore regionale del partito ma è evidente che è necessaria una verifica”, ha risposto Rampelli, tutt’altro che intenzionato a metter mano all’estintore. Mentre i due litigano i militanti e gli eletti locali osservano spauriti, sanno che il loro destino in futuro potrebbe chiamarsi sconfitta. “Nel Pdl serve una rivoluzione copernicana che ponga il merito al centro ed eviti che Roma precipiti nello stesso abisso in cui stanno cadendo Milano e Napoli, l’ombrello di Berlusconi, che arriva e fa vincere i suoi candidati non funziona più”, tuona così dalla sua bacheca facebook il presidente della Commissione Sicurezza di Roma Capitale Fabrizio Santori, uno famoso per prendere vagonate di voti ad ogni consultazione.
Gli risponde Fabio Sabbatani Schiuma, componente dell’esecutivo romano del Pdl, “certo che è mancato l’ombrello di Silvio, ma cosa ancora più grave è che manca pure il manico. E il manico sono regole, contenuti che questo partito non ha. Altrimenti non ci sarebbe tutta questa anarchia”. Ora tutti in finestra, perché seguiranno incontri, direttivi, voleranno senz’altro parole grosse, magari cadrà qualche testa. “Il Lazio, non va dimenticato, è la regione che non presentò le liste del Pdl alle ultime elezioni regionali per colpa di Alfredo Milioni e del suo panino, il danno fu incalcolabile ma nessuno dei dirigenti pagò per quella scelleratezza”, si sfoga un deputato che conosce molto bene le dinamiche locali. Lo scenario è tutto in divenire, poche le certezze, tra cui: anche nel Lazio il Pdl esce con le ossa rotte; Alemanno è un leader spaventato e in cerca di orientamento; la Polverini ha fallito il suo primo tentativo di fuga, salendo così anche lei sul carro degli sconfitti.