“S’è agito in maniera frettolosa, penalizzando i giovani magistrati”
07 Giugno 2010
La manovra finanziaria del Governo è riuscita a mettere d’accordo veramente tutti all’interno della magistratura e ha, purtroppo, dimostrato che la strategia propugnata da Magistratura Indipendente, di maggiore attenzione ai problemi economici della categoria, era quella che l’Associazione Nazionale Magistrati avrebbe dovuto perseguire sin dall’inizio.
Che anche la magistratura dovesse contribuire ai sacrifici che il paese dovrà affrontare in questa difficile congiuntura economica era fuor di dubbio, ma avrebbe avuto maggiore senso farlo prevedendo un intervento razionale, realizzato dopo aver sentito le categorie interessate e il dicastero competente.
Invece si è scelto di agire frettolosamente, penalizzando soprattutto i magistrati più giovani, quelli che godono di un trattamento economico più volte denunciato come insufficiente, soprattutto se considerato alla luce della mole di lavoro che sono chiamati ad affrontare e dei disagi connessi al trasferimento in sedi di servizio distanti, solitamente, centinaia di chilometri dalle città di originaria residenza.
C’è da chiedersi, soprattutto, perché non si siano effettuati interventi “strutturali”, recuperando risorse in quei settori della spesa della giustizia in cui gli sprechi e i malfunzionamenti abbondano e sono noti da tempo.
Come è possibile che a Campobasso un’intercettazione costi 3,85 euro al giorno, mentre a Lodi se ne possono spendere 27 o che le microspie costino a Roma 19,05 euro al giorno, mentre a Catania la spesa sale a 195? Che senso ha che lo Stato debba pagare i gestori telefonici, secondo un listino prezzi che risale al 2001, per poter deviare le linee nelle 162 sale ascolto sparse per l’Italia e che debba prendere “a nolo” da ditte private le apparecchiature per l’ascolto, spendendo solo per questo, quasi 200 milioni di euro l’anno?
Si badi bene. Qui non si sta ragionando di riforma dei presupposti normativi delle intercettazioni, ci si chiede solo per quale ragione si decida di effettuare tagli agli stipendi dei magistrati e dei dipendenti pubblici invece di razionalizzare la spesa dei dicasteri, eliminando sprechi e malfunzionamenti. In questi giorni si è molto discusso anche del nesso che lega il trattamento economico dei magistrati all’indipendenza garantitagli dalla Costituzione e ad alcuni commentatori questo argomento è sembrato un pretesto inaccettabile, l’ennesimo usbergo utilizzato dalla “Casta” per difendere i propri privilegi.
Certamente, le prerogative costituzionali di cui gode la magistratura debbono essere considerate con molta attenzione e rispetto e non possono essere trasformate in un argomento utile ad ogni fine. Ma il nesso tra trattamento economico e indipendenza della magistratura esiste ed è stato ben evidenziato, oltre che in in una nota sentenza della Corte Costituzionale, anche dall’Assemblea costituente, in un ordine del giorno del 28 novembre 1947.
Questo non per accampare privilegi, ma solo per evidenziare che un ragazzo che, dopo anni di studio e sacrificio, diviene magistrato ed è chiamato a responsabilità enormi, deve essere assistito dallo Stato. Anche sotto il profilo economico.
*Vice-segretario di Magistratura Indipendente.