Se aumenta la concorrenza diminuisce l’evasione
01 Luglio 2008
Una ricerca della Yale University e dell’Università di Linz (autori, rispettivamente, Benno Torgler e Friederich Shneider), afferma che la predisposizione ad evadere è tanto maggiore quanto meno l’economia è aperta alla concorrenza.
In Italia dunque uno dei motivi per cui l’evasione è tanto alta deriva anche dal fatto che vi sono in realtà ampi margini di concorrenza falsata.
Forse anche per tale motivo il Ministro Tremonti ha oggi adottato la famigerata Robin tax, contro banche ed assicurazioni, che, fino ad oggi, da tale falsata concorrenza hanno tratto considerevole vantaggio.
La linea Tremonti sembra inoltre essere in piena sintonia con la linea della Commissione Europea.
Come non tenere conto, del resto, dell’allarme lanciato proprio dalla Commissione Europea che, già in data 31.01.2007, pubblicando la relazione finale sulla sua indagine sulla concorrenza nel settore dei servizi bancari, ha rilevato una serie di motivi di preoccupazione, annunciando che “utilizzerà i poteri di cui dispone in base alle norme di concorrenza per affrontare gli abusi gravi, operando in stretto contatto con le autorità nazionali preposte alla concorrenza”?
La preoccupazione della Commissione Europea è stata poi sposata anche dalla nostra Autorità antitrust, la quale, già nel 2007, aveva disposto un’indagine conoscitiva sulla corporate governance di banche e assicurazioni, proprio al fine di analizzare il rapporto tra concorrenza e corporate governance attraverso la ricostruzione di un quadro aggiornato degli assetti del governo societario delle imprese bancarie e assicurative.
Secondo l’Antitrust, infatti, il grado di contendibilità di banche e assicurazioni è minore rispetto a quello di imprese di altri settori, a causa degli assetti azionari, dell’esistenza di strutture piramidali e della presenza di una fitta rete di partecipazioni incrociate e circolari e di consolidati legami personali.
Queste problematiche concorrenziali, concludeva una nota del 28.06.2007della medesima Autorità, «possono avere effetti di rilievo sotto il profilo antitrust anche nel settore della finanza d’impresa oltre che sull’intero sistema economico, considerata la natura bancocentrica dell’economia italiana: i legami tra soggetto finanziatore ed impresa beneficiaria possono infatti configurare una situazione di controllo di fatto del finanziatore nei confronti dell’impresa beneficiaria o facilitare il raggiungimento di equilibri non concorrenziali nei mercati in cui operano le imprese finanziate».
Insomma, se Robin Hood usava la freccia, Tremonti non sembra essere meno “acuto”. Yale University conferma: più concorrenza, meno evasione, meno tasse; e tutti saranno più contenti.