“Se Berlusconi mi vuole ministro la Lega non può opporsi”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Se Berlusconi mi vuole ministro la Lega non può opporsi”

19 Marzo 2010

L’assessore e il presidente, prima. Il governatore uscente e il suo successore, oggi. Corsi e ricorsi della politica. Accade così anche in Veneto, con Giancarlo Galan e Luca Zaia. Pdl il primo, Lega il secondo, alleati di ferro secondo il clichè del patto Bossi-Berlusconi, ma sul territorio in competizione diretta, entrambi a caccia di consensi da portare al mulino dei rispettivi partiti.

Obiettivo: conquistare un voto in più dell’altro. Nel Nord-Est la campagna elettorale è anche questo, forse è soprattutto questo dal momento che la vittoria del centrodestra è data per scontata. Ed è qui che Galan lancia un avviso ai naviganti (il Pdl) quando dice che “in Veneto ci sono due campagne elettorali” ma anche quando avverte che il rischio di un sorpasso del Carroccio sul Popolo della Libertà “è reale e non va sottovalutato”. Le valigie per Roma non le ha ancora preparate, un po’ per scaramanzia, un po’ perché “bisogna vedere che succede dopo il voto”, tuttavia è certo che l’investitura a ministro ricevuta dal Cav. non si tocca: Agricoltura, la destinazione principale per Galan anche se in via Bellerio non sembrano disposti a cedere la poltrona di un ministero “pesante” che vale venti miliardi di euro.

Galan, che campagna elettorale sta facendo?  

Per me è una campagna assolutamente inedita, nel senso che per quindici anni con Fi ho avuto la leadership politica della regione e dunque c’è sempre stato un leader che esercitava un forte effetto traino. Oggi questo aspetto purtroppo sembra venuto meno, anche per le evidenti tensioni tra Lega e Pdl. Direi che si tratta di una campagna elettorale… strana.

Si spieghi meglio.

Trovo che da parte dei dirigenti della Lega vi sia una incomprensibile animosità contro di me e il Pdl, come quando ad esempio certi dirigenti leghisti dicono “ma Galan, chi se ne frega, non farà mai il ministro…”. Da parte nostra non c’è tutto questo, al massimo rispondiamo agli attacchi.

Sta dicendo che in Veneto ci sono due campagne elettorali?

Esattamente. La Lega fa la Lega e il Pdl fa il Pdl. Il mio consenso tra i veneti è ancora molto alto ma la mancanza di un leader in campo si fa sentire e lo sto dicendo da candidato a niente, ma da esponente del Pdl che sta facendo campagna per il partito e per alcuni amici che vorrei fossero eletti anche per non fare venire meno una continuità rispetto a tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni. Quella continuità che da certi esponenti della Lega viene messa in discussione, ad esempio quando il candidato presidente nicchia sul nucleare o quando il Carroccio dice no ai nuovi inceneritori in una regione che è ai primi posti per la raccolta differenziata dei rifiuti.

Sì ma il candidato governatore è uno solo per entrambi.

Non ho mai detto nulla contro Zaia perché da assessore della mia giunta è stato leale e capace, purtroppo noto che è circondato da dirigenti che dicono cose che il Pdl difficilmente può condividere. Quindi esistono due campagne elettorali, la gara c’è ma, bando alle ipocrisie, c’è all’interno di tutti i partiti.

Ma il Pdl cosa sta facendo per evitare il rischio del sorpasso leghista?

Una grande campagna elettorale per vedere se possiamo continuare ad essere il primo partito in Veneto.

Eppure i sondaggi danno al Carroccio un vantaggio addirittura di dieci punti sul Pdl.

Se ci sarà questo sorpasso non sarà certo colpa di Galan né degli esponenti del partito che si stanno battendo in Veneto, ma certo se si candida un esponente della Lega… Anzi, spero che ci sarà qualcuno che riconosca che Galan l’aveva detto e io l’ho fatto con coraggio non preoccupandomi delle reazioni contro di me dentro e fuori il mio partito. Aggiungo che non bisogna basarsi troppo sui sondaggi perché ne ho esperienza diretta: il più clamoroso è stato quello che dava Cacciari in vantaggio su di me di venti punti, ma a urne chiuse io l’ho distaccato di sedici punti. Per non parlare del famigerato sorpasso attribuito alla Lega alle recenti europee e che poi non c’è stato. Il punto vero è che il Veneto continuerà ad essere una regione amministrata dal centrodestra, resta da capire come andrà a finire questa partita a due.

Ha già pronte le valigie per Roma? E per quale ministero?

Berlusconi ha detto pubblicamente che Cota vincerà in Piemonte e che Galan sarà un ottimo ministro dell’Agricoltura. Io sto a questo, tenendo presente che ho fatto di tutto per restare in Veneto, dichiarando anche che non mi piacciono molto le compensazioni. Tuttavia se si riterrà che io debba fare il ministro, amerei di più occuparmi di Beni Culturali. Le valigie non le ho ancora fatte, aspetto di vedere come vanno le cose e poi chi dovrà decidere deciderà.  

Ma la Lega non sembra avere alcuna intenzione di mollare l’Agricoltura.

Lo considero un atteggiamento che fa parte di una prepotenza di partito, una cultura che mi è estranea. Irridere alle dichiarazioni pubbliche del presidente del Consiglio lo trovo irrispettoso e non riesco nemmeno a commentarlo. Mi stupisce che su una posizione del genere che abbiamo letto tutti sui giornali a Roma, a parte il mio amico Gava, nessuno dica nulla. E poi sorprende che Bossi faccia l’alleato di ferro del premier e poi vada alla manifestazione di sabato con una delegazione mentre i dirigenti continuano a fare campagna sul territorio.

Se Bossi dovesse conquistare Veneto e Piemonte, secondo lei ci saranno ripercussioni sugli equilibri politici nazionali?

Sono scenari inediti perché la Lega non ha mai presieduto governi regionali. Se vincerà in Veneto e Piemonte e avanzerà in Lombardia affermando così una forma di eccesso nordista, penso che ci sarà una risposta da parte del centro sud e mi pare naturale.  

Da berlusconiano come legge il progetto di Fini “Generazione Italia”?

Ho sempre auspicato un partito federale, organizzato su base territoriale dove si potesse e dovesse scegliere autonomamente rispetto ai vertici nazionali di un partito. Se non ci saranno luoghi di confronto, di dibattito, di aggregazione reale attorno ai contenuti, credo che fenomeni politici quale quello proposto da Fini cresceranno.

Sì ma lo condivide e no il progetto finiano?

E’ la conseguenza di ciò che molti stanno dicendo da tempo: non ho nostalgia dei partiti strutturati quali erano il Pci, la Dc o il Psi ma avverto la necessità di luoghi di incontro e di discussione dove fare sintesi ed elaborare la linea politica che poi vale per tutti, è la linea del partito. Spero che il Pdl continui a lavorare in questa direzione. Quanto al progetto di Fini, al momento non vedo pericoli all’orizzonte, lo considero un arricchimento del dibattito interno. Del resto, se ci fosse una organizzazione seria di partito, forse non si sarebbe verificato ciò che accaduto a Roma con le liste del Pdl.  Ringrazio Fini perché quando entrambi abbiamo ricevuto il premio dal quotidiano Il Riformista lui mi disse con una battuta: si vede che hai lavorato bene, per questo ti mandano via.

Secondo lei dopo il voto delle regionali ci sarà una ressa dei conti nel Pdl?

Dipenderà dal risultato elettorale. Io parlo per il Veneto: se qui ci fosse un distacco di dieci punti tra Pdl e Lega qualcuno ne chiederà conto. Penso accadrà lo stesso se non si vincerà nel Lazio o in Campania o nella confusissima galassia pugliese.  

Lei ci sarà sabato a Roma in piazza San Giovanni?

Certamente.

Perché è importante esserci?

C’è un attacco mediatico al quale occorre rispondere. La vicenda di Trani poi la trovo singolare: se il premier viene descritto un giorno sì e l’altro pure come mafioso, ladro e quant’altro, penso che abbia tutto il diritto di esprimere la sua irritazione. E’ capitato anche a me di fare una sfuriata al telefono a qualche direttore di giornale e trovo allucinante che si pretenda che il presidente del Consiglio di fronte a una denigrazione costante non possa dire ciò che pensa. Vado a Roma anche per questo.

Quando sarà ministro e vedrà più spesso il Cavaliere se dovesse dare un consiglio su come consolidare il Pdl cosa gli direbbe?

Gli direi di fare di più il presidente del Consiglio perché è di questo che l’Italia ha bisogno, a cominciare dal capitolo fondamentale delle riforme. Quanto al partito, gli suggerirei di affidare a una persona sola le scelte organizzative e la guida politica del partito e, ancora, di fare congressi. Del resto anche i laburisti inglesi e i conservatori fanno un congresso all’anno.