Se Bin Laden diventa l’icona dei “No-Tav”
30 Gennaio 2010
di redazione
In questa settimana Osama Bin Laden è tornato due volte sui nostri schermi, prima rivendicando la paternità del fallito attentato di Natale al Volo Delta, poi quando ha fatto outing schierandosi con i militanti del global warming. “Discutere dei cambiamenti climatici non è un lusso ma una necessità – ha spiegato il capo di Al Qaeda in un nuovo messaggio audio recapitato alla tv araba Al Jazeera – bisogna occuparsi di coloro che inquinano e la prima responsabilità è dell’America con il Congresso, e poi con il presidente George W. Bush, che ripudiarono il Protocollo di Kyoto per soddisfare le grandi Corporation”.
L’intelligence americana sta passando al setaccio il nastro per verificare se e come il messaggio di Bin Laden possa trasformarsi in un seducente appello per fondamentalisti verdi che odiano l’Occidente consumista. Così come vanno fatte delle verifiche sui legami esistenti tra la dirigenza di Al Qaeda nella ridotta afghano-pakistana con quanto sta accadendo nello Yemen. Ma se ci pensiamo bene, dalle prove che abbiamo a disposizione fino a questo momento, l’attentato al Volo Delta probabilmente è stato pensato con grande autonomia dalle cellule di Al Qaeda nella penisola arabica. E anche i miliziani dell’ambiente che si esaltano buttando giù i tralicci della luce sanno cavarsela benissimo da soli nella loro lotta alla democrazia.
L’impressione è che da un po’ di tempo Bin Laden sia sempre più a corto di argomenti e che voglia appropriarsi di qualsiasi fondamentalismo al mondo per non perdere il suo status di icona del Terrore del XXI secolo. Un segnale di debolezza, forse, e una buona notizia per Washington e i suoi alleati. Sempre che, un domani, non ci si debba pentire di quello che abbiamo appena scritto, guardando un aereo che si va a conficcare nel Pirellone di Milano guidato da un No-Tav più esagitato di altri.