Se Boeri stimola solo l’invidia sociale

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Se Boeri stimola solo l’invidia sociale

09 Giugno 2015

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, torna a parlare di pensioni e flessibilità in uscita – cioè della possibilità di andare in pensione prima rinunciando a una parte dell’assegno pensionistico. Intervistato dalla Stampa, aggiunge che “nel mondo delle pensioni ci sono situazioni troppo diverse tra loro, comprese quelle di chi riceve molto di più di quello che ha versato come contributi”.

Un protagonismo, quello di Boeri, che però non convince chi, come Sergio Pizzolante, vicepresidente dei deputati del gruppo di Area Popolare, parla di “intervento a gamba tesa sul Parlamento”. “È nota,” dice Pizzolante, “la loquacità Boeri nei talk show televisivi sulla riforma della previdenza, con l’obiettivo di rompere il patto che i pensionati hanno contratto con lo Stato, con riduzioni significative delle prestazioni anche per le pensioni non elevate. “Oggi,” prosegue Pizzolante, “Boeri interviene smentendo il ministro Poletti che, nell’audizione in Commissione Lavoro alla Camera della settimana scorsa, si era molto speso sulla necessità di realizzare la staffetta generazionale nell’ambito dei provvedimenti sulla flessibilità in uscita. Come ho già sostenuto in quella occasione, il Governo, che ha evidentemente commesso un errore nella sua nomina, dovrebbe richiamare Boeri a fare il mestiere di presidente dell’Inps e non il ministro della previdenza”.

Sul tema pensioni va segnalato l’editoriale firmato da Maurizio Sacconi e Giuliano Cazzola apparso oggi su Il Sole 24 Ore (si può leggerlo sul sito Amici di Marco Biagi) dove si legge tra le altre cose che “l’Inps continua a pubblicare una sorta di ‘liste di proscrizione’ dei Fondi e delle Gestioni che erogherebbero ai loro pensionati, sulla base del calcolo retributivo, trattamenti più favorevoli rispetto ai versamenti”. Ma la materia previdenziale, sottolineano Sacconi e Cazzola, “deve sempre indurre a particolare cautela i decisori perché, se da un lato concerne numeri rilevanti del Bilancio dello Stato al punto da porre esigenze di convergenza europea, dall’altro influenza le scelte di vita delle persone e la loro stagione di maggiore fragilità”.

Se è vero che “tutti i meccanismi presentano vantaggi e svantaggi e necessitano di requisiti anagrafici e contributivi per essere sostenibili” proprio per questo secondo gli autori occorre provvedere “a completare le nuove regole dando continuità ai versamenti con un assetto più equo degli ammortizzatori sociali, con la possibilità incentivata di versamenti volontari per i periodi di studio o non lavoro anche con il contributo delle imprese, con la facoltà di utilizzare a questo scopo anche accantonamenti nella previdenza complementare, con modalità di totalizzazione o ricongiunzione di tutti i contributi relativi ad ogni attività dipendente o indipendente, con l’introduzione di una circoscritta flessibilità onerosa – attenta alle dinamiche demografiche – dell’età di pensione nella stagione in cui le nuove tecnologie bruciano molti lavori routinari in età avanzata”.

“Dobbiamo alzare il livello di benessere di oggi e di domani per tutti”, concludono Sacconi e Cazzola, “e non cercare appagamento nel peggioramento equanime delle condizioni di vita dei pensionati e dei lavoratori”. Evitando quegli interventi a gamba tesa sulla cui utilità è lecito interrogarsi ma che intanto rischiano solo di alimentare l’invidia sociale.