Se cade il tabù sul nucleare civile in Medio Oriente
30 Aprile 2010
di redazione
Financial Times. Dichiarazione di fonte saudita. Se non miglioriamo l’efficienza energetica del Paese, entro il 2028 consumeremo internamente più di 8 milioni di barili di petrolio al giorno. Per benissimo che gli vada,a quel punto gliene avanzeranno da esportare al massimo sei o sette. Oggi ne esportano 10; e una volta erano pure arrivati a 12. Magari il petrolio non finisce. Però se se lo bevono tutto a casa loro finisce per noi.
L’Arabia Saudita va a petrolio, elettricità (in buona parte) compresa. Volevano cercare gas, per farne energia sul mercato interno e tenersi più petrolio da esportare. Per trovarlo hanno persino rotto il vecchio tabù, e aperto all’investimento diretto delle compagnie petrolifere straniere. Gli è andata (almeno sinora) men che benissimo; e di metano in circolazione continua ad essercene relativamente poco. Se vogliamo continuare ad andare in auto noi, sembrerebbe diventare necessario trovare qualcosa di diverso dal petrolio che accenda le lampadine a loro. Solare a volontà, verrebbe da dire; che il deserto è pieno di spazio e appunto di sole. E loro un qualche pannello lo stanno pure mettendo; però qualcosina di più stabile e concentrato non guasterebbe.
In attesa dell’apertura del dibattito millenaristico sui siti nucleari italiani, forse non farebbe malissimo una rimeditazione laica del tabù del nucleare in Medio Oriente. Magari includendovi anche l’iraniano. Se lo puoi controllare limitandolo al civile (che dovrebbe essere l’unica e decisiva questione) non si capisce perché li si dovrebbe obbligare ad evitarlo. Il petrolio serve a muoversi; ed è troppo prezioso per finire in lampadina.
(Gengis)