Ormai da giorni, l’Italia intera è sconvolta dalla morte di Willy Monteiro, un ragazzo di ventun’anni ucciso a suon di botte a Colleferro – provincia di Roma – nel tentativo di sedare una rissa o, forse, nello sforzo di difendere un amico coinvolto: le dinamiche non sono ancora del tutto chiare.
Comunque, poiché il ragazzo è di origini capoverdiane, fin da subito alcuni giornali ed alcuni esponenti politici hanno iniziato ad ipotizzare che vi fosse un movente razzista e, di conseguenza, fascista. Alla vulgata, stavolta, si è aggiunta anche la regina dei social Chiara Ferragni, la quale, nelle sue storie di instagram, ha condiviso un post dell’account @spaghettipolitics, che recita: “Willy Montero, italiano di 21 anni dalla pelle nera, è stato ucciso da un gruppo di 4 fasci che l’hanno ammazzato a calci. I giornali però non mettono il loro focus sul fascismo. Il problema lo risolvi cambiando e cancellando la cultura fascista e sempre resistente in questo paese di m*rda”.
Subito in visibilio una parte della sinistra italiana. Infatti, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha prontamente scritto un post nel quale, tra le altre cose, si legge: “Chiara Ferragni ha fatto sue parole dure ma penso corrette su violenza e fascismo”. Non poteva poi mancare all’appello la deputata del Partito Democratico Alessia Morani, che scrive “Il problema non sono le palestre, è la cultura fascista. Esattamente così. Bravissima Chiara Ferragni”.
Innanzitutto, viene da chiedersi quando esattamente Chiara Ferragni abbia iniziato ad occuparsi dei piccoli comuni situati ai margini delle grandi città italiane e dei problemi culturali, sociali ed economici che li riguardano. Inoltre, almeno dalle prime indagini, risulta totalmente esclusa la connotazione razziale e politica.
Dunque, cara Ferragni e cara sinistra italiana, forse, nella barbara uccisione di Willy non c’entrano le arti marziali, non c’entrano le palestre, non c’entrano i tatuaggi, non c’entra il fascismo, non c’entra il razzismo. E, soprattutto, non c’entra nessun tipo di cultura, se non quella della violenza gratuita.
Vorremmo che l’illuminata chiarisca anche quale cultura sottostia al massacro di quel tal Filippo circa un mese fa, i cui autori, italiani solo di risulta, non sono mai stati sbattuti in prima pagina e neppure i loro nomi e che sono spariti subito dall’attenzione dei cosiddetti giornaloni e tv associate. C’entra il fatto che Filippo era solo e semplicemente un italiano non immigrato?