Se Di Pietro dà lezioni di buona educazione a Bossi
30 Settembre 2010
di redazione
Se la democrazia fosse un giocattolo da montare, il rispetto delle regole (se preferite, va bene anche le regole del rispetto) sarebbero il libretto delle istruzioni. Ma Antonio Di Pietro, che decide lui quando il gioco è divertente e quando no, quel libretto deve essere abituato a leggerlo al contrario, con il broncio e lo sguardo eternamente rivolto verso l’alto. Com’è accaduto tra ieri e oggi.
Il dito inquisitore dell’ex magistrato ha preso di mira Umberto Bossi che in precedenza aveva sparato a zero contro i cittadini della Capitale (l’acronimo SPQR ispirato ai fumetti di Asterix, "Sono Porci Questi Romani). “Si morda la lingua prima di offendere in questo modo becero gli italiani”, ha sentenziato il Tonino nazionale invitando, strano a dirsi, alla moderazione.
Senti chi parla, dicono i bambini. Perché neppure 24ore prima, nell’ultima delle sue esternazioni, al momento della dichiarazione di voto sulla fiducia al governo, Di Pietro aveva amorevolmente definito Berlusconi uno “stupratore della democrazia”. Come dire, questo doppio registro ci sembra esattamente la dimostrazione che il leader dell’Idv non sappia che farsene delle istruzioni, così come delle regole che chiede (agli altri) di rispettare.
Insomma, Di Pietro si decida: o fa il pompiere spegnendo gli incendi come quello appiccato da Bossi, oppure continua a urlare per mantenere la leadership del giustizialismo, sempre più contesa con il movimento a cinque stelle di Grillo. In quest’ultimo caso, a nostro parere, dovrebbe essere lui a mordersi la lingua. Non si possono accusare 13 milioni e mezzo di italiani, che hanno votato per Berlusconi, di essere degli "stupratori della democrazia".