Se diciotto ore a scuola vi sembran tante…

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Se diciotto ore a scuola vi sembran tante…

15 Ottobre 2012

La scorsa settimana, come noto ai più, il Consiglio dei ministri ha approvato il ‘ddl stabilità’. Tra (meno) Irpef, (più) Iva, tagli (retroattivi) alle detrazioni e deduzioni fiscali, anche alcune novità sulla scuola. Già perché il governo, nella notte tra martedì 9 e mercoledì 10, ha deciso di inserire talune previsioni sull’orario di lavoro settimanale dei docenti di medie e superiori.

Ovvero, l’innalzamento dalle attuali 18 ore a 24 in cambio di 15 giorni di ferie estive in più. Un do ut des, insomma. Un maggior carico lavorativo, a titolo gratuito, compensato da più vacanze. La ratio della norma è presto detta: consentire di utilizzare il personale docente interno anche per le supplenze brevi e coprire i cosiddetti ‘spezzoni’, le attività scoperte dopo l’assegnazione di ogni singolo docente alla classi per le ore previste dai programmi ministeriali, attualmente appannaggio dei supplenti. Si risparmierebbero 180 milioni di euro, secondo le indiscrezioni pubblicate in questi giorni. La previsione, poi, riguarderebbe 170 mila docenti delle medie e 240 mila delle superiori.

Sugli scudi i sindacati: Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno proclamato lo sciopero generale per il 24 novembre prossimo. Con la misura, infatti, verrebbero tagliati 29 mila posti, vero: quelli dei supplenti. Tuttavia, la protesta del corpo insegnante, delle forze sindacali del comparto scuola non risiede esclusivamente nel taglio de quo ma anche – e soprattutto, verrebbe da dire – nell’aumento dell’orario di lavoro. Ciò determinerebbe – sempre secondo l’analisi dei sindacati – “l’immediata cancellazione dalla geografia scolastica italiana di 28/30 mila supplenze, la moltiplicazione, ben oltre il 25 per cento in più sull’orario attuale, del lavoro che gli insegnanti si porterebbero a casa. Tra riunioni pomeridiane, preparazione delle lezioni, correzione dei compiti e attività di aggiornamento gli insegnanti italiani assisterebbero all’ampliamento oltremisura delle ore di lavoro settimanali”.

Ora, al di là della quaestio delle supplenze, il riflesso pavloviano è evidente. In re ipsa, palese. Agli occhi per esempio degli stagisti, retribuiti e non, progettisti, partite Iva e quant’altro, la contrarietà dei docenti appare alla stregua di una protesta di casta. Meglio, di uno schiaffo a chi, purtroppo, ha poco reddito e scarsissime tutele contrattuali. Ovunque, peraltro, 24 ore settimanali – men che meno 18, ndr – comportano una paga base dai 500 ai 600 euro mensili.

E allora? Be’, checché ne dica Famiglia Cristiana, sebbene non si possa equiparare la docenza a un normale lavoro d’ufficio, nonostante chi lavori in classe è “attore sul palcoscenico”, “spesso davanti a una platea tutt’altro che facile da motivare all’attenzione e all’ascolto”, 18 ore ci sembrano poche, sì.

di Eugenio Del Vecchio