Se Fred Thompson scende in campo

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Se Fred Thompson scende in campo

21 Marzo 2007

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Uno si è sposato due volte, l’altro addirittura tre. Il terzo non ha mai divorziato, ma tra i suoi antenati ci sono persino dei poligami. John McCain, Rudy Giuliani e Mitt Romney non hanno propriamente un pedigree da conservatori. E la base repubblicana non perde occasione per farlo notare.
Pur di sconfiggere Hillary Clinton, la nemica giurata della destra, gli attivisti repubblicani sono disposti a turarsi il naso e a chiudere un occhio. Ma certo i “Big Three”, i 3 pezzi da novanta in lizza per la Casa Bianca non accendono gli animi della base del Grand Old Party. “L’elettorato repubblicano”, ha sottolineato l’analista Amy Walter intervistata dal Christian Science Monitor, “non è soddisfatto del lotto di candidati e lascia dunque spazio aperto a nuovi ingressi”. I nomi non mancano. Crescono le aspettative per un impegno del senatore del Nebraska, Chuck Hagel, dell’ex speaker della Camera, Newt Gingrich e soprattutto dell’ex senatore ed attore di successo, Fred Thompson. Il procuratore Arthur Branch del fortunato telefilm Law and Order ha annunciato, in un’intervista a Fox News, di non escludere l’ipotesi della candidatura. “Ci sto pensando su”, ha dichiarato, “Per adesso lascio la porta aperta”.

Antiabortista e fiero oppositore del controllo sulle armi, Thompson, 64 anni, ha subito raccolto consensi tra i conservatori insoddisfatti. Sul New York Post, John Podhoretz ha scritto che sarebbe fantastico se Fred scendesse in campo. Personalità, competenza e oratoria sono le tre qualità che, secondo Pdohoretz, fanno dell’ex senatore la figura più interessante delle presidenziali assieme al Democratico, Barack Obama. Thompson ha inoltre un innegabile vantaggio rispetto agli altri contendenti: anche se solo sul set, il “tribuno della destra” ha già rivestito il ruolo di presidente degli Stati Uniti e perfino di direttore della CIA e dell’FBI. Naturale il richiamo all’ultimo attore domiciliato a Pennsylvania Avenue, quel Ronald Reagan, che tanti rimpiangono nel partito dell’elefante. Thompson, che ha recitato in film di successo come Caccia a ottobre rosso e Die Hard 2, è diventato celebre a poco più di trent’anni quando ebbe l’incarico di consulente nella commissione senatoriale sul caso Watergate. Senatore del Tennessee dal 1994 al 2002, può contare, qualora decidesse di varcare il Rubicone, sull’appoggio del suo conterraneo Howard Baker, già leader dei senatori repubblicani e tutt’oggi personaggio molto influente nel GOP. Secondo il quotidiano The Hill, Baker avrebbe già contattato alcuni maggiorenti del partito Repubblicano per sollecitarli a sostenere l’amico Fred, che potrebbe così sciogliere le riserve entro il mese di maggio. D’altro canto, alcuni grossi finanziatori del presidente Bush sono rimasti alla finestra, segno che c’è ancora spazio per chi voglia tentare la corsa alla Casa Bianca.

L’interesse per Fred Thompson non è, tuttavia, solo indice del malcontento che serpeggia nella base repubblicana. In gioco c’è qualcosa di più. “Per la prima volta dai tempi di Goldwater”, ha scritto E.J. Dionne sul Washington Post, “i repubblicani si confrontano animatamente su quale orientamento filosofico dovrà scegliere il partito”. Il bushismo si è impantanato nelle sabbie dell’Iraq, mentre Giuliani, che pure naviga a vele spiegate in tutti i sondaggi, non convince la base repubblicana. Ecco allora che anche un outsider come Thompson può nutrire sogni ambiziosi. Molti, nell’America profonda lontana dalle due coste, ricordano la sua campagna elettorale per il Senato. In camicia da ranch e jeans, girò il Tennessee a bordo di un furgone rosso Chevrolet alla conquista del seggio lasciato vacante da Al Gore, nel frattempo volato alla Casa Bianca come vicepresidente di Bill Clinton. Negli anni a Washington, Thomspon si è guadagnato la stima dei circoli conservatori. L’American Conservative Union gli ha attribuito un 92 per cento di rating favorevole. Anche dopo aver lasciato il Senato per la morte improvvisa della figlia, Thompson ha mantenuto i rapporti con l’establishment culturale del partito. Non sono mancate le conferenze al think thank neoconservatore American Enterprise Institute, mentre suoi commenti compaiono sulla rivista storica del conservatorismo USA, National Review. Nell’ultimo editoriale, tratto dal Paul Harvey Show, il candidato in pectore parla alla pancia dei repubblicani. “Quando un americano pensa all’eroismo”, avverte, “pensa ai nostri giovani soldati in Iraq e in Afghanistan, che rischiano la vita per sventare un nuovo Adolf Hitler o un nuovo Saddam Hussein. Gandhi probabilmente non sarebbe d’accordo. Ma io posso vivere lo stesso”.