Se gli Ogm curano Aids e diabete

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Se gli Ogm curano Aids e diabete

20 Giugno 2007

I continui progressi in campo scientifico, resi via via più rapidi dallo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate, pongono costantemente gli scienziati di fronte ad una dura sfida: trasferire la “scoperta” in “applicazione”. Non sempre questo passaggio è semplice e di immediata esecuzione ed è, spesso, quello che richiede maggiore energia e creatività. A proposito di buone idee, una è sicuramente venuta ad un gruppo di scienziati  più di dieci anni fa ed è stata quella di far produrre alle piante sostanze che danno immunità o, in altre parole, far si che queste producano “vaccini commestibili” (Daniell, et al., 2001- Medical molecular farming: production of antibodies, biopharmaceuticals and edible vaccines in plants. Trends in Plant Science). La possibilità di conseguire una vaccinazione mangiando una banana o un’insalata di pomodori  (http://www.molecularfarming.com/ediblevaccine.html) non è fantascienza ma è un progetto molto ambizioso, con grandi potenzialità, su cui stanno lavorando gruppi di ricercatori in tutto il mondo. L’Europa fa la sua parte. 

Anche per Aids e diabete la soluzione potrebbe venire dalle piante. Mettere a punto la produzione in pianta di vaccini e farmaci contro alcune delle più importanti patologie umane come Aids, rabbia, diabete e tubercolosi è l’obiettivo del nuovo consorzio di ricerca europeo Pharma – Planta che riunisce oltre trenta gruppi di ricerca appartenenti a ben 11 nazioni europee ed al Sudafrica. Al progetto, per il quale l’Unione europea ha stanziato 12 milioni di euro, partecipano tre gruppi di ricerca italiani, diretti da Mario Pezzotti (Università di Verona), Eugenio Benvenuto (Centro ricerche Casaccia dell’Enea) e Alessandro Vitale (Ibba, Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Cnr di Milano) […] I due obiettivi principali sono  la produzione di farmaci finora non ottenibili con i sistemi tradizionali di sintesi e l’abbattimento dei costi di produzione.

“Il contributo italiano è significativo”, interviene Benvenuto dell’Enea. “Il gruppo di Verona e il nostro coordinano, rispettivamente, le ricerche che riguardano una proteina umana per la prevenzione del diabete mellito autoimmune e una delle molecole per la produzione di un vaccino contro l’Aids”. Il Cnr invece è responsabile delle ricerche volte ad aumentare e rendere ottimale la produzione dei diversi vaccini nelle piante modificate, attraverso nuove tecniche di biologia cellulare e molecolare. Pharma-Planta, è il primo grande progetto internazionale di questo tipo e svilupperà la nuova tecnologia fino a giungere alla sperimentazione clinica. “L’approccio multidisciplinare”, dice Mario Pezzotti dell’università di Verona, “consentirà di affrontare tutti gli aspetti della sperimentazione connessi all’impiego di piante geneticamente modificate, con particolare riguardo alla sicurezza ambientale e umana”.

Una grande sfida, insomma, anche tecnologica, che implica un notevole impegno. “Infatti, mentre la produzione di molecole farmacologiche in altri sistemi biologici geneticamente modificati è ben consolidata e documentata”, spiega il tedesco Rainer Fischer, dell’Istituto Fraunhofer di Aquisgrana, che del consorzio è il coordinatore amministrativo, “non ci sono dati sullo stesso tipo di processo produttivo nelle piante”. Le potenzialità di questo approccio sono però enormi. I metodi finora utilizzati per la produzione di questi farmaci richiedono la modificazione genetica di cellule umane o di microrganismi come i batteri. Queste tecniche sono laboriose e costose, e spesso producono in quantità limitate le molecole di interesse. “Le piante”, sottolinea Julian Ma, del St.George’s Hospital di Londra, coordinatore scientifico di Pharma – Planta, “hanno il vantaggio di poter essere coltivate con facilità e a costi accessibili e, se modificate per esprimere un gene relativo a un prodotto farmaceutico, di poterne produrre grandi quantità”. L’impiego delle piante potrebbe quindi consentire di ottenere farmaci che non sono stati finora prodotti nei sistemi tradizionali a causa della scarsa resa o dei costi elevati. Un risultato questo che aiuterebbe a rendere disponibili nuovi farmaci per i Paesi in via di sviluppo, per i quali i costi dei prodotti farmaceutici sono spesso proibitivi”.

http://www.encanta.it/salute31.html