“Se i cattolici sono divisi non è colpa nostra”
25 Agosto 2010
“Parole dettate da ignoranza e pregiudizio”, così Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, boccia l’intervento di "Famiglia cristiana".
Difficile credere che il settimanale dei Paolini non conosca il mondo cattolico. Di che cosa lo accusa?
“Se in politica i cattolici sono divisi non è colpa di Berlusconi, ma è conseguenza di precise ragioni storiche. L’unità in un solo partito era il risultato, niente affatto scontato, di una particolare situazione storica. In Italia l’accordo tra Stato e Oltretevere era avvenuto attraverso un concordato che poneva la Chiesa nella necessità di trovare qualcuno capace di tradurre le sue esigenze in politica, ma anche di conquistare il monopolio del voto democratico. Non va dimenticato che da noi c’era il più forte partito comunista del mondo occidentale”.
E’ stata la fine della De a lasciare orfani i cattolici?
“Con la caduta del muro di Berlino, è venuta meno la necessità di contrastare un partito comunista che, per quanto occidentalizzato, non aveva rotto il suo legame con Mosca. Da un decennio, inoltre, in Vaticano c’era un papa straniero, che veniva dalla Chiesa del silenzio e che, se anche avesse voluto, non avrebbe potuto trovare un braccio secolare in un partito. Giovanni Paolo II decise di far parlare la Chiesa dal pulpito, senza mediatori. Sono queste le ragioni della diaspora, altroché Berlusconi!”
Famiglia cristiana, però, mette in risalto anche un altro aspetto: il disagio di un cattolico davanti al berlusconismo.
“È una vecchia posizione che si collega a una tradizione classicamente italiana, di un cattolicesimo sociale, di sinistra. Mi ricordo che quando Berlusconi entrò in politica, il cardinale Martini pronunciò una veemente accusa nei suoi confronti. La verità è quel cattolicesimo di sinistra si è sentito soffocato da un laicismo diventato la religione civile dei progressisti. Senza il Pdl e Berlusconi, in campo politico il cattolicesimo avrebbe vissuto più di qualche Caporetto; penso ai temi bioetici, alla scuola privata. Famiglia cristiana ha già dimenticato la scorsa legislatura e le prove date dai cattolici adulti?”.
Perché esclude che questo sia anche il sentire della maggior parte dei cattolici?
“Famiglia cristiana rappresenta una piccola parte di opinione pubblica. E’ fuori dal tempo e si lascia sempre più trascinare da pregiudizi che impediscono una discussione franca”.
Che cosa pensa dell’uso dell’insulto in politica? Bossi ne è un fulgido esempio.
“Denota una mancanza di rispetto dell’interlocutore. Non mi piacciono i toni usati nei confronti dell’Udc, così come non mi piacciono i pregiudizi nei confronti della Lega, che ha una classe politica molto seria. Ma purtroppo si pensa che si viene ascoltati solo se si alzano i toni”.
Udc e Lega hanno già convissuto, seppure con difficoltà, nello stesso governo. E’ una esperienza ripetibile, pur di salvare l’esecutivo?
“Sì, se si esce dalla tattica e si parla di strategia. Nel momento in cui Bossi ha accantonato l’idea della secessione, è bene iniziare a parlare di un meridionalismo diverso, di come essere meridionalisti al tempo della Lega. Va abbandonata l’idea che il meridionalismo sia solo aiuti e interventi straordinari. Convivere è possibile se si tralasciano gli insulti e gli slogan”.
Tratto da Il Mattino.