Se i magistrati italiani si appellano all’Onu qualcosa di serio non va

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Se i magistrati italiani si appellano all’Onu qualcosa di serio non va

Se i magistrati italiani si appellano all’Onu qualcosa di serio non va

21 Novembre 2008

In un arguto e provocatorio articolo apparso sulla Stampa (il titolo dice tutto : “Toghe rosse e caschi blu”), Mattia Feltri ironizzava sull’appello all’ONU dei dirigenti dell’Associazione Nazionale Magistrati, Palamara e Cascini, chiedendosi quali contingenti del Palazzo di Vetro sarebbero stati chiamati in Italia per espugnare Palazzo Chigi. Viene però il dubbio che oggi, in Italia, neppure una missione ONU di peace keeping riuscirebbe a sedare l’interminabile conflitto che oppone magistratura e politica. Un conflitto che ha reso parvenza, in molte occasioni, il principio della separazione dei poteri e condotto i cittadini a non percepire più alcuna sostanziale differenza tra il campo della politica e quello della giurisdizione.

Le sentenze sono ormai divenute, per l’opinione pubblica, “di destra” o “di sinistra” ed il magistrato viene spesso considerato alla stregua di un politico, chiamato ad amministrare la giustizia. L’appello all’O.N.U. dei magistrati italiani è apparso a molti una cosa ridicola. Ma rappresenta, in realtà, un’azione perfettamente conseguente, laddove si accettino da parte dell’A.N.M. (sbagliando) le strategie e le logiche dell’azione politica.

Nessuno, d’altra parte, si sarebbe meravigliato più di tanto se il Partito Democratico o l’Italia dei Valori si fossero appellati all’O.N.U. contro il Governo (sinora però neppure loro lo hanno fatto), ci si meraviglia invece, e giustamente, che lo facciano dei magistrati e la loro associazione di categoria. Naturalmente, quando verrà presentato dal Governo un disegno di legge che riforma il sistema di autogoverno della magistratura o che attua la tanto deprecata e temuta separazione delle carriere, i magistrati italiani e l’associazione che li rappresenta dovranno poter dire la loro, esprimeranno giustamente le loro critiche ed i loro suggerimenti.

Ma, saranno il Parlamento ed i cittadini italiani a dover decidere, alla fine, quale giustizia e che tipo di magistrati vogliono per il loro paese.

Urlare, fare propaganda, querelarsi in astratto od appellarsi all’O.N.U. non serve, evidentemente, a nulla, e, semmai, può solo convincere l’opinione pubblica che le toghe italiane si sono effettivamente costituite in partito giudiziario di opposizione.

Personalmente, sono convinto che il sistema giudiziario italiano debba essere profondamente emendato, ma le riforme normative, anche se utili, non sono in grado da sole di risolvere la profonda crisi in cui versa la giustizia italiana. Sarebbe necessario, piuttosto, restituire ai magistrati italiani una precisa identità culturale e sociale. Perché il vero pericolo che corre, in questo momento storico, la magistratura italiana non è tanto quello di vedersi privata delle sue garanzie di indipendenza, quanto quello di ammalarsi di qualunquismo, sino a morirne.

Quanto al rischio della burocratizzazione, andrebbe letto un articolo del 1894 di Lodovico Mortara, che doveva poi divenire primo Presidente della Corte di Cassazione e, successivamente, Ministro della Giustizia, in cui è tratteggiata, con grande sarcasmo e commiserazione, la regressione a mero burocrate del magistrato:

“ Vedeteli”, scrive Mortara, “i nostri magistrati, nelle preture, nei tribunali, nelle corti d’appello. Li sorprenderete più di una volta chini e cogitabondi su di un libro. Pensate che meditino il codice, o un qualche famosissimo commentario? Vi ingannate. Quel libro, l’unico libro che non manca mai alla biblioteca del magistrato italiano, è la Graduatoria, stupenda trovata della ignoranza ufficiale che regna sovrana nell’italica amministrazione. E il magistrato che studia quel libro, si assorbe in calcoli e combinazioni che a noi profani, quando udiamo esporli, ricordano esattamente la cabala del lotto.”

Trasformare i magistrati in cultori della cabala del lotto credo che non convenga a nessuno e non serve certamente l’O.N.U. per tentare di convincere di questo i politici ed i cittadini italiani.

*Stefano Amore è il vice Segretario Nazionale di Magistratura Indipendente