Se i soldi non ci sono e Tremonti dice no, le pagelle on line non bastano a fare lo sviluppo
19 Ottobre 2011
Due problemi: i soldi non ci sono e Tremonti si è messo di traverso blindando le casse dello Stato. Il Cav. rinvia il dl Sviluppo dopo un vertice tesissimo tra i ministri economici. Dove si è riaffacciato il titolare di via XX Settembre ma solo per dire che quanto prodotto da Romani e la cabina di regia non va bene, non si può fare. Punto e accapo. Restano ipotesi, idee, tracce di una bozza che non riesce a trovare la sua composizione definitiva. Intanto oggi dovrebbe essere il giorno di Bankitalia, la sfida si è ridotta a due: Bini Smaghi e Saccomanni. Ma Tremonti e Bossi insistono su Grilli.
Pagelle e certificati scolastici on line dal 2013, una flebo di semplificazione, mutui per la casa ai giovani, incentivi per le imprese nel settore infrastrutture. Per ora non è quanto ci si aspettava. E tuttavia non si tratta di un’operazione facile e il Cav. ne ha contezza quando si augura “di poter annunciare qualcosa in settimana, comunque quanto prima”. Il punto è trovare risorse senza intaccare la spesa pubblica tenuta rigorosamente sotto chiave da Tremonti ed anche quando le soluzioni vengono messe sul tavolo, arriva il no del superministro. Che ieri ha sfidato la pazienza dei colleghi, Romani in testa, al punto che come si riferisce nella maggioranza, durante il vertice non sarebbero mancati confronti a muso duro.
La stessa tensione che si riverbera nella maggioranza alla Camera con molti parlamentari delusi da come stanno andando le cose perché – è il ragionamento – proprio nel dl Sviluppo erano riposte le aspettative di attivare misure concrete per la crescita del Paese e con esse la possibilità di riguadagnare punti di consenso. Non è così, almeno per ora. E l’immagine dell’insofferenza si è ripresentata anche ieri a Montecitorio sul ddl sulla libertà di impresa, coi ministri che cancellano impegni in agenda per andare in Aula a votare.
“Una situazione che non può durare molto”, commentano alcuni deputati preoccupati anche per alcune mosse – più o meno sotterranee – che avrebbero ripreso vigore: non solo gli scajoliani in attività, ma adesso torna alla ribalta l’idea di gruppi autonomi che potrebbe essere accarezzata da alcuni ex Responsabili guidati da Sardelli (venerdì non ha votato la fiducia e dovrebbe passare al Misto), eppoi ci sarebbero i contatti tra Miccichè e gli uomini del ministro Romano, mentre Urso, Ronchi e Scalia avrebbero manifestato la loro insoddisfazione per l’idea di un dl Sviluppo a costo zero paventando che il loro voto non sarebbe automatico, né scontato. Infine il caso degli scajoliani Destro e Gava: per ora nei loro confronti nessun provvedimento firmato Pdl e loro temporeggiano. Situazione in movimento.
Ma cosa c’è nel pacchetto sviluppo? Tre i filoni: incentivi alle imprese che operano nel settore delle infrastrutture attraverso l’attribuzione del gettito Iva e agevolazioni sul reddito di impresa, oltre a tempi più veloci per le procedure. Sul piano sociale, le giovani coppie che hanno un lavoro precario potranno contrarre mutui per l’acquisto della casa, con lo Stato che farà da garante. Infine, un cura robusta per abbattere la burocrazia, finalizzata a dare una mano soprattutto alle piccole e medie imprese. Il tavolo è aggiornato, ma stavolta a via XX Settembre. Ieri a Palazzo Grazioli Tremonti ha esaminato il lavoro di Romani che guida la cabina di regia ripetendo che non ci sono soldi e che le ipotesi proposte graverebbero sulla spesa pubblica. Il che equivale a un ‘ni’. Al momento resterebbe in piedi solo l’opzione di un concordato fiscale con la Svizzera come ha fatto la Germania.
Ma sul tavolo del Cav. c’è anche i dossier Bankitalia: ieri è salito al Colle per sondare Napolitano sul nome di Bini Smaghi, in uscita dal board della Bce. Il capo dello Stato avrebbe raccomandato la massima condivisione attorno al successore di Draghi e sostanzialmente avrebbe rispedito la palla nel campo del premier. Certo è che a questo punto la rosa dei ‘papabili’ si potrebbe restringere su due nomi, Bini Smaghi – appunto – e Fabrizio Saccomanni. Non è detto tuttavia, perché Tremonti e Bossi insistono sul loro candidato Vittorio Grilli. Ma il tempo per decidere è scaduto e oggi il premier invierà la lettera con l’indicazione del prossimo governatore di Palazzo Koch, anche per poi andare a Bruxelles al Consiglio europeo (domenica) con la nomina già ufficializzata. Chi sarà a spuntarla in questo giro di valzer che va avanti da settimane? Giallo, per ora.