Se il Kazakistan ci rispedisce indietro “Alma Ayan” (e l’Interpol indaga)
24 Luglio 2013
"La possibilità di un ritorno di Alma Shalabayeva e di sua figlia in Italia non si esclude". Questa frase, nella recente intervista rilasciata dal primo ministro del Kazakistan, Serik Akhmetov, al Corriere della Sera, dimostra che i timori sull’infausto rimpatrio di Alma Shalabayeva erano infondati. La moglie dell’oligarca kazako latitante, considerato un esule ed oppositore politico del presidente Nazarbayev, potrà tornare nel nostro Paese con la garanzia di ripresentarsi in Kazakistan per un eventuale processo (la donna è accusata di aver pagato tangenti per passaporti falsi).
Il primo ministro kazako, nominato dal parlamento nel 2012 nell’ambito dell’ultimo "rimpasto" di Nazarbayev, tiene a precisare che la donna "ha tutte le possibilità di difendersi, con avvocati e quant’altro. Non viene assolutamente sottoposta a torture, trattamenti crudeli, disumani, umilianti o a punizioni". Come avevamo scritto nei giorni scorsi, ripercorrendo la vicenda della espulsione, Akhmetov sottolinea che le autorità kazake si erano rivolte all’Interpol per fermare il ricercato Ablyazov mentre la decisione di espellere moglie e figlia "è stata presa del tutto autonomamente dalle autorità italiane".
Il riferimento all’Interpol è importante perché sulla stampa e nei media italiani è passata l’idea che diplomatici e magari agenti dei servizi kazaki abbiano "diretto" l’iniziativa dall’esterno, quando invece Ablyazov appariva tra i ricercati della polizia internazionale già dal novembre dell’anno scorso. Il primo ministro ha anche confermato che al momento del fermo da parte della polizia italiana, la Shalabayeva aveva un passaporto diplomatico regolare con cittadinanza centrafricana ma che non conteneva il suo nome bensì quello di tale Alma Ayan. Attualmente, Alma ha l’obbligo di dimora ad Almaty, può "circolare liberamente" ed è stata viistata da un gruppo di parlamentari polacchi.
Akhmetov cerca anche di rassicurare il Governo italiano, scombussolato anche per colpa dei rivolgimenti della nostra politica interna, dopo il "fattaccio", che ha spinto il ministro degli esteri Bonino a ridimensionare l’importanza della presenza dell’ambasciatore kazako a Roma, dopo l’accaduto. "Le relazioni tra i due Paesi hanno superato la prova del tempo; abbiamo alle spalle più di 20 anni di relazioni. Ci sono legami attivi e proficui in tutti i campi, da quello economico a quello politico", ha detto Akhmetov.
Dunque Shalabayeva è "libera" di tornare in Italia, non è in pericolo di vita, sua figlia non verrà gettata in un orfanotrofio. Perché la donna non ha già chiesto di rientrare in Italia se è così preoccupata del destino suo e di quello della figlia? Quali sono le dichiarazioni del "dissidente perseguitato" Ablyazov sull’apertura del governo kazako?