Se il Pdl conquisterà le urne la sinistra dovrà abbandonare i sogni di gloria
18 Aprile 2011
Alberto Asor Rosa ha tracciato il solco; Paolo Flores d’Arcais lo ha difeso. Adesso è Marco Travaglio che corre in soccorso dei golpisti e, senza giri di parole, chiede che qualcuno arresti Berlusconi. La compagnia che vorrebbe prendere il Palazzo d’Inverno si fa di giorno in giorno sempre più numerosa. A dimostrazione che, esauriti i tentativi di buttare giù il governo con le spallate parlamentari, che al contrario lo hanno rafforzato, la sinistra isterica non sa più cos’altro inventarsi.
Chi dovrebbe arrestare il Cavaliere e per quale motivo, non è chiaro. Il demenziale titolo del Fatto quotidiano di domenica scorsa, accompagnato dalle elucubrazioni del suo vice-direttore, è il segno evidente dello scompenso neurologico degli odianti di professione ai quali, tuttavia, rimane un’ultima risorsa prima di prendere atto del fallimento definitivo della loro pluriennale campagna di demonizzazione ai danni del centrodestra: la congiura delle procure le quali, utilizzando puttane, arriviste e pure qualche mitomane di certo difficoltà a Berlusconi ne creeranno. Ma serviranno a poco se, come tutto lascia intendere, il voto amministrativo dovesse confermare per l’ennesima volta il primato del centrodestra.
La sinistra, in tal caso, cadrebbe ancora una volta in catalessi, abbandonerebbe i suoi sogni di gloria, la smetterebbe di almanaccare su impossibili "governi di decantazione" (è mirabile ciò che può partorire la mente umana offuscata dal rancore e dal risentimento) e si dedicherebbe finalmente alle sue disgrazie almeno fino alle elezioni politiche del 2013.
È auspicabile, insomma, un ritorno, sia pur minimo, alla normalità, perché della rissa continua non se ne può più. Tra golpisti, giustizialisti, puritani e falsari ci sentiamo come accerchiati. Mi domando in quale società, sia pure pallidamente liberale, la lotta politica si conduce con sistemi impropri fino a sconfinare nell’indecenza dell’intrusione nelle vite altrui e nell’auspicare il blocco del Parlamento quale estrema risorsa degli eversori pur di abbattere il presunto Tiranno.
Di fronte a queste due vie, sulla cui democraticità e legittimità ognuno può farsi un’idea, non abbiamo sentito levarsi voci autorevoli in difesa delle libertà e dell’ordine civile minacciati. Le solite anime belle, pronte a censurare qualsivoglia critica all’operato della magistratura, non si sognano neppure di difendere, come sarebbe loro preciso dovere, la legalità di fronte allo scomposto abuso dell’intrusione ingiustificata nella privata esistenza di chicchessia e alle pericolose stupidaggini di un vetero-comunista, incattivito dall’impotenza politica e in disarmo ideologico che cerca di ridestare i propri sopiti ardori facendosi mallevadore cinico delle pulsioni più basse e pericolose che percorrono la nostra società.
Chiunque, con l’animo sgombro dal pregiudizio, leggesse quel che accade nella sfera pubblica del nostro Paese, provenendo magari da lidi lontani, rimarrebbe esterrefatto davanti a tanta esibita mostruosità sovversiva verso cui non una sola autorità si erge a difesa di prerogative costituzionalmente sancite, lasciando che governo e parlamentari eletti liberamente dai cittadini vengano additati al pubblico ludibrio da una parte non trascurabile, per la risonanza che riscuote, dell’establishment italiano.
È incredibile che si possa linciare un premier, quale esso sia, a suon di titoli sui giornali e con talk show abilmente confezionati; che si possa frugare nelle vite di innocenti fino a prova contraria allo scopo di costruire castelli accusatori per demolire il premier stesso, ma anche far vacillare la fiducia di qualsiasi cittadino nelle istituzioni che ha tutto il diritto di non sentirsi spiato; che si possa impunemente avanzare l’ipotesi dell’avvento di uno Stato di polizia per sospendere le garanzie costituzionali e spazzare via un’intera classe politica. È incredibile tutto questo e ancor più lo è l’inerzia di chi dovrebbe intervenire e non lo fa.
Intendiamoci, qui non si difende un uomo o una fazione: esercizio troppo semplice. Qui si vuol dire che nel Paese si è prodotta una frattura gravissima nelle istituzioni i cui esiti potrebbero essere – e naturalmente non ce lo auguriamo – devastanti. Indicare chi, come e perché è incominciata questa torbida ordalia sarebbe un’inutile esercitazione ripetitiva. Basta ricordare che il principio è da riconoscere nel rifiuto di accettare il responso elettorale da parte della sinistra e, conseguenza, rifiutare il confronto democratico con la maggioranza, nella speranza che prima poi sarebbe arrivata la solita cavalleria in soccorso degli sconfitti. Certo, la cavalleria s’è mossa, e pure potentemente. Ma finora non c’è stato nulla da fare e allo stato maggiore nemico sono saltati i nervi.
Dobbiamo augurarci che reggano quelli degli assediati i quali, se responsabilmente coesi, potrebbero vincere la battaglia un’altra volta nelle urne, a metà maggio. Se questo auspicio dovesse realizzarsi, vedremo ripiegare golpisti, puritani e sepolcri imbiancati verso la terra di nessuno dove nessuno li andrà a cercare. Insomma, se prevarrà ancora una volta la democrazia del popolo su quella degli oligarchi, si dirà che la primavera è finalmente arrivata. Se ne sente il bisogno, oltretutto.