“Se il Pdl non torna protagonista della politica rischia di cadere nell’oblio”

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“Se il Pdl non torna protagonista della politica rischia di cadere nell’oblio”

25 Gennaio 2012

 

La sfida a Monti è su due dossier: riforma del mercato del lavoro e riduzione del debito pubblico. Il Pdl vuole un confronto aperto e costruttivo ma senza diktat. Firmato: Osvaldo Napoli vicepresidente dei deputati Pdl. Berlusconiano doc, legge nelle righe di un partito che deve “tornare protagonista della politica per non correre il rischio di cadere nell’oblio”. Il che significa due cose: condizionare le scelte dei professori a Palazzo Chigi e dare agli elettori una proposta forte. Adesso e nel 2013.

Liberalizzazioni cosa sta facendo il Pdl in Parlamento?

Noi siamo a favore delle liberalizzazioni. Il piano presentato dal governo è solo una parte di ciò che a nostro avviso serve. Non sono certo i taxi o le farmacie ad essere determinanti per abbattere i costi e venire incontro alle esigenze dei cittadini e delle famiglie. Occorre fare ben altro.

Cosa?

Le vere liberalizzazioni sono quelle che riguardano banche, autostrade, treni, gas. È qui che bisogna prendere il toro per le corna perché è in questi settori che si ottiene una concreta incidenza sui costi per le famiglie.

Sì, ma come intendete procedere in Aula?

Il Pdl sta sollecitando il governo Monti. Il nostro sostegno c’è come segno di responsabilità nei confronti del paese in una fase così delicata e complessa ma ci stiamo battendo affinchè il piano delle liberalizzazioni venga migliorato in Parlamento e sollecitiamo un intervento più efficace sull’economia forte.  

Le tredici proposte presentate dal Pdl avranno traduzione in atti parlamentari?

Su questo prima dobbiamo aprire un confronto costruttivo con Palazzo Chigi. Prendo atto positivamente del fatto che lo stesso Monti ha confermato la continuità con quanto fatto da Berlusconi e lo stesso riconoscimento, seppure tardivo, arriva anche a livello europeo. E’ la testimonianza che il governo Monti non arriva dalla luna né da distanze siderali, ma è la continuità, con alcune differenze non sempre apprezzabili, con la politica economica e sociale del centrodestra. Rimane il peccato originale di un governo privo di investitura popolare, ma questo non può essere mondato soltanto da un lavacro di democrazia.

Lei ha detto che non voterà a scatola chiusa il piano liberalizzazioni e come lei molti altri esponenti del suo partito. Significa che il Pdl si sta preparando a staccare la spina?

A Monti dico questo: attenzione non si può tenere costantemente sul filo le forze politiche dicendo che è meglio non intervenire sul testo. Noi intendiamo presentare le nostre modifiche non per andare contro bensì per migliorare il provvedimento. Non accettiamo diktat, vogliamo essere ascoltati ponendo le nostre istanze in modo collaborativo.

Berlusconi conferma il sostegno a Monti, poi avverte che l’azione di governo non sta dando frutti e si attende di essere richiamato dagli elettori. Cicchitto dice che non è scontato che il governo arrivi a fine legislatura. Pura tattica o c’è di più?

Dipende da quanto il governo ci ascolterà. Attendiamo le proposte dell’esecutivo su questioni strategiche come ad esempio, la riforma del lavoro che per noi è un punto strategico.

Ma il ministro Fornero ha già fatto dietrofront sugli ammortizzatori sociali.

Reputo la Fornero un ottimo ministro, capace, preparata che ha la necessità di confrontarsi con le parti sociali e al tempo stesso di essere concreta. Sta cercando di portare avanti una vera riforma ma è necessario che anche le controparti usino il buon senso e non portino avanti giudizi o atteggiamenti radicali. Ha un’attività di protagonismo molto forte, non c’è dubbio e noi auspichiamo che tutto ciò porti a risultati altrettanto concreti. Quanto agli ammortizzatori sociali ritengo che in questa fase sarebbe opportuno lasciarli come sono e come il nostro governo li ha impostati pur aprendo su questo un confronto.

 Non correte il rischio che alla fine l’impegno assunto col governo Monti e la disponibilità anche a legittimi compromessi non venga compresa dall’elettorato di centrodestra?

Certamente il nostro elettorato sta subendo una fase di sbandamento ed è naturale che sia così. Sta a noi riuscire a far comprendere le ragioni di una scelta fatta nell’esclusivo interesse del paese, non di una parte. Aggiungo che questo governo non potrà durare in eterno ma se oggi noi lo facessimo cadere verremmo accusati di aver mandato il paese allo sfascio. Si tratta di valutare due opzioni: è meglio pregiudicare le sorti nazionali o spiegare ai nostri elettori perché facciamo parte della maggioranza? Secondo me è meglio la seconda opzione per il senso di responsabilità che abbiamo dimostrato,  anche se non può bastare…

In che senso?

O il Pdl torna protagonista in tempi brevi o corriamo il rischio che la gente non si ricordi più del partito.

Cosa manca?

In questo momento dovendo affrontare l’impegno di scelte quanto più condivise nell’interesse generale, è come se il partito si trovasse in una situazione anomala, non naturale. E mentre il centrosinistra da sempre ha il proprio elettorato consolidato, noi dobbiamo trasmettere concretezza al nostro. Ma se il Pdl torna protagonista della politica e fa della politica un punto di riferimento per i cittadini in grado di offrire loro risposte ai problemi, noi saremo determinanti anche in questa fase, incidendo nelle scelte dell’esecutivo tecnico.

In che modo?

Monti deve ancora fare molte cose. Ad esempio sull’abbattimento del debito pubblico non abbiamo visto nulla. Per noi adesso l’obiettivo è questo dopo una politica di rigore che comunque è servita a tenere i conti in ordine. E sono altrettanto strategici obiettivi quali la riforma del lavoro e un piano di liberalizzazioni vere.

In tema di riforme, quali sono le priorità? Ieri il Pd ha sollecitato i presidenti di Camera e Senato sulla legge elettorale.

La lettera dei capigruppo del Pd affronta un tema ben presente all’attenzione dei gruppi parlamentari. Osservo, purtroppo, che lascia sullo sfondo la questione più rilevante delle riforme istituzionali. Per noi la legge elettorale, sicuramente importante, è tuttavia solo la tessera conclusiva di un mosaico riformatore che deve comprendere la ridefinizione del potere esecutivo, la revisione del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari. Ignorare che cosa deve fare e come deve operare il Parlamento rende quasi ininfluente stabilire come eleggerlo. La fretta messa dai capigruppo del Pd non si spiega se non con il timore, o la speranza, che le urne siano più vicine di quanto ai possa immaginare.

In Parlamento c’è una maggioranza politica come dice Casini o niente affatto come sostengono Alfano e Bersani.

Fino a che c’è un governo non eletto, non espressione della sovranità popolare, non può esserci alcuna maggioranza politica.

Torniamo al Pdl. I sondaggi lo danno al 22 per cento. Cosa succede?

Succede dobbiamo recuperare terreno. I sondaggi dicono anche che il 45 per cento degli elettori è indeciso o non vota e in quella forbice sta una parte del nostro elettorato. E’ su questo che dobbiamo lavorare. Alfano è una risorsa e con lui dobbiamo rilanciare l’azione del partito. Da subito.

Alle amministrative senza la Lega?

Noi crediamo nell’alleanza con la Lega ma la Lega non può dettare le condizioni. Se andiamo alle amministrative divisi corriamo il rischio di perdere entrambi. Bisogna usare buon senso e razionalità e chiedersi: è meglio andare al voto ciascuno per conto proprio e perdere o confrontarsi per arrivare a una sintesi. Io non ho dubbi.

Cosa racconterete agli elettori nel 2013?

La politica ormai la si vive giorno per giorno e in una fase attraversata dalla crisi globale è difficile fare previsioni. Nel 2013 andremo a dire cosa abbiamo fatto in tema di economia, prima garantendo la stabilità dei conti pubblici, poi impegnandoci sul tema della crescita e anche nei provvedimenti del governo Monti ci sono nostre proposte migliorative che sono state accolte. Certamente adesso la vera sfida si chiama riduzione del debito pubblico. Su questo ci sono le mozioni del Pdl e a questo abbiamo dedicato due giornate di riflessione in altrettanti convegni al Senato e alla Camera. Su questo attendiamo Monti alla prova dei fatti e per quanto ci riguarda, anche in questo caso, cercheremo di condizionarne le scelte nell’interesse del Paese. E’ chiaro che quanto fatto finora non è sufficiente…

Faccia un esempio.

E’ positivo lo sblocco di sei miliardi per il pagamento alle aziende creditrici da parte delle amministrazioni pubbliche e su questo ci siamo battuti, tuttavia ne servono 70 in totale e bisogna lavorare su questo. Altra questione: è positivo che il ministro Passera si sia dichiarato disponibile a rivedere il patto di stabilità. Noi diciamo che va fatto rapidamente perché lo status quo impedisce l’utilizzo di circa dieci miliardi che Comuni e Province hanno nelle loro casse e non possono spendere per fare investimenti e pagare i fornitori. Su tutto questo stiamo facendo e faremo fino in fondo la nostra parte.