Se il vulcano d’Islanda entra nella top ten del Global Warming
20 Aprile 2010
Si può collegare l’eruzione del vulcano islandese con il riscaldamento globale? C’è un nesso fra il global warming, lo scioglimento dei ghiacciai e le eruzioni vulcaniche? Se l’eruzione dello Eyjafjallajkull non è stata poi così rilevante dal punto di vista geologico, nei prossimi decenni questi fenomeni potrebbero essere sempre più grandi e frequenti. Il riscaldamento climatico, secondo alcuni, ridurrebbe lo spessore del ghiaccio sopra i vulcani e questo influenzerebbe i sistemi magmatici.
In un articolo apparso su Geophysical Research Letters, il professor Sigmundsson – islandese anche lui – spiega che dal 1890 il ghiacciaio islandese Vatnajokull, uno dei più grandi al mondo, ha perso il 10 per cento del suo spessore, provocando un innalzamento del terreno sottostante di 25 millimetri e la formazione di 1,4 km cubi di magma nei vulcani sottostanti. Sappiamo che alle alte pressioni, legate alla coltre di ghiaccio soprastante, le rocce non si possono espandere liberamente e fondere per trasformarsi in magma; è vero che se lo spessore del ghiaccio diminuisce cala anche la pressione di “contenimento” della camera magmatica e che questo comporterebbe la formazione di più magma, ma in fin dei conti quella di Sigmundsson resta ancora una affermazione generale e teorica, da cui non è possibile ricavare alcun tipo di informazione certa sulle possibili conseguenze dell’aumento del vulcanismo nell’area islandese o sul relativo impatto sulle attività umane.
Per esempio, tanto per restare nel campo delle ipotesi, un’altra possibilità potrebbe essere che la diminuita pressione faccia sì che il magma trovi sbocco in superficie attraverso la formazione di nuove vie di fuga, ovvero un numero maggiore di bocche eruttive. La ‘superficie di frammentazione’ stessa del magma (cioè il livello di ‘essolizione’ in cui i componenti volatili si liberano dal magma) subirebbe variazioni tali da inibire il carattere esplosivo dell’eruzione. In questo caso, potremmo assistere a un vulcanismo più tranquillo, per così dire, di tipo effusivo, se vogliamo abusare ancora del lessico scientifico. Oltretutto senza la coltre glaciale si eliminerebbe il problema dell’interazione tra l’acqua di fusione del ghiaccio e il magma, il tipo di eruzione a cui abbiamo assisto in questi giorni. In ultima analisi potrebbero essere evitati anche fenomeni come quello della grande nube nera che ha coperto l’Europa.
Sigmundsson si è limitato a fare una ipotesi scientifica e a formulare un modello su un determinato fenomeno ma non ci sorprenderebbe che, alla luce e sull’onda emotiva di quanto sta accadendo quando si discute del global warming, le parole dello scienziato venissero travisate o (è già accaduto) per fare un’equazione semplice semplice fra riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, eruzioni vulcaniche e, last but non least, l’influenza dei fattori antropici su quelli naturali. Come a dire che se gli aerei e i passeggeri in questi giorni sono rimasti a terra è colpa delle emissioni inquinanti.