Se Jobs avesse 6 settimane di vita convincerebbe Buddha a dargliene 12
20 Febbraio 2011
Secondo Fortune è uno dei 25 uomini d’affari più potenti al mondo. Forbes l’ha inserito al 42esimo posto nella classifica dei cittadini statunitensi più ricchi. Per il Times, nel 2010, è stato l’uomo dell’anno. Il presidente Usa Obama ha dichiarato, nel recente incontro avuto alla Casa Bianca, che è "un esempio di quello che deve essere il sogno americano". Con i suoi prodotti, è uno dei più “scaricati” dalla rete. Vanta e gode di una fama che, nel mondo informatico, è pari solo al suo amicorivale Bill Gates. E’ il Ceo per eccellenza o, per meglio dire, l’iCeo. Steve Jobs.
La prima parte della sua vita non è stata facile, nato da madre americana (Joanne Carole Schieble) e da padre siriano, non fu educato dai suoi veri genitori ma fu dato in adozione appena nato. I fortunati sono Paul e Clara Jobs, residenti nella ormai famosissima Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Anche se sostenuto dai genitori gli esordi non furono felicissimi. Nel ‘72 Steve si diplomò all’istituto Homestead di Cupertino, in California, e si iscrisse al Reed College di Portland nell’Oregon, ma abbandonò dopo solo un semestre per mancanza di soldi.
I cavalli di razza, però, prima o poi vengono fuori e dopo soli due anni si ritrovò nell’allora floridissima Atari insieme al suo amico Steve Wozniak. Di li a poco si misero in proprio e si assicurarono un finanziamento da Mike Markkula grazie al quale, nell’inverno del ‘76, fondarono la Apple Computer. Come è ormai risaputo la prima sede ufficiale della nuova società fu il garage dei genitori di Steve in cui, di fatto, nacque l’Apple I, che vide la luce il 1º aprile del 1976. Leggenda vuole che per accrescere i propri, comunque scarsi, fondi fu costretto a vendere il suo pulmino Volkswagen e il socio Wozniak la propria calcolatrice. Nel ‘77 arrivò il lancio del 1° pc di massa, l’Apple II.
Apple Macintosh. Basta il nome per riportare la mente al 24 gennaio 1984, data di nascita del dispositivo dotato di icone, finestre e menu. Il Mac avrebbe rivoluzionato un intera industria. Ma il vento stava per cambiare di nuovo e così, solo 12 mesi più tardi, il duo si divise e Steve decise di fondare la NeXT Computer e di acquistare la Pixar dalla LucasFilms, una casa di produzione cinematografica specializzata in animazioni computerizzate.
Gli esperti dell’epoca sostenennero che i pc della NeXT fossero migliori dei concorrenti ma a causa dei prezzi alti non si imposero, anche in seguito alla comparsa di computer "cloni". Se la carriera sembrava bloccata, almeno la vita privata correva sui binari giusti. Nel ‘91 si sposò con Laurene Powell; dall’unione sono nati 3 figli. Curiosamente, la cerimonia fu officiata da un monaco buddista.
Val la pena ricordare che le curiosità che riguardano il privato di Steve sono tante: ama molto la sua città natale, Palo Alto, ma anche l’Europa, ed uno dei suoi più grandi motivi d’orgoglio è quello di vedere un manifesto della Apple accanto al Louvre. E’ anche un grande appassionato di musica. Il suo artista preferito è da sempre Bob Dylan e si vocifera che frequentò Joan Baez per un certo periodo solo perché era stata la fidanzata dello stesso Dylan. Inoltre si descrive come un “audiofilo”: dopo essere diventato ricco comprò sistema stereo dai 100mila dollari.
Nel 1996 la Apple in crisi contatta Steve per il grande ritorno. Jobs in cambio chiede che la Apple acquistasse la NeXT (a sua volta in crisi) e così fu. Nel ’97 torna così a essere Ceo, ma senza stipendio (tuttora riceve la cifra simbolica di 1 dollaro all’anno). La sua mansione, evidentemente, comporta diversi altri benefit come premi di produzione tra i quali un jet privato da 90 milioni di dollari e circa 30 milioni di dollari in azioni (2000-2002). Ma il meglio deve ancora venire.
Il vulcanico steve – dopo i pc e la computer grafica – lancia sul mercato un piccolo aggeggio che serve per sentire la musica, un lettore digitale che avrà un “discreto” successo, l’Ipod. Basti pensare che attualmente è il lettore multimediale più venduto al mondo, con una quota di mercato superiore all’80%. Anche la forma conta, così dal 2007 la Apple Computer Inc. diventa semplicemente Apple Inc, a sottolineare lo spostamento dai pc al multimedia in genere. Nello stesso anno arriva l’iPhone, un crack di vendite che nei primi 200 giorni conquista il 19% del mercato con 4 milioni di unità vendute. Seguirà quello che ad oggi è l’ultima invenzione del genio creativo, l’iPad. Un tablet, ovvero una via di mezzo tra uno smartphones e un pc portatile, che è già entrato in milioni di case.
D’altra parte per questa dote di riuscire a convincere il mondo con le sue idee è stato inventato l’RDF. Il Reality Distortion Field (o Rdf) è un termine coniato dall’ingegnere Apple Burrell Smith per descrivere il carisma di Steve e la sua capacità di persuadere il pubblico. Fu usato la prima volta nel contesto lavorativo ma ormai è ampiamente utilizzato per descrivere il suo carisma in generale, soprattutto sul palco.
In una sorta di orrenda legge del contrappasso il sempre maggior successo lavorativo di Jobs è corrisposto, negli ultimi anni, a condizioni di salute precarie. Nel 2004 scoprì, per fortuna in tempo, di avere una rara forma di tumore maligno al pancreas. Durante la sua assenza Tim Cook ne prese il posto come Ad. Passato il peggio sembrava in buona salute ma a causa del cancro e delle terapie sviluppò il diabete di tipo 1 che lo costrinse a iniziare la terapia insulinica per curare gli scompensi metabolici e a seguire una dieta bilanciata (Jobs è pescetariano, un regime alimentare secondo cui ci si astiene dal consumo della carne animale a eccezione del pesce e dei frutti di mare) con apporti controllati di carboidrati, proteine e grassi.
A parte la dieta, un altra stranezza di Steve (utile a ricordarci di chi stiamo parlando e render meno pesante il suo iter medico) riguarda la sua mania per i parcheggi. A quanto pare ha l’abitudine di lasciare la sua auto, una riconoscibilissima Mercedes grigia, sui posti riservati agli handicappati quando si reca a lavoro. Probabilmente il simbolo della sedia a rotelle blu gli fa pensare che il posto è riservato per il presidente. Ma non basta, quando compie questa operazione è anche solito rimuovere la targa, in modo da rendere non multabile la vettura.
Tornando a discorsi seri, dopo diverse apparizioni preoccupanti, in un comunicato stampa ufficiale del 5 gennaio 2009, Jobs affermò di stare "bene" e di avere "solo uno scompenso ormonale" che gli impediva di "prendere peso" ma solo 5 giorni dopo annunciò il suo ritiro da Apple per 5 mesi a causa dei suoi problemi di salute, delegando ancora una volta la carica di amministratore delegato a Tim Cook. In una lettera aperta ai dipendenti di Apple, Jobs dichiarò che le sue condizioni di salute fossero "più complesse di quello che pensava" e che necessitava di cure mediche complesse. In questo periodo le voci si rincorsero e nel giugno dello stesso anno uscì un articolo sul sito internet del Wall Street Journal che spiegava come, ad aprile, avesse subito un trapianto di fegato nello stato del Tennessee e le sue condizioni fossero buone. Il 9 settembre 2009 Steve tornò sul palco a presentare il rinnovo dell’intera gamma di iPod. Apparso in condizioni migliori rispetto all’ultima volta ne approfittò per ringraziare il ragazzo di vent’anni, deceduto in un incidente stradale, che gli ha donò il fegato e per invitare tutti a diventare donatori.
Da poco Apple ha annunciato che Jobs ha richiesto un nuovo congedo medico anche se rimane rimane il CEO e continuerà ad occuparsi delle questioni strategiche ma verrà sostituito, ancora una volta, per le operazioni giornaliere da Tim Cook.
Impossibile negare che le storie più belle siano anche le più complesse e in questo senso la storia di Steve appassiona e stimola. Benché non sempre sia dipinto come il migliore degli uomini la sua figura si trascina dietro un aura di carisma e talento difficilmente eguagliabili. Dal 1998 (anno in cui tornò alla guida dopo l’esilio) a oggi il titolo Apple è cresciuto del 2.250% circa; di certo i meriti vanno equamente divisi tra tutti i dipendenti ma l’iCeo, forse, ci ha messo qualcosa in più.