Se “la festa dell’Inverno” ora sostituisce pure il Natale

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Se “la festa dell’Inverno” ora sostituisce pure il Natale

Se “la festa dell’Inverno” ora sostituisce pure il Natale

07 Novembre 2019

L’Occidente, terra un tempo identificata con la Cristianità, oggi vive il suo momento di più feroce scristianizzazione in nome della tolleranza, della apertura a qualsiasi importazione culturale esotica. Non c’erano dubbi sulla forza di questo processo, ma il cuore sta venendo raggiunto in fretta, la festa più popolarmente percepita, che unisce tutte le estremità geografiche e travalica oceani e continenti, il Natale, viene messa in discussione dalla famosissima azienda svedese che in Danimarca ripensa le feste secondo esigenze commerciali.
Le contestazioni sulla commercializzazione di tutte le festività sono il tema di polemiche ormai vecchissime, cui però non si è mai riuscito a dare una concreta risposta. L’apice di questa riflessione era ovviamente la riduzione del Natale da solennità al centro della cultura europea, cristiana, a semplice convivio di incontro con parenti e scambi di regali in cui i bambini e i genitori perdono il senso spirituale della celebrazione.

Non dovrebbe sorprendere perciò che se a forza di estendere le maglie della tolleranza verso qualsiasi cultura esotica e non (sentimenti atei e agnostici), sia stata proprio una azienda europea, che deve vivere del profitto, della attrazione dei clienti, a lanciarsi in una avventurosa suggestione, che anziché riempire gli scaffali di qualsiasi rimando al Natale in senso più cristiano con Gesù e i Santi, o più neutrale, con Babbo Natale, quest’anno abbia ben pensato di eliminare qualsiasi riferimento per celebrare una rispettosissima “Festa dell’inverno”.

La destra scandinava insorge all’istante. Peter Skaarup, guida del Partito Popolare Danese, incalza su Facebook «Mentre la maggior parte della popolazione danese si prepara a festeggiare il tradizionale Natale, Ikea ha iniziato a mettere decorazioni per la “Festa dell’Inverno” (Vinterfest)». Critiche anche dalla Norvegia, dove l’omologo del Partito del Progresso tuona a sostegno della tradizione natalizia e sostiene che «Il politically correct svedese non ha limiti e meriterebbe che gli fosse assegnato al più presto lo status di parodia di se stesso».

Il passo in realtà sembra maliziosamente inserito in una serie di eventi. Prima il Sommo Pontefice ha avallato posizioni teologiche nel sinodo sull’Amazzonia che hanno lasciato molti dubbi in seno alla comunità cristiana, che ha pure visto arrivare nelle chiese romane le statuette votive pagane, le Pachamama. Poi la ormai consueta celebrazione di Halloween le cui origini tra paganesimo e folklore locale appaiono molto arcane, ma è estremamente evidente la cultura della morte immaginaria, che nasconde le celebrazioni dei Santi e dei Morti, veri.

Così non facciamo in tempo a finire queste brevi feste che arriva la notizia che dal nord progredito ed emancipato la nuova sfida alla tolleranza è di riportare il Natale alle festività pagane della celebrazione della Natura, del creato e dei cicli, anziché del Creatore. Se a qualcuno danno fastidio le immagini sacre e perfino un commerciale Babbo Natale, per battere cassa allora: benvenuto sacro Inverno!