Se la parola “nero” è razzialmente corretta, come faranno i sinistri ad insultare i presunti “fascisti”?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Se la parola “nero” è razzialmente corretta, come faranno i sinistri ad insultare i presunti “fascisti”?

Se la parola “nero” è razzialmente corretta, come faranno i sinistri ad insultare i presunti “fascisti”?

29 Giugno 2020

Nella follia che il movimento BLM ha suscitato in queste settimane in tutto il mondo è sorta una guerra linguistica alla parola “bianco” poiché ad ogni utilizzo di essa corrisponde inevitabilmente il segno tangibile di una mentalità razzista che è insita nel mondo occidentale. Basta scrutare le agenzie di stampa per notare il numero incredibile di azienda che dalle prime rivolte sorte dopo la morte di George Floyd negli Stati Uniti, hanno progressivamente cancellato in tutto il mondo campagne pubblicitarie, prodotti e sostituito testimonial di carnagione bianca, dopo il sorgere di violente polemiche sui social network. Una follia dilagante che preoccupa soprattutto le multinazionali che nel corso di poche settimane hanno visto piovere su molti dei loro prodotti le più incredibili allusioni. L’ultima caccia alle streghe ha riguardato il mondo dei cosmetici, tanto che il più grande gruppo specializzato nel settore al mondo, la francese L’Oreal ha deciso di eliminare dalle etichette dei propri prodotti le parole “bianco, sbiancante e chiaro”, per uniformarsi alla lotta contro il razzismo. Uniformarsi infatti per timore di essere attaccati dalle campagne ben organizzate sul web dal movimento BLM e dalle varie sigle radicali che operano in tutto il mondo.

Non è la prima volta che alcuni termini vengono additati come “razzisti”, e una guerra al linguaggio comune era stata già ingaggiata dal MeToo tempo fa. Adesso ogni riferimento al “bianco” è classificato inevitabilmente come razzista, figurarsi poi il concetto di “sbiancamento”, palese volontà di cancellare tratti cerulei, dunque una pura discriminazione. Ma il festival del manicomio ambulante non termina qui, perché guai a utilizzare la parola nero, il che significherebbe etichettare qualcuno come diverso, dunque anche qui siamo dinanzi ad un esempio lampante di razzismo latente. Sorge spontaneo chiedersi che fine avrebbe fatto oggi una star musicale come Michael Jackson campione dello sbiancamento, probabilmente la stesse di molte statue nelle piazze di tutto il mondo, dopo un attenta campagna social al grido di “rinnegato”.

Anche il linguaggio politico dunque dovrà aggiornarsi, come saggiamente ricordato dal Prof. Marco Gervasoni, come faranno, infatti, i novelli antifascisti italiani ad utilizzare il termine “nero” nei confronti dei sospetti cospiratori fascisti senza cadere nell’odiato dogma razzista? Ma in fondo anche il termine “rosso” è razzista nei confronti dei nativi americani? E il giallo? Anche, altrimenti nel lontano – come si diceva un tempo – ma sempre vicino oriente potranno giustamente sentirsi esclusi dal torneo della caccia al razzismo. Ecco come la tragedia si è tramutata in farsa.