Se la scuola si nasconde per paura dei mullah

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Se la scuola si nasconde per paura dei mullah

13 Aprile 2007

Come esperto di Medio Oriente sono quotidianamente sottoposto alla visione di materiali provenienti da fonti arabe o islamiche che fanno drizzare i capelli in testa, senza contare i dettagli di orribili attentati che i media ci mostrano ogni giorno. Ma un articolo apparso di recente su un quotidiano inglese è stato capace di spaventarmi come mai in precedenza.

Era così spaventoso perché rivelava come l’istituzione più accreditata nel preservare la democrazia e la civiltà occidentale, e cioè il sistema scolastico, ha tradito questo credito. Secondo un rapporto del dipartimento istruzione del governo inglese, le scuole stanno eliminando l’Olocausto dall’insegnamento della storia per evitare di offendere gli studenti musulmani.

E questa è la frase più terribile nel resoconto offerto dal giornale: “Alcuni insegnanti sono riluttanti nell’occuparsi della Shoah per paura di irritare quegli studenti nel cui credo è inclusa la negazione dell’Olocausto”. Avete capito? A casa o nelle moscheesi insegna ai ragazzi che l’Olocausto non è esistito e gli insegnanti, piuttosto che contraddire questa dilagante bugia, preferiscono ignorare la questione.

Per lo stesso riflesso non si insegnano più le Crociate e non perché quella storia potrebbe accentuare conflitti sociali e religiosi (ché già non sarebbe una buona scusa), ma perché “tali lezioni contraddicono ciò che è insegnato nelle moschee locali”. Per di più, gli insegnanti omettono questi insegnamenti, sempre secondo la stampa inglese – “nel timore che gli alunni musulmani possano sviluppare sentimenti anti-semiti o anti-israeliani”.

Rapporti simili sono apparsi anche in Francia dove ci si è spinti ancora più in là. Così, 500 anni di progressi nella libera indagine intellettuale attraverso la logica e l’evidenza sono stati abbandonati.  Invece di sfidare gli studenti e mettere in discussione le loro convinzioni, si preferisce lasciarli tranquilli con i loro pregiudizi. Questo comportamento rafforza il razzismo, l’intolleranza e l’odio, in nome di quella filosofia – la correttezza politica – che dovrebbe invece combattere quei fenomeni.

E a rendere le cose ancor più gravi bisogna notare che non ci sono state rivolte o proteste di massa contro questi insegnamenti. Non si tratta neppure di una resa, ma di un’offerta volontaria che arriva senza pressioni o minacce.

Fino ad oggi, le moderne società democratiche hanno assorbito con un certo successo un grandissimo numero di immigrati grazie al processo di integrazione o almeno di acculturazione dei nuovi arrivati. L’idea di fondo, che ha funzionato bene negli Usa, era quella secondo cui gli immigrati devono accettare le regole della società che li accoglie. Per questo milioni di persone sono arrivate in Occidente in cerca di sicurezza, di libertà, di benessere e hanno anche potuto conservare gran parte della loro cultura e tutta la loro religione.

Ma oggi sono le società più democratiche e meglio funzionanti che devono adattarsi a quelle meno democratiche. Ma questo dove si fermerà?  Dovremo smettere di insegnare i valori democratici a quegli studenti a cui viene detto che si tratta di un’eresia poiché l’unica legge da rispettare è quella di Dio? Si potrà insegnare l’evoluzione o parlare di disegno intelligente se questo contraddice ciò che viene insegnato nelle moschee? E si potrà parlare di tolleranza a scuola senza disturbare tutti quelli a cui viene insegnato ad essere intolleranti?

Questo andazzo oltretutto condanna gli immigrati musulmani a restare schiavi degli islamisti radicali. Invece di sfidare il radicalismo la scuola lo rafforza e lo protegge. Agli studenti ansiosi di conoscere cose nuove e pronti ad essere addestrati alla libertà di pensiero verrà detto di tacere e credere a ciò che gli dicono i mullah. Ogni studentessa musulmana che volesse rifiutare il velo o affermare la propria libertà personale non troverà supporto o legittimazione dal sistema scolastico, ma sarà sospinta in un ghetto culturale.

C’è infine l’elemento più terrorizzante di tutti ed è quello che sta accadendo in Europa: la totale passività con cui si giustifica o si ignora questa rivoluzione contro la libertà

Barry Rubin è direttore del Global Research in International Affairs (GLORIA) e dirige il  Middle East Review of International Affairs (MERIA) Journal e i Turkish Studies