Se la sicurezza è un bene comune il Governo non faccia tutto da solo

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Se la sicurezza è un bene comune il Governo non faccia tutto da solo

09 Aprile 2017

Quanto accaduto a Galatone, in Salento – un immigrato dedito all’elemosina, con precedenti per minacce lesioni e rapina, che accoltella con un taglierino un sedicenne intervenuto in difesa della sua amica (l’immigrato pare avesse rivolto pesanti apprezzamenti alla minorenne) – rimette al centro del dibattito politico un tema, la sicurezza, su cui governo e parlamento stanno lavorando con l’arrivo del “pacchetto Minniti”, le misure al vaglio del ministro dell’interno per rafforzare, appunto, sicurezza e decoro delle nostre città. L’accattonaggio molesto da parte di immigrati spesso clandestini, quando viene esercitato con arroganza e prepotenza, ha assunto con il passare del tempo una dimensione intollerabile, tanto più quando mette in gioco la sicurezza stessa dei cittadini, come nel caso di Galatone. E’ solo uno degli aspetti che dovrebbero rientrare nel piano del governo per garantire la vivibilità nelle aree urbane, portando verso una maggiore condivisione tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini su questi temi. 

Per una volta non si tratta di polemizzare sulle misure allo studio di Miniti, non si tratta, cioè, di aggrapparsi alla dialettica destra-sinistra nel tentativo di incasellare ideologicamente questo o quel provvedimento, bensì di ritrovare le ragioni dettate dal buonsenso capaci di migliorare la nostra vita di tutti i giorni (“trasformare la sicurezza in un bene comune” ha detto il ministro), integrando al tempo stesso il pacchetto con ulteriori misure migliorative. Del resto, alcune delle proposte avanzate dal governo ricalcano il disegno di legge presentato nel febbraio dell’anno scorso dai senatori Quagliariello e Augello, per la prevenzione, la lotta al degrado e per la sicurezza urbana, che al suo interno conteneva anche proposte per il contrasto al racket dell’accattonaggio e per il potenziamento della videosorveglianza, esempi calzanti rispetto alla vicenda di Galatone. Si tratta in ogni caso di questioni che vanno affrontate con maggiore determinazione di quella mostrata fino ad ora dall’esecutivo, da qui gli emendamenti che IDEA, il partito guidato dal senatore Quagliariello, ha preparato al pacchetto sicurezza, emendamenti che vanno in diverse direzioni ma tenuti insieme da un valore, la “sicurezza partecipata”.

Si prevede la partecipazione di rappresentanti dei cittadini alle sedute dei comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica. Si intende rafforzare i sistemi di videosorveglianza – una richiesta che arriva proprio dai sindaci, compreso quello di Galatone – estendendo il credito di imposta per chi li installa (fino al 30% della spesa sostenuta) dalle persone fisiche alle attività imprenditoriali e commerciali. Si propongono azioni per stanare la contraffazione e punire il rovistaggio che alimenta il traffico illecito dei rifiuti. Si vuole incrementare l’investimento nel comparto delle forze dell’ordine, con nuove assunzioni. E ancora: dotare la polizia di telecamere nei cortei; garantire, quando è necessario, la presenza dei pubblici ministeri in piazza durante manifestazioni a rischio (si pensi a quanto accaduto in Val di Susa con il movimento NO Tav); l’arresto obbligatorio per chi commette reati di devastazione e saccheggio, e il fermo di polizia innalzato fino a 48 ore in flagranza di reato.

Da domani e nella prossima settimana, in Commissione affari costituzionali al Senato, l’esame degli emendamenti al pacchetto sicurezza entrerà nel vivo, ma, dicono i boatos, ci sarebbe una certa indisponibilità dell’esecutivo e della maggioranza che lo sostiene ad accettare nuove modifiche. Se la battaglia per la sicurezza vuole davvero coinvolgere i cittadini, superando gli steccati ideologici, è auspicabile che in parlamento non finisca ancora una volta così, come al solito, dividendosi e giudicando inaccettabili le proposte, di buonsenso, che arrivano dalla opposizione.