Se non posso parlarti d’amore almeno ti scrivo del mio supermercato
23 Maggio 2010
Cara Teresa,
per non sembrare quello che pensa sempre alla stessa cosa, sappi che per non pensarti vado spesso al supermercato. Lì ho cominciato a catalogare le persone che lo frequentano in due gruppi differenti: quelli che non conosci, e quelli che conosci.
Le persone che non conosci sono quelle che come te sono venute da sole, ma a differenza tua parlano da sole con barattoli di pomodori pelati, foglie di insalata e tappi di bagnoschiuma. Mentre sono dietro di te nella scelta ad esempio dello yogurt, ti passano davanti continuando a parlare da sole, afferrano lo yogurt e velocemente vanno via perché le persone che parlano da sole hanno sempre molta fretta.
Nella categoria delle persone che non conosci ci sono anche le coppie che vengono assieme per dividersi i compiti, ma essendo la donna ad avere il comando supremo è lei che tiene per sé gli obiettivi principali, e lascia all’uomo incarichi secondari come la scelta dello zucchero o della carta igienica, che specialmente d’estate si trasforma nella scelta del cocomero o del melone.
Riuniti intorno alla stessa cesta di cocomeri e meloni, trovi così capannelli di uomini intenti a periziarli, soppesarli, scuoterli, annusarli, ognuno con la propria tecnica, ognuno senza sapere in realtà cosa diavolo stia facendo, ma tutti con la stessa faccia esperta mentre tornano soddisfatti al carrello della compagna, litigando con lei solo alla sera, davanti alla fetta di cocomero o di melone andato a male.
Poi ci sono quelli che della frutta se ne fregano e passano le ore al supermercato come fossero in biblioteca, a leggere le informazioni nutrizionali: una grande innovazione del progresso che quando una volta non c’era si faceva senza, e si mangiava ugualmente.
Infine ci sono le persone che si conoscono. Al supermercato riesco sempre a incontrare persone che conosco e che farei volentieri a meno di conoscere. Fermi a parlare del più e del meno, mi ritrovo a spiare di nascosto il loro carrello trovandolo pieno di cose che io mai e poi mai comprerei, tipo confezioni da un chilo di fegato, o buste di patatine al formaggio, e tutte le volte mi chiedo: ma questa gente, in casa loro, che razza di roba mangia?
Allora finisco con l’essere contento di vivere a casa mia, e dopo i saluti di rito mi defilo verso le casse e scruto le varie file scegliendo quella che mi sembra meno lunga. La trovo mentre da lontano la trova anche un altro, della categoria dei non conoscenti, che con un carrello stipato il triplo del mio affretta il passo e mi si piazza davanti al naso.
Aspetto con pazienza il mio turno, infilo finalmente tutto quanto dentro la busta, esco dal supermercato, ma una volta uscito non è ancora finita. Le persone che conosco e non vorrei conoscere sono regolarmente davanti a me, nel parcheggio sotterraneo dove non si vede il sole, non si vede la mia macchina, ma si vedono solo le persone che conosco e non vorrei conoscere, e mai una volta che ti abbia visto al supermercato sotto casa tua che da quando ci vado ho totalizzato milleduecento punti fedeltà vincendo un pure “weekend da sogno”.
Ora dimmi tu cosa me ne faccio di un weekend da sogno se non posso andarci con chi dico io? Tu cosa sceglieresti in alternativa se avessi milleduecento punti? Io quasi quasi mi prendo la bilancia elettronica.
Edoardo
Tratto da Massimo Vitali, L’Amore non si dice, Fernandel 2010. Tutti i diritti riservati