Se non vuole eclissarsi Emiliano deve sganciarsi da chi l’ha bidonato

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Se non vuole eclissarsi Emiliano deve sganciarsi da chi l’ha bidonato

12 Ottobre 2011

Tifando per Michele Emiliano alla guida dell’Anci, mi piaceva l’idea di un sistema-Puglia che giocasse unito le sue partite e, da antico amministratore comunale, non mi dispiaceva – conoscendo il personaggio –  l’idea di una qualche forma di eresia al potere in uno dei templi del consociativismo partitocratico. Ed invece, nonostante la designazione ufficiale di Bersani, D’Alema e dintorni, nonostante le aperture che aveva registrato da parte del centrodestra, Emiliano ha dovuto registrare una sconfitta grave, che ha coinvolto nell’immaginario collettivo perfino il Sud in quanto tale e che il Sindaco di Bari ha avuto il torto di accettare troppo presto, subendo il volere di un Partito che pur lo aveva esposto e bidonato, quando avrebbe dovuto portare la sfida fino in fondo.

Di qui una delusione sincera: Emiliano non riesce a liberarsi della divisa troppo stretta di un Partito e di una coalizione che continuano a trattarlo come un ingombrante corpo estraneo, infliggendogli, dalla mancata conferma alla guida regionale del Pd al rigetto della sua auto-candidatura alla Regione fino a quest’ultima vicenda, un’umiliazione dopo l’altra.

Quanto ai suoi prossimi passi, non s’illuda troppo su una facile designazione per il dopo-Vendola: il suo fratello-coltello già sta costruendo candidature Pd molto più malleabili, D’Alema ormai è meglio perderlo che trovarlo e comunque come sponsor non ne imbrocca regolarmente una e, dall’amalgama mal riuscito di nomenclature post-comuniste e post-democristiane che è il Pd, non mancheranno pesanti anti-corpi nei confronti di quello che resta pur sempre, per entrambe, un incontrollabile intruso. Se poi Emiliano conta sulle Primarie, ricordi che ne ha già prese dagli apparati che pur gli contrapponevano Blasi e che su quel terreno il potere vendoliano è imbattibile.

Tanto meno conti sulla gratitudine per avere fatto da inarrestabile battistrada all’altrimenti impensabile conquista da parte della sinistra di una delle Regioni più di destra. Semmai in politica vale la regola contraria: non si odia nessuno più del proprio creditore.  Insomma, il rischio che il fenomeno-Emiliano sia di fatto archiviato con la fine del suo mandato di Sindaco è concreto. A meno che egli non si decida ad essere quello che è apparso agli elettori di Bari del 2004 e del 2009, ossia un soggetto politico soltanto occasionalmente collocato su un fronte invece che sull’altro, ma capace di interpretare sentimenti e ragioni molto più ampie, fino a vincere nettamente perfino nella più filo-berlusconiana delle elezioni quale quella in cui nelle stesse urne il centrodestra stravinceva alle Europee ed alle Provinciali.

Per essere ancor più chiari, l’emilianismo non sarà una meteora soltanto se saprà liberarsi della zavorra dei "sinistrismi" che l’hanno usato e lo stanno scaricando. E perfino a me non dispiacerebbe l’idea di una sfida elettorale con un Emiliano liberato, in una Puglia restituita alla sua vera natura, e cioè alla cultura dello sviluppo, sulle gambe dell’intraprendenza e della laboriosità di un Popolo concreto, che sta pagando molto cara l’intossicazione ideologica di questi ultimi anni segnati dagli utopismi anti-moderni di stampo vendoliano.