Se Obama mette l’IVA in America scoppierà una rivoluzione

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Se Obama mette l’IVA in America scoppierà una rivoluzione

24 Giugno 2011

Come ho sottolineato in precedenza, l’IVA è potenzialmente una gigantesca risorsa di introiti fiscali che consentirebbe alla sinistra di finanziare politiche di welfare di dimensioni europee senza batter ciglio. In fin dei conti, l’imposizione dell’IVA darebbe all’America un sistema fiscale di stile europeo.

E’ chiaro però che l’introduzione dell’IVA genererebbe una tempesta di opposizione. I Democratici commetterebbero un suicidio politico spingendo uno schema di tassazione del genere, dato che tale misura finirebbe col penalizzare i poveri e la classe media. Ed è questa la ragione per cui la sinistra ha disperatamente bisogno di affabulare i Repubblicani più creduloni, e convincerli a seguirli sulla strada di un aumento delle tasse.

Rendere operativa l’IVA sarebbe doppiamente vantaggiosa per la sinistra statunitense. Il gettito di nuovi entrate fiscali renderebbe molto più facile la conservazione del sistema di welfare, e non è difficile capirne la ragione per la quale i Democratici insistano perché prenda corpo una politica fiscale  del genere. Ma anche i benefici politici sarebbero significativi per la sinistra. Prevedo un paio e più di conseguenze inevitabili qualora la leadership del GOP decidesse di convergere su un testo bipartisan d’approvazione del bilancio federale, finendo col sostenere indirettamente l’introduzione dell’IVA.

1 – Ci sarebbe una guerra civile dentro al Partito Repubblicano. La stragrande maggioranza dei politici nel GOP si sono impegnati elettoralmente a non alzare le tasse. Alcuni di essi sono evidentemente poco sinceri – naturalmente –  ma molti di loro credono genuinamente in un strenua difesa dei diritti dei contribuenti. Un accordo sull’aumento della tassazione creerebbe una trincea molto divisiva, simile a quella che si verificò nel 1990. Primo buon punto a favore della sinistra. 

2 – Gli elettori conservatori si ribellerebbero contro l’establishment del GOP. Quando le leadership  Repubblicane commettono scelte sbagliate, generalmente la base elettorale del partito entra in una fase di disillusione. Alcuni membri del GOP di Washington DC non attribuiscono molto peso a tale eventualità visto che a parer loro gli elettori “non hanno tante altre opzioni”. Agli elettori resterebbe comunque l’opzione di disertare le urne come fecero nel 2006 e nel 2008. Senza contare che essi  possono anche esercitare una terza opzione di di voto, come nel 1992. Secondo buon punto a favore della sinistra.

3 – Mettere sul tavolo l’IVA darebbe alla sinistra una perfetta opportunità di imporre nuova tassazione da lotta di classe. A causa della mentalità da gioco a somma zero negli ambienti politici di Capitol Hill, c’è una forte tendenza a mantenere l’attuale “distribuzione” della pressione fiscale. Ciò significa che un’IVA, percepita come ugualmente discriminante tanto per i poveri che la classe media, sarebbe quasi sicuramente associata a qualche forma di tassazione punitiva da indirizzare verso i contribuenti più produttivi della nazione. E siamo al terzo punto a favore della sinistra.

In sintesi l’IVA rappresenterebbe un disastro per la politica fiscale statunitense. Garantirebbe, da solo, la trasformazione degli Stati Uniti in un welfare state stile Grecia. E per coloro che hanno a cuore il futuro politico del GOP, la loro complicità in questo lo danneggerebbe agli occhi degli elettori.

Fortunatamente c’è un modo molto semplice per fermare questa infausta possibilità. I Repubblicani devono semplicemente dire di no. A costo di dire una cosa ovvia, non è possibile che venga imposta un’IVA senza che il GOP vi dia copertura politica con i Democratici. Di fatto, è abbastanza improbabile che un qualsiasi aumento della pressione fiscale d’ora in avanti, possa essere messo in campo senza che i Repubblicani forniscano il margine politico necessario alla vittoria.

Essi possono anche essere “il Partito Stupido”. Altra questione che diventino degli sciocchi autodistruttivi. A maggior ragione quando non c’è nessun argomento plausibile a giustificazione di un aumento delle tasse.

(Traduzione di Sergio Miracola e Edoardo Ferrazzani)

Tratto da The Commentator, il partner britannico de L’Occidentale