Se Prodi e Veltroni si riaffacciano alla finestra della politica

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Se Prodi e Veltroni si riaffacciano alla finestra della politica

19 Marzo 2009

A volte ritornano. E così Walter Veltroni e Romano Prodi riconquistano la ribalta, in prima persona o tramite i propri fedelissimi, e tornano a ritagliarsi un posto nell’agenda politica. E’ il passato recente del centrosinistra che torna a intrecciarsi con l’attualità, magari nella speranza di tornare a incarnarsi nel presente. Un’ambizione che i diretti interessati, per il momento, smentiscono con forza, allontanando da loro le “tentazioni temporali” della politica intesa come gestione diretta del potere. Ma si sa che le vie della politica sono infinite, soprattutto in un partito che appare ancora come un cantiere aperto, alla ricerca di una identità a cui aggrapparsi.

Il ritorno del Professore s’è consumata nella sede neutra e leggera della trasmissione di Fabio Fazio su Rai Tre. Una chiacchierata confidenziale che si trasforma in una rivendicazione della linea che sta seguendo Franceschini e in un inno al ritorno all’Ulivo, o Unione che dir si voglia. E’ un attacco diretto a quella vocazione maggioritaria imbracciata da Veltroni come segno distintivo del suo mandato ma anche una posizione che in tempi di magra elettorale non può che accendere fantasie e consensi. E così la dalemiana Livia Turco fa mea culpa: «Credo che il Pd non possa governare da solo, l’Ulivo è stata la proposta politica con cui è stato governato il Paese. Ho condiviso la scelta di andare da soli perché in quel momento non potevamo farne a meno ma la vocazione non è una proposta politica». Con Prodi si schiera il rutelliano Renzo Lusetti: «L’errore commesso da Veltroni è stato quello di annunciare che il Pd sarebbe andato da solo alla sfida elettorale Pd quando ancora non c’era la crisi di governo, una scelta che ha indebolito l’esecutivo». Pierluigi Castagnetti invita a fare coalizioni, ma «omogenee» e a guardare in avanti e non indietro. Una posizione mediana che è quella che sposa anche lo stesso Franceschini che certo non chiude le porte a un allargamento anche se promette che “non torneremo mai più a coalizioni con 10-15 alleati”.

Sull’altro fronte i veltroniani lavorano per ricostruire il loro ruolo politico e non disperdere il loro peso all’interno del Pd. E così Walter Verini e Giorgio Tonini si fanno promotori di una riunione pensata per rinsaldare le fila interne ma anche per esprimere sostegno al segretario in carica. E’ il secondo incontro organizzato dai veltroniani. Ce n’era già stato uno in precedenza con una forte partecipazione, circa un centinaio di parlamentari, tra cui il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, e poi Salvatore Vassallo, Stefano Ceccanti, Enrico Morando, Marina Sereni, Giovanna Melandri, Roberta Pinotti. Non tutti gli iscritti a parlare avevano avuto tempo di intervenire e così, già la volta scorsa, si era deciso di rivedersi. L’appuntamento, però, questa volta va in scena dopo il ritorno sulla scena di Romano Prodi.

E così l’incontro finisce per riportare alla ribalta la necessità di resistere all’ondata di ritorno del desiderio di unità a sinistra, ovvero di quella corrente di pensiero che punta ad unire tutto e il contrario di tutto pur di rendere una coalizione capace di vincere, disinteressandosi della coesione necessaria per governare.

La linea, insomma, è che non si può tornare "ad essere ostaggi di Mastella", per dirla con le parole dello stesso Tonini. Sono ancora piccoli movimenti tattici, naturalmente; fantasmi che si muovono nel buio, trama e ordito di una tessitura ancora inesistente. Ma il fattore nostalgia, in assenza di risultati elettorali, potrebbe tornare a fare la propria parte. E a quel punto il destino potrebbe concedere al Professore e all’uomo del Lingotto un’altra chance.