Se si spezza l’asse transatlantico

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Se si spezza l’asse transatlantico

27 Maggio 2014

I media italiani celebrano la vittoria alle elezioni europee del Pd, anzi l’impresa unica del sindaco d’Italia Matteo Renzi, e la sconfitta del populista Grillo, trascurando completamente l’analisi del voto di Regno Unito e Francia. Mai un leader di un partito della sinistra (il Pci-Pds-Ds-Pd, come lo chiamava Berlusconi) è stato tanto coccolato dal centrodestra, indicato addirittura come l’erede del leader di Forza Italia, il figlioccio che non ha avuto, quasi il figlio naturale.

Il grande elettore di Renzi è stato Silvio Berlusconi: dall’ospitata ad Amici della De Filippi, fino a indicare Grillo-Hitler come il maggior pericolo e vari, i suoi elettori sono corsi a votare Renzi (gli altri non sono andati a votare). L’altro grande sponsor di Renzi è stato Grillo, la creaturina del team Stella-Rizzo-Gabanelli, che ha fatto di tutto per spaventare gli elettori, promettendo sfracelli in caso di vittoria. “Vinciamo voi”, come ha twittato Filippo Facci, poi vedremo cosa accade. In preda al più allegro cupio dissolvi il centrodestra ha ceduto anche Piemonte e Abruzzo al partito di Renzi.

Per i politologi del Corriere saremmo di fronte a una nuova Democrazia cristiana perché starebbe per scoppiare una nuova guerra fredda, ma la Russia ha appena firmato un trattato trentennale per il gas con la Cina e il nuovo presidente ucraino sembra intenzionato a mettere a trovare una soluzione con Putin. In attesa delle nuova guerra fredda, Aldo Cazzullo si è accorto che il sistema politico europeo ha subito una sconfitta storica.

Nel Regno Unito l’Ukip di Nigel Farage ha stracciato i tories, eliminati i Lib-dem di Clegg, bastonato i laburisti, in Francia Marine Le Pen ha messo alle corde l’Ump, mentre i socialisti sono usciti distrutti dalle elezioni. Perdono i partiti tradizionali, dice Cazzullo, in realtà perdono i partiti atlantici. Il Regno Unito non ha l’euro, dall’Ue ha tratto soltanto vantaggi, ma da qualche tempo gli inglesi hanno scoperto di non sopportare più le immigrazioni dall’Ue, e pure i lettori del Guardian hanno cominciato a lamentarsi dei rumeni che arrivano a frotte e I want back my country. Il paese più multietnico e multiculturale d’Europa da decenni ha scoperto che è tutta colpa dell’Ue.

Il presidente Obama ha anche cessato le solite raccomandazioni di non abbandonare l’Ue negli ultimi tempi. Già il voto del parlamento britannico contro l’intervento in Siria (era del 1782 che un parlamento britannico non votava contro il governo sulla guerra) si era capito che la relazione tra Stati Uniti e Regno Unito era meno speciale. Uno studio del RUSI (Royal United Service Institute) del 24 aprile 2014 ha rivelato ai britannici che dalla fine della guerra fredda il Regno Unito ha speso circa 65 bilioni di sterline per imprese belliche, soprattutto in Iraq e Afghanistan, definite “strategic failures”.

Secondo l’analisi del RUSI l’invasione dell’Iraq avrebbe addirittura promosso il terrorismo islamico, radicalizzando i giovani musulmani in Gran Bretagna e la presenza dei combattenti islamisti britannici in Siria pone serie minacce al Regno Unito per il futuro. Simili considerazioni valgano anche per l’Afghanistan e un fallimento evitabile è considerata anche la nofly zone contro la Libia. Le sconfitte di Iraq e Afghanistan, “our Vietnam” per gli inglesi, hanno lasciato il segno sul Regno Unito e ha cominciato a dire “I want back my country”.

Il Regno Unito, con la City, la seconda borsa al mondo dove passano tutti i traffici asiatici, il Commonwealth, gli storici alleati danesi e olandesi, ha deciso col voto a Farage di prendersi una pausa di riflessione dalla speciale relationship e dall’Ue. E così anche la Francia, che dietro Marine Le Pen ha l’icona Giovanna D’Arco e non rielesse Sarkozy perché troppo americano, vuol fare futuro per conto proprio. Mentre l’Italia teme la nuova guerra fredda e ha rimpastato una Dc, Regno Unito e Francia non ne sembrano troppo preoccupate. Ma da noi la politica estera la fa il Papa, di recente omaggiato da una visita di Obama, che sabato e domenica, mentre gli italiani andavano a votare, è volato in Terra Santa, ha proposto due Stati e ha invitato Abu Mazen e Shimon Perez in Vaticano.

Renzi vedremo cosa farà in “Europa”, perché Der Spiegel scrive che per la Germania non è il massimo avere per interlocutori greci e italiani. E per non fare mancarsi niente anche i tedeschi hanno mandato pure loro un partito no-euro e perfino un deputato neonazi a Bruxelles.