Se una (non) mutanda vale più di mille polemiche

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Se una (non) mutanda vale più di mille polemiche

16 Febbraio 2012

Ma Belen ce le aveva le mutande o no? Dalla tv, ai giornali, ai blog questa è la domanda del giorno. E le parole farfalla, tatuaggio, spacco, slip sono tra le più cliccate del web.

Incredibile, verrebbe da dire. Se fino a 24 ore fa tutti, ma proprio tutti, dall’impiegato alla casalinga, dall’opinionista al prete, dal dirigente Rai alla signora in fila alla cassa, si sono sentiti in dovere di dire la loro sullo sproloquio – da predicatore da quattro soldi, concedetecelo – dell’Adrianone nazionale, oggi gli stessi sono alle prese con un emblema di difficile risoluzione: Belen Rodriguez indossava gli slip quando una falcata da prima serata ha fatto aprire un po’ troppo lo spacco vertiginosamente inguinale del suo vestito lasciando intravedere (‘intra’ neanche tanto) quella farfalla tatuata proprio lì, a un passo da dove non batte il sole?

E non c’è nulla che riesca ad arginare la curiosità dell’italiano medio di fronte alle immagini della bella argentina alle prese con lo spacco impertinente. Neppure le parole della stessa Rodriguez: “Ce li ho, ce li ho gli slip… sono speciali”. Niente, l’interrogativo rimane a consumare come il tarlo l’immaginazione dei sanremospettatori.

Ma sorge spontaneo chiedersi: che ne è del polverone soffocante di polemiche al vetriolo per i sermoni Celentaneschi, del palco invaso dal suono di sirene, finte esplosioni e immagini di elicotteri da guerra? Che ne è degli attacchi del Molleggiato a chiesa, giornali cattolici e politica? Se ieri si gridava alla scandalo, oggi i toni sembrano essersi smorzati. E tutti i discorsi pseudo impegnati /pseudoetici, sembrano essere scomparsi sotto un paio di finissime mutandine.

Come al solito, noi italiani non ci smentiamo mai. E non potevamo farlo soprattutto sul palco più nazionalpopolare che ci sia, quello di Sanremo, dove emergono seppur amplificati tutti quegli stereotipi che ci rendono (ahinoi per certi versi) inconfondibili nel mondo. Uno su tutti, quello che in nome della ‘gnocca’ siamo pronti a sacrificare tutto.