Se vince Wilders in Olanda è finito il multiculturalismo
13 Marzo 2017
Quando entri in Olanda dal confine tedesco, dov’è stata rispedita a casa la ministra di Erdogan che voleva fare propaganda per il Sì al referendum che trasformerà definitivamente la Turchia in una regime, le bandiere che sventolano alle finestre dei paesini di campagna sono quelle arancioni e del partito di Wilders.
Prima che Donald Trump irrompesse sulla scena internazionale vincendo le elezioni americane, Geert Wilders si era già spinto molto oltre nella battaglia contro l’ideologia islamica e per la difesa della civiltà occidentale. E di Israele. Wilders, che tra un paio di giorni potrebbe vincere le elezioni, non è un fascista come amano rappresentarlo i suoi avversari. La sua fortuna politica e le sue idee incendiarie nascono dal ceppo del liberalismo, da quel pensiero comune a diversi ambienti della cultura europea e britannica, che negli ultimi dieci anni si sono risvegliati capendo che il mix globalizzazione più società multiculturale, frontiere aperte per le merci e per gli uomini, si stava trasformando nell’incubo della islamizzazione e della guerra jihadista in casa nostra, con le scorribande armate e sanguinose del terrorismo islamico.
Il multiculturalismo, l’idea che tutte le culture fossero uguali o equivalenti, era diventato il cavallo di troia per snaturare valori su cui abbiamo costruito il nostro vivere civile, in una idea distorta della integrazione e della gestione dei fenomeni migratori: in Olanda, terra storicamente accogliente, le prime ondate migratorie successive alla decolonizzazione non causarono grandi problemi di integrazione ad un Paese che, dopo l’occupazione nazista, e anche a costo di rimandare i conti con la shoah, aveva comunque costruito un invidiabile modello di welfare e una economia solida nel panorama europeo. Rotterdam fu annichilita dai bombardamenti nazisti, oggi è forse il principale hub della logistica nordeuropea.
Ma l’arrivo sempre più consistente di immigrati dalla Turchia, dal Marocco e dai paesi del mondo arabo e musulmano ha finito per stravolgere il tessuto urbano e sociale di grandi città olandesi. Ad Amsterdam scendi dalla metropolitana e guardi la grande moschea, le donne con il burka che camminano con le buste della spesa a Sarfati Park, dove c’è la statua in memoria di Theo Van Gogh, il regista libero dai condizionamenti e per questo sgozzato da un marocchino, una mattina, quando era uscito di casa per farsi un giro in bicicletta. Gli stessi marocchini che oggi Wilders vorrebbe bloccare alle frontiere, chiudendo le moschee e verificando se lo status di rifugiati e profughi provenienti dal mondo musulmano è legale oppure no. Per una frase sui marocchini pronunciata durante un comizio, Wilders, che vive da anni sotto scorta, è stato condannato per incitamento all’odio, nella cieca subordinazione del potere giudiziario alla ideologia del “dialogo”, anche con chi quel dialogo rifiuta alla radice.
Sono anni che il biondo politico di Venlo denuncia la fine del multiculturalismo, sono anni che tiene discorsi infuocati contro l’islamofascismo, contro l’èlite globalista che lo tollera, contro l’establishment europeo e antirusso. E se fino adesso un politico accorto come Mark Rutte, il premier liberal-conservatore olandese, è riuscito a contenere il suo avversario, questa volta il biondo Geert potrebbe spuntarla. Potrebbe vincere, o diventare di nuovo centrale per la formazione di un governo di centrodestra. Come per Trump, i sondaggi lo danno indietro di qualche punto. Come per Trump, comunque vada, Wilders ha inciso e incide in profondità sulla politica olandese – e non solo olandese – tanto è vero che Rutte da qualche mese ha iniziato a inseguirlo sul terreno della immigrazione.
Fino alla escalation di questi giorni con la Turchia, che il governo dell’Aja non ha avuto paura di aprire con Ankara, e con Erdogan furioso per il respingimento dei suoi ministri. Era stato Wilders, nei giorni scorsi, a chiedere di respingere i ministri turchi impegnati nel loro tour elettorale referendario. Rutte, capita l’antifona, ha ordinato i respingimenti. La Danimarca, ma anche l’Austria e soprattutto la Germania, stanno prendendo misure simili. Insomma, se un moderato come Rutte chiude la porta ai ministri turchi, vuol dire che con una vittoria di Wilders alle elezioni cambierebbe radicalmente anche l’Olanda. Come sta avvenendo negli Usa. E se a Bruxelles qualcuno avrà qualcosa da ridire, è pronta Nexit, dopo Brexit, l’uscita dell’Aja dalla Ue.