Sede top secret, vetri antiproiettile e guardie armate: a Charlie Hebdo si lavora così
07 Gennaio 2017
Stasera a Parigi in Place de la Republique si commemora il secondo anniversario dell’attacco jihadista a Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese: nel 2015 un doppio attentato a “Charlie” e al supermercato ebraico Hyper Cacher di Montrouge fece 17 morti nel cuore della capitale. “Non rinunceremo al nostro mestiere”, ha detto Laurent Sourisseau, ‘Riss’, il direttore della testata, “non rinunceremo alla nostra passione. Cerchiamo di non farci prendere in ostaggio e di non far sì che le nostre vite siano dettate da questa violenza”. Ferito dai terroristi, il disegnatore è succeduto alla direzione a Charb, morto nell’attacco.
La manifestazione, nelle intenzioni degli organizzatori, che hanno chiesto ai cittadini di portare una candela da accendere, sarà all’insegna della sobrietà. Sobrio anche il ricordo dell’evento da parte delle autorità francesi. Meno rassicuranti le parole di Zineb El Rhazoui, 35 anni, di origini marocchine, che vive sotto scorta permanente dal giorno della strage e a settembre ha lasciato il giornale.
“Charlie Hebdo è morto il 7 gennaio” di due anni fa, dice la giornalista, spiegando che il giornale adesso è più prudente con il terrorismo islamista. “La libertà ad ogni costo è ciò che amavo di Charlie Hebdo, mentre lavoravamo superando ogni avversità. Io sarò sempre Charlie, quel Charlie che per anni, da solo, ha denunciato l’estremismo islamista”. Al momento, la redazione di Charlie Hebdo si trova in un luogo segreto, dove lavora. Alla redazione si accede con una parola d’ordine. I vetri dell’appartamento sono antiproiettile. Il luogo è protetto da guardie armate.