Sedute straordinarie per discutere sull’abolizione delle Province

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Sedute straordinarie per discutere sull’abolizione delle Province

31 Gennaio 2012

di V. S.

Anche in Abruzzo, come nel resto d’Italia, i presidenti della Province scendono in campo per difendere le proprie prerogative. E lo strumento di battaglia è un consigli provinciale straordinari per dire no all’articolo 23 del decreto Salvaitalia, che priva le Province delle attuali funzioni trasformandole in enti di coordinamento.

Fanno quadrato, dunque, Guerino Testa, Enrico Di Giuseppantonio, Antonio Del Corvo, rispettivamente presidenti delle Giunte di  Pescara, Chieti e L’Aquila. Con loro anche  i presidenti dei Consigli provinciali di Teramo e Pescara, Mauro Martino e Giorgio De Luca.

«Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare – hanno esordito i presidenti – perché vogliamo far comprendere alle nostre comunità il valore puramente demagogico di questo provvedimento, una norma anti costituzionale che determinerà un vero e proprio vulnus democratico, disservizi per i cittadini e non risolverà certo i problemi economici dell’Italia». E proprio per quanto riguarda i costi della politica, i presidenti hanno voluto ricordare alcuni numeri.

«Le Province incidono sulla spesa pubblica di appena l’1,49 per cento, un costo che può essere ulteriormente ridotto, ricorrendo ad esempio all’accorpamento delle Province più piccole. Ma mentre si accusano i Palazzi del Governo, si dimentica che in Italia esistono ben 7mila enti con 24mila consiglieri di amministrazione che costano ai cittadini 2,5 miliardi di euro, una giungla sulla quale nessuno ha il coraggio di intervenire».

I Presidenti, poi, hanno evidenziato l’incognita che grava su alcune funzioni strategiche, oggi in mano alle Province, come centri per l’impiego, Genio Civile, trasporto dei disabili, rifiuti, acqua, strade e scuole. Senza dimenticare i 56mila dipendenti provinciali nel nostro Paese. Tante incognite, infatti, pesano anche sul futuro dei lavoratori che dovessero risultare in esubero, per i quali sarebbe inevitabile la collocazione in mobilità. «Quella che portiamo nelle aule dei Consigli Provinciali – hanno concluso Testa, Di Giuseppantonio, Del Corvo e Martino – è una solenne battaglia di libertà, per non cancellare 150 anni di storia democratica con un’operazione di facciata che determinerà solo un grande caos».

Un caos che, sono certi, inciderà negativamente sulla vita dei cittadini e delle amministrazioni comunali, che si troveranno appesantite di nuove responsabilità e non potranno più contare sul ruolo di mediazione e di coordinamento territoriale svolto dalle Province in favore dei Comuni. Una cura, in sostanza, peggiore del male stesso.