Segreteria di Stato e il ‘Vice’ di Romney: negli Usa siamo al toto-nomi
18 Aprile 2012
Una delle conseguenze dell’uscita di scena di Rick Santorum dalla corsa delle primarie Repubblicane 2012, è che la discussione sulle elezioni presidenziali del prossimo Novembre parte ormai da un assunto preciso: Mitt Romney sarà lo sfidante del presidente incumbent, uscente Barack H. Obama.
Ora che di fatto il Gop ha il suo nominee, sui media statunitensi si discute di altro e il toto nomi si sposta, per esempio, sulle personalità che potrebbero comporre il ticket presidenziale, ovvero l’uomo o la donna che Mitt Romney sceglierà come running mate per le presidenziali d’Autunno (sul fronte Democratici non ci saranno sorprese: Obama ha deciso di tenersi Joe Biden).
I nomi che si fanno per accompagnare Romney in questi sette mesi di campagna elettorale in giro per l’America a convincere soprattutto l’elettorato indipendente statunitense che è necessario fare di Obama un one term president sono sempre gli stessi: Marco Rubio, Senatore dalla Florida (swing State); Paul Ryan, Rappresentante dal Wisconsin (idem, swing State); e ancora Rob Portman, senatore dall’Ohio.
Ma anche un paio di governatori: Mitch Daniels, Governatore dello Utah, negli scorsi mesi citato per essere possibile candidato dell’establishment qualora le primarie Gop fossero andate verso una brokered convention, ovvero una Convention negoziale, senza vincitori nè vinti. Un altro nome è quello di Bob McDonnell, Governatore della Virginia, il quale è anch’egli considerato vice-presidenziabile. Nel toto nomi, si fa viva anche una donna: la Senatrice dal New Hampshire, Kelly Ayotte.
Quel che è certo è che tanto Rubio che Ryan hanno un atout in più rispetto agli altri nomi appena fatti: possono sul piano elettorale mobilitare maggiormente negli swing State, ovvero in quegli Stati che rimangono contesi tra Democratici e Repubblicani e che risulteranno decisivi alla prossime presidenziali (sono anche definiti purple States, gli Stati di porpora, colore dato dall’unione di Rosso, i Repubblicani, e il Blu, i Democratici).
C’è anche il toto Segretario di Stato. A differenza della vice-presidenza, anche qualora il presidente Obama venisse riconfermato alla Casa Bianca, il vertice di Foggy Bottom cambierebbe comunque. Infatti, Hillary R. Clinton ha già dichiarato che abbandonerà la vita politica con la fine di questo primo mandato.
Sul fronte dei Democratici si fanno vari nomi per sostituire la quasi insostituibile Clinton: per esempio quello di Susan Rice, oggi ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, e in questi giorni presidente di turno del Consiglio di Sicurezza. Ma anche quello del Senatore John Kerry, ex-candidato Democratico nel 2004 contro George W. Bush e oggi presidente della Commissione Relazioni Estere del Senato americano. C’è anche l’attuale National Security Advisor del presidente Obama, Thomas Donilon, a essere considerato papabile (d’altronde da Kissinger in poi il consigliere per la sicurezza nazionale può ambire a molto).
Quanto a Romney, indiscrezioni vorrebbero che l’uscente capo della Banca Mondiale Robert Zoellick possa essere uno dei nomi della rosa. Anche Stephen Adley, ex-National Security Advisor sotto la presidenza Bush jr. dovrebbe avere delle chance. Nella rosa romneyana per la Segreteria di Stato, invece, non viene più fatto il nome di John Bolton, l’ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, intervistato da l’Occidentale lo scorso Febbraio.
Il suo nome era stato fatto dall’allora frontrunner, poi caduto in disgrazia, Newt Gingirich, il quale pubblicamente aveva dichiarato che qualora fosse stato eletto presidente, Bolton sarebbe stata la sua scelta a capo della diplomazia. Forse il suo nome non viene fatto perché Bolton non possa essere bruciato dai media liberal, che mal vedrebbero un neo-conservatore come John Bolton a capo di una struttura burocratica tra le più progressiste del governo federale Usa come il Dipartimento di Stato.