In Inghilterra a una giovane donna disabile e incinta verrà imposto un dispositivo contraccettivo subito dopo il parto per ordine di un giudice.
Come ha riportato il
New York Times, alla ragazza era stato prescritto un aborto coatto, senza il suo consenso nè quello della madre, dal giudice Nathalie Lieven, la cui decisione è stata poi ribaltata in appello.
La ragazza di ventiquattro anni, di etnia Igbo proveniente dalla Nigeria, di fede cattolica così come la madre, presenta moderate difficoltà di apprendimento, comportamenti corrispondenti a quelli tipici di una bambina fra i sei e i nove anni ed è inoltre in cura per un disturbo dell’umore. Si ritiene che la ragazza sia rimasta incinta durante le vacanze di Natale trascorse presso la sua famiglia nel Paese d’origine e tutte le parti in causa concordano sul mancato consenso della giovane al rapporto sessuale col padre del bambino, la cui identità rimane ad oggi ancora ignota.
Il 21 giugno scorso era stato ordinato dal giudice Lieven che la ragazza dovesse subire un aborto forzato a ventidue settimane, ma la Corte di Appello ha annullato la decisione tre giorni dopo, il 24 giugno, in quanto contraria ai desideri della madre e alla valutazione dell’assistente sociale che segue la giovane. Il giudice King, componente del collegio d’appello, ha affermato che “effettuare un aborto in assenza del consenso di una donna è la massima violazione dei suoi diritti umani, sebbene l’ingerenza possa essere legittima e proporzionata se la procedura è per il suo miglior interesse”.
Pertanto il secondo giudice, nonostante abbia evitato l’aborto forzato, ha ribadito che esiste comunque il diritto della Corte di imporre un aborto laddove le circostanze siano ritenute meritevoli.
La Corte ha quindi poi aggiunto che è nel miglior interesse della ragazza approfittare dell’anestesia del parto cesareo per inserire nel suo corpo un dispositivo volto ad evitare qualsiasi concepimento futuro. Il ragionamento di tale conclusione verrà esplicitato nella sentenza che verrà pubblicata a breve, ma al riguardo la madre della giovane, l’avvocato della donna Susanna Rickard e l’assistente sociale che l’assiste hanno assicurato che già erano state poste in essere tutte le accortezze necessarie affinché la ragazza non venisse esposta al rischio di ulteriori attività sessuali, rischio che è vicino allo zero, come afferma l’avvocato della ragazza.
Ciò nonostante, questa vicenda rivela che in Inghilterra è comunque possibile che un giudice possa decidere in nome del “miglior interesse”, categoria dogmatica dal contenuto variabile, che a una donna disabile sia prescritto un aborto coatto oppure imposta la contraccezione forzata.