Senato, clandestinità reato se recidiva. Rafforziamo le espulsioni
22 Gennaio 2014
di redazione
Ieri il Senato ha approvato a larga maggioranza il ddl sulle misure alternative al carcere e alle messa in prova che prevedono tra le altre cose un riesame del reato di clandestinità. Il provvedimento, dopo il voto contrario della Lega in Senato e l’astensione di Forza Italia, torna alla Camera per la terza lettura. Si torna insomma alla "Bossi-Fini", prevendo la natura amministrativa del provvedimento di espulsione per il primo ingresso e mantenendo la valenza penale per le violazioni ai provvedimenti amministrativi (come la recidiva, cioè il rientro di chi è già stato espulso o l’obbligo di presentarsi in Questura). Ma il vero nodo da risolvere resta il sistema delle espulsioni. Bisogna procedere con maggiore celerità nell’espulsione, anche coatta, degli illegali, sia nel caso di primo ingresso nel nostro Paese sia nel momento in cui l’immigrato sfugge ai provvedimenti amministrativi. Intervenire dal punto di vista legislativo in materia di espulsione vuol dire impedire a chi entra illecitamente nel nostro Paese di sfruttare i contorcimenti giudiziari esistenti per rimanerci senza averne diritto; restringere i tempi delle procedure di esecuzione delle espulsioni, dilatati da mille proroghe, ricorsi e rinvii, e interrogarsi – fatto salvo il diritto alla difesa garantito dal nostro ordinamento – sulla possibilità di ridurre alla sola Cassazione le sentenze impugnate in primo grado. Dal punto di vista dello sveltimento delle procedure va infine rivendicata l’azione congiunta del Ministero dell’Interno e del Ministero della Giustizia con le nuove norme varate nel 2013 per anticipare la identificazione degli illegali direttamente in carcere.