Senato e legge elettorale, da Ncd carica riformista

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Senato e legge elettorale, da Ncd carica riformista

Senato e legge elettorale, da Ncd carica riformista

15 Luglio 2014

Sta preparando gli emendamenti al disegno di legge costituzionale. Non sono ritocchi, le definisce “correzioni di buon senso per migliorare quanto di buono è già stato sin qui fatto”. Ma Gaetano Quagliariello non è preoccupato dai dissidenti di una parte e dell’altra e considera “acquisito” il via libera da parte del Senato alla riforma costituzionale. Le sue energie sono soprattutto dedicate alla riforma della legge elettorale. “C’è chi ipotizza capolista designati dai partiti e per il resto preferenze. E’ un’ipotesi sulla quale lavorare”, confessa.

Quagliariello, i senatori dissidenti dicono che si andrà a votare nel 2015, puntano il dito su una norma transitoria. Timori conservatori?

“L’ambizione di questa maggioranza è portare il paese fuori dalla crisi e costruire il pavimento comune del terzo tempo della Repubblica dopo il bipolarismo coatto determinato dalla guerra fredda e quello rusticano degli ultimi vent’anni. Dietro entrambi c’è stata la mancata legittimazione reciproca dei protagonisti: il non essersi mai riconosciuti come avversari ma solo come nemici. Ecco, siamo a metà di questo percorso, interromperlo è da irresponsabili. Se qualcuno poi pensa a un partito unico della nazione, si tratta di un’illusione fatale. Non c’è mai riuscita neppure la Dc. I partiti della Nazione devono essere almeno due”.

Torniano in aula, alla riforma. Ncd presenterà emendamenti?

“Chiediamo più chiarezza nella ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni perché non ci siano più materie concorrenti né zone grigie”.

A cosa pensate?

“Ambiente, lavoro e previdenza, protezione civile devono essere chiaramente in capo allo stato. Il Senato poi, non può avere competenze sulle leggi di bilancio. E’ un controsenso e potrebbe bloccare tutto”.

Calderoli e la Lega non lo permetteranno…

“Vediamo. Aggiungo poi che per Ncd è fondamentale introdurre in Costituzione due principi: una norma che blocchi la proliferazione di partecipate; e una che preveda il fallimento politico: commissariamento obbligatorio quando c’è dissesto”.

Un ritorno pieno allo Stato, dopo anni di tentato federalismo.

“E’ una linea da destra storica, e cioè restituire allo Stato quello che è dello Stato senza rigurgiti antiregionalisti”.

In Senato, tra i gruppi, si discute ancora molto però sul modo di elezione dei senatori.

“A mio avviso la soluzione più corretta sarebbe stata eleggere i senatori-consiglieri tramite listini collegati garantendo un legame diretto con la sovranità. La soluzione emersa in Commissione fa passi avanti perché assicura una libera elezione di secondo grado, azzera i nominati ed è fonte di legittimazione uguale per tutti”.

Al Senato terranno i numeri della grande maggioranza?

“Non so se avremo i 2/3 necessari per evitare il referendum (214, ndr). Ma il problema si potrebbe sdrammatizzare prevedendo che il referendum si faccia comunque. Sarebbe un momento di responsabilità e di chiarezza. Ncd lo chiederà”.

Veniamo all’Italicum…

“La fine del bicameralismo avrà conseguenze dirette sulla legge elettorale e sulla forma di governo”.

Fermiamoci alla legge elettorale. Anche per lei sono decisive le preferenze?

“Gli obiettivi di una legge elettorale devono essere governabilità e rappresentanza. Del testo già approvato alla Camera dev’essere salvato l’impianto: il doppio turno e il fatto che il sistema decreti un vincitore. Per migliorarlo, invece, bisogna puntare sui partiti anziché sulle coalizioni”.

Verdini e Berlusconi volevano uccidervi in culla e poi riportare a casa i vostri amabili resti?

“E’ ormai chiaro che a destra ci siano due posizioni alternative alla sinistra: una liberal-cristiana e una radicale; due identità che non si debbono confondere…”

Per motivi che chiamano in causa il ruolo di Berlusconi e che ora ci porterebbero fuori tema. E quindi?

“Quindi libertà ai partiti di correre da soli ed eventualmente coalizzarsi dopo il primo turno. Resta poi da correggere il guazzabuglio delle soglie di accesso: non possono essere una punizione. E va alzato il quorum del 37 per cento: con il nuovo bicameralismo favorirebbe troppo la maggioranza”.

Bene, ma le preferenze?

“Oggi sono più importanti di ieri: se il Senato nasce da una elezione di secondo grado, è evidente che l’unica camera politica non può essere di nominati anche se in listini brevi”.

La soluzione?

“C’è chi propone capolista indicati dai partiti, e per il resto preferenze. E’ una mediazione sulla quale lavorare. Purché il risultato finale sia: una legge a doppio turno, basata sui partiti, con soglie tecniche ragionevoli, coalizioni che si formano tra il primo e il secondo turno e premio di maggioranza che garantisca governabilità e rapporto diretto elettore-candidato”.

Come sta Ncd?

“Bene grazie”.

Timori di essere ridimensionati al governo?

“I temi sono altri e non riguardano i posti: riunire chi è oggi al governo e in prospettiva alternativo al Pd; essere incisivi nell’esecutivo e per questo disciplinare la carica riformista per cambiare lo Stato senza rottamarlo”.

Il nuovo gruppo parlamentare con Udc, Sc e centristi?

“I gruppi parlamentari sono come le intendenze di Napoleone: seguiranno, se ci sarà un’iniziativa politica forte”.

(Tratto da L’Unità)