Senza dragaggio il Porto di Pescara in default, così parlò il Perito del Tribunale delle Acque
11 Marzo 2013
di redazione
E così anche il Perito della Sapienza incaricato dal Tribunale delle Acque di stendere una relazione sul Porto di Pescara, conferma che un intero pezzo dell’economia abruzzese è andato a gambe all’aria (si parla di 50 milioni di euro di perdite nell’ultimo anno) per colpa del mancato dragaggio del Porto stesso.
Dalla relazione, che apre le porte alla stagione dei processi di risarcimento, si evince quello che le marinerie di Pescara già sapevano bene. Mentre nel corso degli ultimi dieci anni si è proceduto a dragare il Porto Canale frequentemente, anche una volta all’anno, dal 2009 la manutenzione è bloccata, provocando l’incancrenirsi della situazione e lo stop della navigazione.
Oramai appare sempre più chiaro che nella vicenda del Porto di Pescara c’è un nodo gordiano di responsabilità che coinvolgono pezzi della macchina dello Stato e la magistratura stessa. La responsabilità del Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche competente per la manutenzione del Porto, che adesso potrebbe passare un brutto quarto d’ora. La responsabilità del Ministero delle Attività Produttive, a cui il Provveditorato risponde.
La responsabilità di quei giudici convinti che il dragaggio avrebbe comportato l’inquinamento delle marine, quando poi le ultime analisi hanno decretato che non ci sono tracce del pericoloso DDT nelle acque del Porto.