Senza gli Usa la NATO scompare e questo l’Europa dovrebbe saperlo
25 Marzo 2009
In questi giorni l’Alleanza Atlantica festeggia il suo sessantesimo compleanno e in molte capitali europee le celebrazioni sono state un successo. Si è applaudito agli obiettivi raggiunti dalla Nato nei suoi primi 60 anni di vita, immaginando quali saranno i risultati del futuro. La Nato è un’istituzione solida che non verrà messa in discussione tanto facilmente. Però non c’è da stare allegri. Oggi è in discussione la centralità stessa e la concretezza dell’Alleanza.
Il primo problema della Nato si chiama Afghanistan. Secondo Rafael Bardaji, uno dei consulenti della sicurezza dell’ex premier spagnolo Aznar, molti stati europei non si rendono conto che gli Usa in questo momento sono deboli, stanchi dopo dieci anni di guerra al terrorismo, pronti a rinchiudersi in se stessi ed abbandonare quell’internazionalismo liberale che ha contraddistinto gran parte della storia americana del XX secolo. Gli Alleati sono partiti per l’Afghanistan perché credevano che fosse la guerra “giusta” rispetto all’Iraq, la guerra di Bush. Pensavano di arrivare su un terreno ripulito da terroristi e talebani. Doveva essere una missione di pace per ricostruire e mantenere la sicurezza nel Paese e invece si sono trovati in uno dei fronti della guerra mondiale islamica.
Alcuni di essi si sono dati delle regole d’ingaggio (i “caveat”) per limitare il ricorso alle armi – nella speranza di non inimicarsi la popolazione locale. Solo alcuni, come la Gran Bretagna, o Paesi che non fanno parte della Nato, per esempio l’Australia, erano pronti a una missione di combattimento. Fino a un paio di anni fa in Afghanistan circolava questa barzelletta: un soldato della Missione Isaf si alza e dice: “Ho visto gli americani combattere”. Ma allora qual è lo scopo della missione in Afghanistan? Difendersi o vincere? La Nato non sono i Marines.
L’Alleanza soffre anche di un serio problema politico. L’atteggiamento dei Paesi europei di fronte alla Russia ne è una dimostrazione. Lo start-up nucleare iraniano un’altra. L’aver abbandonato i Paesi dell’Europa Orientale nella sfera di influenza russa ha rinvigorito il neoimperialismo russo. Siamo tornati indietro alla Guerra Fredda, con Mosca che riconquista spazi vitali dal Caucaso ai Caraibi, dall’Ucraina al Venezuela. Reagan sconfisse il comunismo con la minaccia dello Scudo Spaziale, Obama ha già rinunciato a questo deterrente. Germania, Francia e Italia, sono soddisfatte dall’appeasement Usa con il Cremlino che le rifornisce abbondantemente di energia. Ma i popoli baltici, i polacchi o i cechi, non la pensano esattamente così e chiederanno più infrastrutture militari.
Da ultimo, l’Alleanza ha un problema strategico. Dalla fine della Seconda Guerra mondiale alla caduta del Muro di Berlino (1949-1989), la Nato è stata il centro del mondo. In seguito ha scelto di non schierarsi in prima linea nella lotta al terrorismo islamico. Dopo l’11 Settembre, l’essenza delle politiche antiterrorismo è stata lasciata nella mani dei singoli paesi europei che in certi casi se ne sono lavati le mani. L’Iraq ha contribuito a peggiorare la situazione, provocando una spaccatura che ha fatto riemergere tendenze antiamericane all’interno del club atlantico. Oggi la Francia torna a pieno titolo nella Nato dopo quattro decenni. Non chiediamoci quanto sarà importante questo ritorno in termini militari, ma piuttosto se servirà a ricucire le due sponde dell’Atlantico, restituendo alla Nato un singolo concetto strategico. La Francia può essere d’aiuto. Ma è indispensabile non lasciare soli gli Stati Uniti. Senza gli Usa, l’Alleanza sparisce; gli europei lo sanno e Obama lo scoprirà molto presto.