Senza riforme a rischiare sarebbe l’Italia
14 Marzo 2014
Mai più nuove tasse e risorse per le famiglie, è la doppia scommessa del Ncd. Per il coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello “Forza Italia e Cgil sono tornate sui loro passi, non noi”.
Dai tempi di Lama forse non arrivava dalla Cgil un plauso così netto al governo. Avete sbagliato qualcosa?
“Guardi, abbiamo smontato la legge Fornero, abbiamo semplificato le norme per apprendistato e contratti a termine, abbiamo ridotto le tasse per lavoratori e imprese. È ben riconoscibile la ricetta liberale per la quale il Ncd si è battuto. Non so le la Cgil ha cambiato le sue idee. Noi no”.
La soglia dei 1.500 euro non andrebbe parametrata ai carichi familiari?
“Si è scelto di sottoporre l’economia italiana a un duplice choc: da un lato immettendo reddito nelle tasche dei lavoratori per far ripartire i consumi, dall’altro, e su questo ci siamo battuti, riducendo per le imprese un’imposta iniqua come l’Irap. Ciò detto, riteniamo che il fisco vada riformato a livello strutturale, su tre cardini: abbattimento della pressione fiscale, semplificazione e attenzione alla famiglia. Abbiamo strappato l’impegno a che presto le famiglie, soprattutto le più numerose, vengano aiutate con detrazioni, in particolare per l’educazione dei figli”.
La nuova tassa sulle rendite finanziarie è un boccone difficile da digerire…
“Nessuno ha toccato i conti correnti, come pure si è detto. E soprattutto, grazie al Ncd, la misura si concentra sulle rendite speculative e non tocca i titoli di Stato. In un governo di larghe intese siamo riusciti a cancellare la parola "patrimoniale". Le sembra poco?”.
La copertura è credibile?
“La copertura è una scommessa da vincere, il taglio delle tasse va finanziato con tagli alla spesa e non con altre tasse”.
Da ex ministro quanto merito c’è nel lavoro del precedente governo?
“Sulle riforme, non c’è discontinuità: bicameralismo, Titolo V, abolizione del Cnel, era questa la road map disegnata dopo il voltafaccia di Forza Italia. Quanto all’economia, nell’ultimo anno siamo partiti con un Paese in crisi nera e abbiamo riportato davanti agli indicatori il segno più. Poi il congresso permanente nel Pd è durato più del previsto… Ma la scelta di osare è anche frutto di quegli sforzi”.
Il prelievo sulle pensioni alte è una buona solidarietà fra generazioni?
“Una solidarietà è necessaria, purché si tratti di situazioni di oggettivo privilegio e si ponga attenzione ai diritti acquisiti, su cui si è già pronunciata la Corte costituzionale”.
La spending review è il solito libro dei sogni?
“Il taglio della spesa pubblica è non solo presupposto per tagliare le tasse, ma è anche la scommessa su cui si gioca la credibilità della classe politica. Un grosso contributo potrà venire dalla riforma del Titolo V alla quale va abbinata una poderosa cura dimagrante delle società partecipate e municipalizzate”.
Sul bubbone della sanità si riuscirà finalmente a intervenire?
“Non è stato dato adeguato risalto alla rivoluzione copernicana condotta dal ministro Lorenzin sulla spesa sanitaria: i costi standard sono un obbligo di legge. Finalmente una siringa ha lo stesso costo ad Aosta e a Reggio Calabria”.
Ma l’Italicum ha tenuto grazie a Forza Italia.
“I voti di Fi sulle riforme sono i benvenuti, ci fa piacere che abbiano cambiato idea dopo esser saliti sull’Aventino. Purché siano aggiuntivi all’accordo nella maggioranza e non sostitutivi. Finora nel merito mi sembra sia stata Fi ad adeguarsi, non viceversa”.
Sulle preferenze riaprirete il fronte al Senato?
“Sul diritto di scelta dei cittadini non molliamo. E poiché i nostri voti servono, al Senato ancor più che alla Camera, siamo certi che la legge migliorerà. Su questo e altri fronti”.
Sul Senato Renzi si gioca tutto.
“La riforma del bicameralismo, grazie a Ncd, è stata legata alla riforma della legge elettorale, e questo diventa imperativo politico assoluto oltreché necessità logica e di sistema. Se dovessimo ripresentarci agli elettori per eleggere mille parlamentari che fanno la stessa cosa, con due Camere dalle identiche funzioni che si rimpallano le leggi per un tempo doppio rispetto al resto d’Europa, per di più elette con due sistemi differenti, a rischiare prima di Renzi, sarebbe l’Italia”.
(Tratto da Avvenire)