“Senza un patto blindato sulla giustizia, mediare coi finiani ci costerà caro”
20 Ottobre 2010
Il ‘sì’ finiano all’emendamento sulla retroattività contenuto nel Lodo Alfano costituzionale è uno degli elementi (e delle novità) sui quali si regge la possibilità di un’intesa complessiva sulla riforma della giustizia. Un segnale di apertura, insomma, che dalle parti pidielline e dei futuristi moderati viene letto come un passo in avanti verso il traguardo naturale della legislatura. Ma la strada resta in salita perché i “paletti” di Fini riaprono di fatto la logica della mediazione su ogni singolo provvedimento e i rischi che di mediazione in mediazione si rallenti (o addirittura si metta un’ipoteca) sulla road map indicata da Berlusconi. È la preoccupazione che Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama, non nasconde quando commenta lo stato dell’arte nella maggioranza sul capitolo giustizia.
Senatore Berselli, l’emendamento sulla retroattività del Lodo Alfano è passato in commissione Affari costituzionali. Coi finiani, dunque, non c’è alcun problema?
Con il gruppo di Futuro e Libertà c’era assoluto accordo. Ma non è detto che i problemi siano finiti.
Si spieghi meglio, c’è ancora aria di bagarre?
Personalmente non sono molto d’accordo sul modo in cui la maggioranza ha deciso di procedere. Io avrei cercato di trovare col gruppo di Futuro e Libertà un accordo per “blindare” tutto il pacchetto giustizia, non solo su questo provvedimento. Così rischiamo che ad ogni passaggio alle Camere ci siano delle modifiche e che si perda tempo.
E’ questa la strategia dei finiani? Ogni provvedimento deve passare prima sul tavolo del presidente della Camera?
Io capisco che il presidente Fini voglia vedere tutti i disegni di legge, ma il rischio politico di quest’operazione è alto. Così si finirà per giocare una partita in cui si torna ogni volta alla casella di partenza. L’ideale sarebbe stato che tutte le parti politiche della maggioranza si fossero sedute attorno a un tavolo, ognuno con le sue proposte, giocando a carte scoperte. In questo modo i provvedimenti sono intoccabili e duraturi.
Invece il ragionamento sarebbe: “prima si approva il Lodo Alfano, poi si discutono gli altri provvedimenti che riguardano la giustizia”?
Proprio così. Vogliamo veramente aspettare l’approvazione del “Lodo” prima di parlare di giustizia? Se sommiamo le feste di Natale, Pasqua e la pausa estiva ai tre mesi che devono passare tra le prime due letture e le seconde due, il tempo che rimane di lavoro effettivo sono sei mesi. Parliamoci chiaro, siamo tutti consapevoli che per far passare il Lodo Alfano ci vorrà almeno un anno. Quindi per un anno non parliamo di giustizia?
Scenario che pregiudica la durata della legislatura?
Non si può permettere che dall’interno della maggioranza siano fatti di volta in volta questi “tagli” al pacchetto giustizia. E’ una “politica della frammentazione” che potrebbe mettere a repentaglio la continuità del Governo fino al termine della legislatura. Lo ripeto, con un accordo su tutta la giustizia, si può salvare la legislatura. Se poi veramente è impossibile accordarsi, si vada a elezioni.
Non sono mancate critiche all’approvazione dell’emendamento sulla retroattività, comprese quelle dei cosiddetti “falchi” finiani. Perché secondo lei?
Noi della Commissione Giustizia del Senato dovevamo dare un parere sugli emendamenti e avevamo già espresso parere favorevole alla tassativa condizione che la Commissione affari costituzionali introducesse una norma che comprendesse anche i fatti antecedenti all’assunzione della carica istituzionale. Nel testo che è ora in discussione si era omessa la retroattività, che c’era invece nel lodo Alfano per via ordinaria, a causa di una “svista”. Non capisco le critiche, è stato colmato un vuoto che appariva incomprensibile.
Il Pd minaccia di fare le barricate, l’Idv la definisce “caduta dello Stato di Diritto” e l’Udc lo definisce un errore annunciando che in Aula si asterrà.
Le proteste tardive dell’opposizione non si spiegano. La verità è un’altra. Le opposizioni vogliono una norma come questa prevista dalla Costituzione. E la vogliono anche retroattiva. Solo che dalla norma vorrebbero escludere l’onorevole Silvio Berlusconi. E’ chiaro che se non ci fosse in ballo il premier, nessuno avrebbe sollevato obiezioni.