Serbia, l’estrema destra torna in Parlamento: il partito di Vucic vince con 52%

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Serbia, l’estrema destra torna in Parlamento: il partito di Vucic vince con 52%

Serbia, l’estrema destra torna in Parlamento: il partito di Vucic vince con 52%

25 Aprile 2016

Il premier Aleksandar Vucic trionfa nelle elezioni politiche anticipate di ieri in Serbia:  percentuali che hanno del’incredibile, oscillanti fra il 52% e il 56%.  La destra antieuropeista e filorussa dell’ ultranazionalista Vojislav Seselj torna in parlamento dopo otto anni di esilio e il Partito socialista (Sps), del ministro degli esteri Ivica Dacic, si conferma, invece, ancorra come seconda forza nel Paese. Tutti gli altri partiti lottano per superare lo sbarramento del 5%. 

Le prime proiezioni hanno confermato le previsioni dei sondaggi della vigilia. Il quotidiano belgradese Blic assegna il 51% all’Sns di Vucic, il 10,8% ai socialisti Sps, l’8,9% all’estrema destra di Seselj. Per Blic entrano in parlamento anche il Partito democratico Ds con il 6,2%, la coalizione di destra Dveri-Dss con il 5,9% e un’alleanza a tre di cui fa parte l’ex presidente Boris Tadic con il 5,5%. I primi dati diffusi in serata dalla commissione elettorale centrale, hanno confermato questo scenario: l’Sns oltre il 55%, l’Sps all’11% e l’Srs di Seselj al 7,7%. 

L’affleunza, sempre secondo i primi dati, sarebbe stata intorno al 55%-57%, superiore alle precdenti politiche del 2014. Se i risultati dovessero essere confermati, il premier Vucic, dipinto dai media come un ex radicale di destra e alleato di Seselj,  convertitosi recentemente a posizioni più moderate e europeiste, rafforzerebbe notevolmente la sua posizione a favore delle riforme, della modernizzazione e dell’integrazione europea della Serbia.

Il suo Partito radicale serbo (Srs) fa ritorno in parlamento con percentuali oscillanti fra il 7% e il 9%, e si pone come terza forza del paese dopo l’Sns di Vucic e i socialisti di Dacic. L’Srs, che Seselj ha continuato a guidare anche durante la sua detenzione nel carcere del Tpi all’Aja, era stato l’ultima volta in parlamento nel 2008, prima della scissione e la creazione dell’Sns da parte di Vucic e dell’attuale presidente serbo Tomislav Nikolic. 

Seselj aveva invitato a fare del voto odierno un autentico referendum sulla scelta fra una Ue ostile e contraria agli interessi della Serbia e la Russia, unica vera nazione amica del popolo serbo. Entra in parlamento anche il partito ‘Basta. il troppo è troppo’ dell’ex ministro dell’economia Radulovic. 

In serata, Vucic, ha dichiarato: “Io comunque sono certo, adesso, che porteremo avanti il processo d’integrazione nell’Europa, mi proclamo vincitore”. E ha aggiunto che vorrebbe concludere positivamente la trattativa con Bruxelles verso il 2020, “e come partner di governo accetterò solo forze europeiste, non farò nessun compromesso con la destra radicale”. Contrapposizione frontale dunque proprio con Seselj, che in passato era stato suo mentore e ispiratore. Vucic infatti fu ministro dell’Informazione ai tempi di Milosevic, poi membro dei Radicali di Seselj. 

L’adesione alla Ue, se il processo negoziale riuscirà, porterebbe alla Serbia i preziosi fondi di coesione. Ma i punti di contrasto restano: la Serbia di Vucic vuole restare militarmente neutrale, è contro ogni contrapposizione frontale con la Russia di Putin. E continua a non riconoscere l’indipendenza del Kosovo, difendendo la sua minoranza locale.