Serve un asse tra Letta e Chiodi per la fusione di Abruzzo, Marche e Molise
10 Maggio 2013
Giornali e web si sono scatenati sulla proposta di fusione tra Marche, Abruzzo e Molise in una sola "macroregione" adriatica, come l’hanno chiamata. In realtà per non fare confusione con quella "Adriatico-Ionica" costituita qualche settimana fa dall’Unione Europea, sarebbe più giusto chiamarla Regione Medio Adriatica o "Marca Adriatica" come la battezzarono gli esperti della Fondazione Agnelli all’inizio degli anni Novanta.
Per qualche testata on line, ci sarebbe già un disegno di legge pronto ad approdare sul tavolo del ministro delle riforme. Non è così, visto che venerdì, sull’edizione cartecea del quotidiano Il Centro, l’On. teramano Paolo Tancredi (Pdl), che ha rilanciato l’idea dell’accorpamento, pubblicava una lettera al Direttore spiegando: "ogni ipotesi di fusione di Abruzzo Marche e Molise non può partire dall’alto, da un Disegno di legge d’iniziativa parlamentare, ma deve nascere dal basso, da un’opera di ascolto delle comunità, da un percorso partecipato favorito questo sì dalle classi dirigenti locali". Il deputato ha affrontato anche gli aspetti tecnici e le difficoltà di una legge di revisione costituzionale dell’art. 131.
Ma pur considerando la recisazione di Tancredi, bisogna ammettere che l’idea sta facendo breccia, per ora senza un coordinamento generale ma spontaneamente. In una intervista a Lucio Caracciolo pubblicata da La Repubblica, il premier Enrico Letta ha ricordato lo studio di Fondazione Agnelli sulla riduzione delle Regioni italiane dicendo che "il problema principale delle Regioni è la loro asimmetria. (…) Oggi è impossibile attuare le stesse politiche per una regione che equivale l’Olanda e per una che ha gli stessi abitanti di un quartiere di Roma. Su questo tema si devono attuare logiche d’integrazione". Una dichiarazione importante, confermato dal fatto che anche nella Relazione per le riforme costituzionali consegnata dai saggi, tra i quali, lo ricordiamo, c’era l’attuale ministro per le Riforme, si poteva leggere un passaggio che richiamava all’ipotesi di fusione prevista dall’art. 132.
La proposta, ricordiamolo, nei giorni scorsi è stata appoggiata con forza dal Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, al Congresso della Cisl Abruzzo, presente anche il leader del sindacato Raffaele Bonanni. "La fusione tra Abruzzo, Marche e Molise sarà inevitabile", ha detto Chiodi. Che in Abruzzo ha incassato il sì convinto di Paolo Palomba, consigliere del Centro Democratico, e vecchio alfiere della ipotesi di una fusione con Marche e Molise. "La proposta," ha detto Palomba, "deve partire dai Consigli comunali, che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate". Poi "l’approvazione della proposta con referendum consultivi delle regioni e dei Comuni interessati nonché del parere approvato dai Consigli regionali interessati all’iter di riunificazione". Un processo lungo e laborioso, "per questo credo che sia necessario snellire le procedure con strumenti legislativi veloci".
Non una proposta spot, dunque, ma un progetto da portare avanti concretamente. Occorre quindi guardare alle reazioni nelle altre due regioni coinvolte. Il governatore delle Marche, Spacca (Pd), tace, ma negli anni scorsi aveva puntato sulla "Marca Adriatica", nella sua declinazione europea, le grandi infrastrutture, la saldatura del Corridoio Adriatico-Ionico con le reti viarie dell’Europa Centro-Orientale e Baltica. "La nascita di una Regione così grande," spiegava Spacca nel 2011, "può avvenire solo attraverso la condivisione tra i cittadini". Ricordiamo che Spacca è stato nominato Presidente dell’Intergruppo Adriatico-Ionico del Comitato delle Regioni d’Europa. Sempre nel 2011, Spacca partecipava a un convegno con altri rappresentanti del Centrodestra e del Centrosinistra di Abruzzo e Molise, D’Alfonso, l’ex governatore Iorio, un incontro sulla "Marca" sponsorizzato da Confindustria Pescara. Nei giorni scorsi, il governatore è intervenuto per valorizzare l’alta velocità sulla dorsale del ferro adriatica. Se Spacca si schierasse con il fronte dell’unificazione, a fianco di Chiodi, sarebbe un passaggio determinante e strategico nel percorso verso la riforma costituzionale.
In Molise invece le notizie sulla "proposta di legge", la bailamme scatenata dalla stampa, ha provocato una mezza alzata di scudi automatica in difesa della autonomia regionale così a caro prezzo guadagnata, come dicono i più scettici. Il primo a intervenire è stato l’ex consigliere della sanità molisana, Di Sandro (Fdi), che ha sollevato il problema della conservazione e preservazione delle differenze culturali e delle rispettive tradizioni locali – un tema, quella delle specificità delle popolazioni interessate, che forse però andrebbe aggiornato guardando agli studi più recenti delle scienze storiche e sociali. Altro NO pesante è quello del Presidente del Consiglio Regionale molisano, Vincenzo Niro: "L’accorpamento con Marche ed Abruzzo sminuirebbe gradualmente quel consolidato patrimonio molisano di valori, tradizioni e identità e porterebbe ad una perdita dell’ autonomia regionale".
NO anche dal Presidente del Consiglio Comunale di Termoli, Alberto Montano, "tutti noi dobbiamo sapere che una scelta di questo tipo conclude l’esistenza del Molise e di cinquant’anni di battaglie per il mantenimento dell’autonomia regionale". Secondo il capogruppo dell’Idv in Consiglio regionale, Carmelo Parpiglia, la proposta di fusione è "Inaccettabile", "trovo esilarante proporre un Disegno di legge per l’unificazione di tre Regioni senza condividerlo, a priori, con i diretti interessati. Quanto accaduto dimostra un’arroganza istituzionale inaccettabile, una sensibilità politica latente e suggerisce operazioni di bassa politica, volte solo a conseguire benefici elettorali nei territori di riferimento".
Un NO a suo tempo era arrivato anche dal governo regionale guidata da Michele Iorio, "deve esserci massima attenzione con le altre realtà regionali, ma nessuna ipotesi di fusione". Molti degli ambienti ostili alla fusione tra Marche, Abruzzo e Molise, inseguono una ipotesi alternativa, quella della "Moldaunia". Sono posizioni su cui confrontarsi, perché non è detto che la nuova Regione Adriatica debba replicare i confini di quelle esistenti. A nord, le province di Pesaro e Urbino probabilmente passerebbero alla Romagna. Più difficile l’ipotesi del costituirsi della Moldaunia a sud.
In ogni caso, il governatore del Molise, Frattura, per adesso tace, come il collega Spacca. Anzi, Frattura deve registrare delle critiche al suo silenzio proprio dalle fila del Pdl, con il consigliere regionale Nicola Cavaliere che attacca: "L’identità molisana non può essere certo cancellata improvvisamente con un tratto di penna e il destino della nostra comunità non può essere deciso da altri. Quindi invito il Presidente Frattura a rendere presto nota la sua posizione e a fare chiarezza sul caso". Le voci favorevoli in Molise comunque non mancano, dal consigliere regionale del Pd, Michele Petraroia, non da oggi favorevole ad azioni propedeutiche verso una "procedura di fusione tra le altre regioni come previsto dall’articolo 132 della Costituzione". L’anno scorso, tra i "pro" si contavano anche il senatore pidiellino, Ulisse Di Giacomo, un altro ex presidente della Regione Molise, Enrico Santoro. D’accordo anche gli IdV, Cristiano Di Pietro e Paolo Palomba: "Per risparmiare ulteriormente riunifichiamo l’Abruzzo e il Molise".
La verità è che mentre le classi dirigenti e la politica locale si prende le misure, schierandosi nella partita, il mondo economico, la società civile, i gruppi intermedi e organizzati della società si muovono verso una razionalizzazione di sistemi e processi. A livello bancario, non può che essere letta nella direzione dell’accorpamento la nascita di un’unica Banca del territorio abruzzese, marchigiano e molisano, voluta da Intesa San Paolo con l’unione di Carisap e Banca dell’Adriatico. Vanno ricordate la fusione tra le strutture di Confindustria Pescara e Chieti, le posizioni assunte dall’ex presidente degli industriali del Molise Michele Scasserra in un articolo apparso sul Sole 24 Ore del 2011, i boatos che si rincorrono su forum come il noto Termometro Politico, dove si parla di un sostanziale ok alla fusione dagli ambienti imprenditoriali marchigiani. E’ notizia recente, infine, la fusione tra Cisl Abruzzo e Molise.