Sessanta come gli anni della guerra dell’Onu a Israele
08 Maggio 2008
L’8 maggio non si celebra solamente il
sessantesimo anno dalla fondazione dello stato di Israele. Lo stesso giorno
infatti, insieme a questo anniversario memorabile i cittadini dello stato ebraico
e gli ebrei di tutto il resto del mondo, dovranno ricordare un ben più infausto
anniversario: quello, sempre giunto a quota 60, dell’inizio della guerra
ideologica delle Nazioni Unite contro Israele.
Già dal 5 marzo 1948 infatti, un paio di mesi prima che
l’Onu approvasse la spartizione dell’ex mandato britannico sulla Palestina
ottomana in due distinti stati, uno per gli ebrei e uno per gli arabo-palestinesi,
era stata varata la prima delle 290 risoluzioni Onu dedicata alla questione
mediorientale. Una novantina delle quali di pura e semplice condanna
unilaterale alle azioni di Israele per difendersi dal terrorismo. Terzomondista
prima e islamico dagli anni ’80 in poi.
La risoluzione Onu che porta il numero progressivo 42 e la
data del 5 marzo 1948 si riporta alla precedente numero 181 del 1947 (quella
che decise la nascita dei due stati) e si propone genericamente di monitorare
la “crescente violenza in Palestina e i problemi relativi alla sicurezza dei
singoli”.
Una maniera eufemistica per denunciare episodi di
intolleranza e omicidi contro gli ebrei, con tanto di teste tagliate e infilate
in picche davanti alle case di persone di religione ebraica che vivevano ai
confini con insediamenti di arabi. Omicidi a cui le forze organizzate dell’haganà ebraica, futuro nucleo
dell’esercito di Israele, avevano risposto con obbligata durezza.
Da allora il Consiglio di sicurezza dell’Onu da una parte e
la Commissione dei diritti umani che faceva riferimento al Palazzo di vetro
dall’altra, sono diventati le palestre ideologiche in cui si è esercitato
l’odio contro Israele. Mentre in mezzo mondo nascevano conflitti su base etnica
e religiosa, mentre infuriava la guerra indo-pakistana che oltre a svariate
milioni di morti avrebbe provocato più di dieci milioni di profughi, lo sguardo
del mondo Onu era sempre e perennemente rivolto al conflitto mediorientale e in
particolare a stigmatizzare i presunti crimini di Israele.
Saltando da allora ai giorni nostri la situazione non è mai
cambiata: una media di quattro cinque condanne l’anno per 40 anni. Con un bel record negativo, nel passato biennio, che riguarda la
sessantaduesima sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU, che ha adottato ben 19 risoluzioni di condanna
contro Israele. Mentre altre 15
risoluzioni di condanna sono state adottate dal Consiglio per i diritti umani
dell’ONU nei due anni in questione: il 2006 e il 2007. Per la cronaca il Council for Human Rights è quello che ha sostituito, solo nominalmente, l’operato della
vecchia Human Rights Commission. Si era detto che era una vergogna una
commissione per i diritti umani in mano a stati canaglia o para tali come Iran,
Birmania, Siria e Corea del Nord, con decisioni prese a maggioranza. Ma
invertendo l’ordine dei fattori il prodotto contro Israele non è mai cambiato.
Spulciando tra le “curiosità” di questo interminabile elenco
di proditorie condanne a Israele da parte dell’Onu, mentre il mondo conosceva
una sessantina di conflitti cui spesso non veniva dedicato neanche un rigo, si
trovano anche cose paradossali: ad esempio, nel 1968, a cavallo con il
ventesimo anniversario della nascita dello stato di Israele, dopo la Guerra dei
sei giorni e la riconquista della
Gerusalemme ebraica, si trovano ben due risoluzioni Onu, la 250 e la 251,
rispettivamente emanate in data 27 aprile 1969 e 2 maggio 1968, la prima per
stigmatizzare la preparazione di una parata militare a Gerusalemme per
celebrare il giorno dell’indipendenza di Israele, la seconda per condannare la
stessa parata militare dopo che si era tenuta.
Un’ultima notazione: dal 2002 a oggi, la maggioranza delle
risoluzioni Onu di condanna contro Israele, specie nell’organismo che pretende
di occuparsi dei diritti umani violati, la parte del leone l’hanno fatta quelle
contro la cosiddetta barriera difensiva antiterrorismo, quella che gli antisraeliani
per professione preferiscono chiamare “muro”, per evocare quella ben più
sinistra costruzione che cadde a Berlino Est solo nel 1989 dopo ben 28 anni
dalla sua costruzione. Ebbene mai una volta l’Onu, che si trattasse
dell’Assemblea generale, del Consiglio di sicurezza, della Commissione per i
diritti umani o del Consiglio per i diritti umani che ne ha preso il posto da
quasi due anni, ha dedicato una riga
alle statistiche che testimoniano la riduzione di oltre il 90% degli attacchi
suicidi di terroristi palestinesi nel territorio israeliano. In particolare si
è passati dagli oltre mille morti innocenti del biennio 2000-2002, ai meno
delle metà del biennio successivo. Morti che non imbracciavano kalashnikov o
lancia granate ma sedevano a una tavolino a prendere un caffè o si aggrappavano
a una maniglia su un autobus di linea.